Stampa estera a portata di clic:Terre de Vins, n. 61, 20194 min read

La copertina è occupata per intero dalla foto di Thomas Dutronc, artista jazz, destinatario dell’intervista di questo numero, con la sua chitarra. Gli altri titoli : Guigal al quadrato, Ai piedi del Ventoux, Hugel e l’eredità dell’Alsazia, Cucina: il meglio dello Zinc, e naturalmente le Foires aux vins.

Di queste ultime e della loro importanza per i francesi si è già detto nel resoconto del numero di settembre della Revue du Vin de France. Terre de Vins non è da meno, e infatti dedica loro circa un terzo del fascicolo.

Dopo una breve presentazione, alla quale è allegato anche il calendario delle degustazioni speciali organizzate per l’occasione da cavistes e grande distribuzione, si comincia con i report sulle singole aziende, partendo, secondo l’ordine alfabetico, da Auchan. Seguono Carrefour, Casino Géant, E. Leclerc,  e poi via via Système, Monoprix, Aldi, Lidl, Lavinia, Nicolas, e  le aziende che vendono su Internet. Di ogni azienda è riportato l’elenco delle offerte più interessanti e una breve scheda per il coup de coeur del comitato di assaggio della rivista. Ce n’è da meno di 5 euro (un Muscadet del Domaine de la Chauvinière, il Clos Les Montys 2018, a 4.95 euro) a oltre 120 (lo Château Haut-Bailly, Pessac-Léognan rouge del 2016 a 127.50 euro), ma sono numerose le buone occasioni a meno di dieci euro la bottiglia, specie per i vini della Loira e le denominazioni minori del Rodano. Al lettore il compito di spigolarle secondo la propria curiosità.

Ad aprire questo numero, dopo naturalmente le vignette di Master Chat e le numerose rubriche di sempre, è un incontro con Philippe e Marcel Guigal, per la serie “Sur le divin”.

Quello dei Guigal è, com’è noto, uno dei Domaines iconici della Valle del Rodano, famoso soprattutto per i suoi grandi crus della Côte-Rotie. Il Presidente è attualmente Philippe, affiancato dai genitori, Marcel e Bernadette. Marcel (che oggi ha 75 anni), dopo aver acquisito nel 1984,  la Maison Vidal-Fleury, un antico négoce della Vallée du Rhône fondato nel 1781, che il padre Étienne aveva contribuito a sviluppare, ha costruito in pochi decenni un vero e proprio impero, acquisendo lo Château d’Ampuis (1995), il Domaine de Vallouit (2001), il Domaine de Bonserine (2006) , lo Château de Nalys , a Châteauneuf-du-Pape (2017): 75 ettari nella Valle del Rodano settentrionale e 60 in quella meridionale, produce oggi 8 milioni di bottiglie e si avvale di oltre 100 collaboratori. L’intervista  si svolge molto su un registro personale, ma tocca anche le prospettive di sviluppo della casa .

La Saga che segue l’intervista ai Guigal riguarda la famiglia Hugel, il cui Domaine a Riquewihr rappresenta un pezzo importante della vitivinicultura dell’Alsazia e della sua storia. Gli Hugel arrivarono in Alsazia negli anni ’30 del ‘600, in piena Guerra dei Trent’anni: Hans Ulrich veniva dalla Svizzera e subito s’inserì nella corporazione locale dei viticultori. Gli Hugel si trasmettono da padre in figlio il mestiere di  viticultori e tonnelier . Oggi le bottiglie del loro Domaine portano il marchio HUH (in memoria di Hans Ulrich Hugel), con la data di arrivo del pioniere della famiglia: 1630.Gli Hugel posseggono 30 ettari di vigna (il 50% biologiche) , in tre grandi zone : quella calcarea di  Pflostig, il mille-foglie argilloso di Sporen e il mosaico sedimentario  caratteristico di Riquewihr, lo Schoenenburg.

Dopo l’intervista a Dutronc (i suoi vini preferiti sono Bordeaux e Corsica, con qualche intrusione del Rodano e del Roussillon) tocca alle pepite del Beaujolais (otto bottiglie selezionate da Pauline Gonnet), ai vini bio di Laure Goy (due rosé di Tavel), alla verticale di Pichon-Longuevoille Comtesse de Lalande  commentata da Yohan Castaing (oscar al 1982, ma straordinari anche 2015 e 2016) e ad altissimi livelli le altre annate assaggiate.

Il Ventoux è la meta dell’escapade vinicole di questo numero:Marie Pierre-Delpeuch  conduce i lettori di TdV alla conoscenza di questo terroir e di alcuni suoi produttori di punta: Chêne Bleue,  Domaine de Fondrèche, Château Pesquié, Château La Croix des Pins, La Dame des Dentelles, Terra Ventoux. Per finire, i suggerimenti per sostare, mangiare, assaggiare, i prodotti da acquistare e, naturalmente, i luoghi da visitare.

L’altra escapade (più sintetica) è in Ungheria, nelle terre del Tokaji, con la guida di Guillaume Bouvy.  Lo spazio della gastronomia è dedicato ai rognoni di vitello e ai vini per accompagnarli, al crottin de Chavignol, il famoso chèvre del Sancerrois, alla cucina  de Le Zinc di Grenoble. Poi le varie rubriche di sempre e le coulisses di Pierre Arditi, il noto attore-amatore di vini.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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