Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 45, n.53 min read

Raddoppiano,a  causa della pandemia, i numeri doppi: diventa più difficile rispettare la periodicità normale e si fa di necessità virtù.Ritorna la Dining Guide, con gli oltre 3.500 ristoranti premiati dell’annata  2020, ma la festa, quest’anno, é più dimessa: la crisi ha messo in gravi difficoltà il mondo della ristorazione, e diversi ristoranti awarded non hanno riaperto dopo il lockdown, mentre per altri il rischio chiusura diventa sempre più concreto.

L’editoriale di Shanken e Matthews parla di vera e propria devastazione del settore e sottolinea che la ristorazione di qualità ha oggi più che mai bisogno del supporto della sua clientela. Si comincia dunque con i ristoranti e la loro resilienza, dopo la lunga serie di rubriche, le lettere dei lettori e le pagine di commento dei columnists (la Rioja che guarda al futuro di Matthews e la difficile campagna dei futures a Bordeaux vista da Molesworth).

La guida é suddivisa  in due parti. Nella prima gli articoli di Cassia Schifler, Gillian Sciaretta  e Julie Harans illustrano I principali aspetti della situazione, anche raccogliendo le testimonianze di ristoratori  e chefs. Nella seconda parte, a precedere la consueta Buying Guide che chiude la rivista, é  l’elenco dettagliato dei ristoranti premiati, nel quale sono naturalmente sovra-rappresentati gli States.

Su tutti, come sempre, California (20 Grand Awards su 100), e New York (16), poi Nevada (5) e ancora un’altra ventina di ristoranti disseminati tra gli altri stati americani. Al resto del mondo restano le briciole: all’Italia, che batte di misura  la Francia per 6-5  non é andata tanto male , visto che alla Spagna sono toccati solo due grand awards (come Austria e Inghilterra).

Leonardo del Poeta contadino

Purtroppo il mondo della ristorazione italiana per gli americani é molto statico, visto che, anche quest’anno, i magnifici sei sono l’Antica Bottega del vino di Verona, l’Enoteca Pinchiorri, Cracco, La Pergola, La Ciau del Tornavento e il sempiterno Poeta contadino di Alberobello. Che altro c’é? La new age dello chardonnay californiano vista da Kim Marcus, la Toscana in tavola di Owen Dugan  nel ristorante Spacca di Nancy Silverton (menu molto fusion nonostante la presenza della Bistecca Fiorentina), il successo della vodka che non si ferma più, i vini australiani di fronte alla crisi visti da Mary Ann Worobiec, la grande annata 2018 in Germania.

Solo un cenno su quest’ultimo articolo, firmato da Aleks Zecevic. Una grande annata (93 lo score) per i vini secchi: le condizioni climatiche molto favorevoli hanno infatti permesso di produrre vini ricchi e maturi in tutte le varie regioni del vino della Germania, che possono essere apprezzati subito, ma anche invecchiati. Non all’altezza dell’ineguagliabile 2015, migliore millesimo in una serie peraltro molto favorevole degli ultimi cinque, ma  di ottimo spessore. Al top  secondo Zecevic  sono però i riesling dolci: 97 punti al Trockenbeerenauslese  Kiedrick Gräfenberg  di Robert Weil (Rheingau), ma, a quota 96 ci sono altri  sei vini (tre dei quali moselliani), tutti Auslese, Beerenauslese o Trockenbeerenauslese.  Non resta quindi che la Buying Guide , con il solo Fiano Exultet di Quintodecimo nelle vetrine dei vini di maggior prestigio.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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