Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 44, n.2, 20194 min read

In copertina é Dominique Crenn, chef del ristorante Atelier Crenn, ad annunciare l’ampio servizio  di apertura di questo numero di WS dedicato alle donne chef di San Francisco. Gli altri titoli di copertina sono  per i vini cileni e l’esplorazione di nuovi territori, la classica vendemmia 2016  dei rossi  della Borgogna  e un viaggio a Sauternes e Barsac. Infine, in uno speciale riquadro, é  anticipate l’esclusiva sul film di Amy Poelher in California.

Detto subito del viaggio nelle terre dei grandi moelleux bordolesi (si tratta infatti di un servizio molto breve compreso nella sezione Travel di Grape Vine, il contenitore di tutte le rubriche del giornale), ci soffermiamo sui due articoli dedicati alla California.

Il primo  di essi, firmato da Harvey Steiman, col titolo “ La rivoluzione della Baia (di San Francisco)”,  illustra il nuovo fenomeno delle donne chef di San Francisco. Diversamente da altre riviste internazionali del vino, Wine Spectator riserva sempre una particolare attenzione al mondo dei ristoranti, e di fatti questo servizio occupa da solo quasi la metà delle pagine riservate agli articoli di questo numero.

La rivoluzione avviata da Alice Waters col suo Chez Panisse, prosegue oggi con un gruppo di giovani  donne chef , dalla già citata Dominique Crenn a Kim Alter di Nightbird o Melissa Perello di Octavia ed altre, tra cui naturalmente la stessa Alice Waters.

Di ognuna il servizio racconta la storia, la linea di cucina, senza trascurare qualche ricetta (come il Pollo al mattone della Waters, il Caldo Verde di Melissa Perello  e la famosa brioche di Dominique Crenn).

In chiusura sono riportate le schede delle leaders delle donne chef americane. Due di esse sono  anch’esse californiane, di Los Angeles : Suzanne Goin, a capo di ben otto ristoranti, e Nancy Silverton con  i suoi locali Osteria Mozza, Pizzeria Mozza e Chi spacca. Nel gruppo é anche Lidia Bastianich, insediata a New York: per lei un pacchetto di sei ristoranti .

Dopo una breve parentesi borgognona, di cui parlerò tra poco, si resta in California, per  le anticipazioni di “Wine Country”, il film della Netflix  in uscita in questi giorni, ambientato nella Napa Valley:  per i nomi del cast  e il numero di subscribers di Netflix (139 milioni!) il più grande investimento cinematografico della California dopo il grande successo di “Sideways”. Con la Poelher a dirigerlo e Rachel Dratch, sono Maya Rudolph, Tina Fey, Ana Gasteyer, Emily Spivey e  Paula Pell, che, negli anni ‘2000, hanno contribuito alla rinascita di “Saturday Night Live”, lo storico programma televisivo  che ebbe tra i suoi protagonisti Dan Akroyd, Jim Belushi, Bill Murray , Chevy Chase ed altri   personaggi  famosi del mondo dello spettacolo in America.

Gli altri due servizi di questo numero sono rispettivamente dedicati ai rossi della Borgogna nella fredda (per le gelate  di fine aprile) annata 2016 e ai nuovi territori del vino cileno.

Pur drasticamente colpita nei volumi, la vendemmia del 2016 ha dato vini di qualità eccellente, per freschezza ed eleganza, e di grande trasparenza territoriale (forse anche più della 2015). WS assegna all’annata 97 punti, appena uno in meno della grande vendemmia che l’ha preceduta, alla Côte de Nuits, e 94 (con lo stesso differenziale rispetto al 2015) in Côte de Beaune. Nella hit parade di Bruce Sanderson é il terroir di Gevrey-Chambertin, con i suoi grands crus, a fare  da capofila : otto vini tra i primi dieci (oltre naturalmente ai primi tre) della graduatoria dei migliori. A completare il gruppo solo un Bonnes Mares e un Richebourg. Il primo vino della Côte de Beaune é un Volnay Clos des Ducs del Domaine D’Angerville , al 15° posto (ma a soli due punti dal vertice).  

Dei vini cileni parla Kim Marcus : senza naturalmente trascurare i grandi vini a base di cabernet e altre varietà bordolesi, la cui qualità continua a crescere , si fanno strada i nuovi territori , come quello freddissimo dell’isola di Mechuque, in Patagonia, dove Aurelio Montes ha piantato vigna: qui chardonnay, pinot noir, sauvignon blanc, albariño e pinot gris crescono benissimo.

Aurelio Montes

Ma la ricerca di nuovi territori tocca anche aree più temperate dove introdurre i vitigni che hanno dato fama al vino cileno. La vendemmia del 2018 appare la migliore dal 2015 (vertice qualitativo degli ultimi dieci anni) , in decisa controtendenza rispetto alle due che l’hanno preceduta: il piovoso 2016 e l’incendiario 2017 . I migliori vini selezionati da Marcus sono ancora rossi da varietà bordolesi (non dimentichiamo il Carmenere). Solo tre  i vini bianchi segnalati da WS, due da sauvignon Blanc e uno da uve chardonnay.

Tra i rossi, le varietà “estranee” al clan dei bordolesi sono un syrah e un pinot noir, comunque ben lontani dal vertice. Che altro c’é?  Naturalmente le rubriche e gli articoli brevi di GrapeVine (ancora l’”affaire” rame,  i piaceri della tequila, le pagine dei columnists) per finire con la Buying Guide (un Chianti classico Gran Selezione di Castello di Albola nella vetrina dell’aristocrazia internazionale) e  il perfect match: asparagi bianchi e sauvignon (beh, un po’ scontato).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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