Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, n.7-20184 min read

E’ la “nuova Las Vegas” la cover story di questo numero. Titoli minori di copertina sono per i bianchi borgognoni del 2015 e del 2016, le cene alla griglia e l’impero del vino di Bill Foley.

Las Vegas: Harvey Steinman  spiega come i nuovi ristoranti wine-savvy(che sanno come trattare il vino) siano diventati la nuova ricchezza della città, procurandole più guadagno del gioco.  Sono 22 i ristoranti “mappati” da Wine Spectator , e ben 5 hanno ricevuto il Grand Award del giornale. Nell’articolo che segue, lo stesso Steinman illustra i migliori nuovi ristoranti di Las Vegas, cominciando da quelli per il dinner, per passare poi a quelli più adatti al lunch.

L’elenco analitico dei ristoranti, completo di indirizzi, telefono, sito web, tipo di cucina e prezzo dei menu completa l’ampio servizio. Dopo tocca all’ampio articolo dedicato a Bill Foley, “wine baron” (per usare l’espressione di WS),  proprietario di un ragguardevole numero di cantine (ben 11 in California, per non parlare di quelle nell’Oregon, 2, nello stato di Washington e altre 4 in Nuova Zelanda), alle quali se ne sono aggiunte almeno altre sei in tempi più recenti: insomma davvero un impero del vino, come detto nel titolo. Siamo ancora a Las Vegas, dove il miliardario Foley ha trovato una nuova fonte di successi con i  Las Vegas Golden Knights  e l’hockey.

La cucina al grill è sempre nel cuore degli americani e WS ha pensato di dedicarle un ampio servizio fotografico  con il menu e le ricette  degli chefs Josiah Citrin e Joseph Johnson: ovviamente corredate dei wine-match consigliati. Tutto alla griglia, dall’antipasto al dessert .Si comincia con le ostriche grigliate (con un vino di Jerez, una Manzanilla) per finire con le pesche grigliate (da abbinare a un Vouvray demi-sec).

Dopo l’opulenta annata 2015, in Borgogna, l’annata 2016 appare molto  elegante e “racy”. Bruce Sanderson parla dei  bianchi della Côte-de-Beaune e delle altre regioni meridionali, più bianchiste, e indica i suoi vini preferiti.Montrachet e i suoi grand cru satelliti, Chevalier e Bâtard, sono naturalmente ai vertici, occupando i primi otto posti della graduatoria di Sanderson , con punteggi di 97-98/100. Ma sono tutti dell’opulenta annata 2015. Dopo fanno la loro apparizione i Meursault  e i Corton Charlemagne.

L’annata 2016  spicca invece tra i bianchi “top value”, e vengono da Chablis e soprattutto dal Maçonnais.Del tutto assenti dalla classifica, sono invece  i bianchi della Côte Chalonnaise. In compenso c’è un aligoté del Domaine Olivier Leflaive da 90 punti. Esauriti i servizi principali, vediamo velocemente il resto. Dopo l’editoriale dei sempre sorridenti (e sempre con un bicchiere in mano), Shanken e Matthews, dall’ottimistico titolo “Guardare avanti”, nel quale si annunciano anche alcuni cambiamenti nella redazione di WS, vengono le lettere dei lettori,e quindi l’ampia sezione di Grapevine con le sue rubriche.

Tra le notizie del mese è dedicato ampio spazio al duello tra i  sostenitori della cosiddetta Oaks measure, che vorrebbe limitare l’espansione delle vigne in California,  e l’industria del vino. Nella rubrica People, è un breve ritratto-intervista del giocatore di basket Dwyane Wade, divenuto partner della famiglia Pahlmeyer per la produzione di vini rossi e rosé nella Napa.  Seguono i formaggi di Blackberry Farm, nel Tennessee, e i thé di Ceylon. Per la rubrica dedicata alle cantine private, si parla di quella di Lev Spiro (direttore di film e Tv )  a Los Angeles, poi è la volta dello shopper e delle pagine dei columnist, Laube (le vallate tra Napa e Mendocino) e Harvey Steinman, che sostituisce Matt Kramer (il vino di Las Vegas).

Siamo dunque arrivati alla sezione finale della rivista, dedicata alla Buying Guide. Nella vetrina dei vini più prestigiosi, questa volta l’Italia piazza due vini piemontesi (rispettivamente un Barbaresco, il Vigna Loreto di Albino Rocca del 2015, e un Barolo, il Barolo Falletto Vigna Le Rocche riserva  Bruno Giacosa 2012) e ben tre Chianti classico (il Gran Selezione di Badia a Passignano di Antinori 2013, il Poggio Bonelli 2015 e il Vecchie Terre di Montefili 2015).Una Barbera e due rossi toscani (anch’essi chiantigiani) arricchiscono il nostro palmarés tra i vini smart e best value. Si chiude a tavola con il Perfect Match, questa volta tutto italico:  Fettuccine al pesto con un Grechetto laziale di Trappolini.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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