Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France n..636, 20196 min read

Il Dossier speciale sui crus bourgeois è il clou di questo numero, e infatti è al centro della copertina del  fascicolo. E poi: truffa sul web, i vini di Cairanne, Sauternes e vini bio nell’intervista a Xavier Planty, giovani talenti del Beaujolais e gli appuntamenti del vino a Parigi. Questo il menu.

Cominciamo dal piatto principale: i crus bourgeois, croce e delizia degli amatori dei vini di Bordeaux. L’uscita  del nuovo classement,  alla cui origine, nel 1932, era stata  l’esigenza di compensare i migliori crus che erano rimasti fuori dal grande “giudizio” del 1855, è ormai alle porte, e la RVF ha voluto proporre il suo.

Secondo il sistema in uso, le categorie sono tre: i crus exceptionnels, i supérieurs e i semplici crus bourgeois. Tra di essi ci sono autentiche pepite, talvolta in grado di competere ad armi pari con i classés, ma disponibili a prezzi assai competitivi. Qualche nome dei crus individuati come exceptionnels? Non sorprenderà nessuno che tra quelli proposti dalla RVF sia lo Ch.Sociando-Mallet (Haut-Médoc) del compianto Jean Gautreau, che si è sempre tenuto fuori da tutti i tipi di classificazione, ma di grandissimo livello e con alcune parcelle capaci di fare invidia a diversi crus classés. Poi, lo Ch. Chasse-Spleen  (Moulis), il Clos du Marquis e lo Ch. Gloria (St.-Julien),lo Ch. Labégorce (Margaux), ma soprattutto , a raccogliere il maggior numero di riconoscimenti sono St.-Estèphe (ben dieci, a partire da Phélan-Ségur, Meyney, Le Crock,  Ch. De Pez…) e l’Haut-Médoc (tre), i terroirs del nord.

 Jean Gautreau Sociando-Mallet

Tra i supérieurs voglio citare La Gurgue  e La Tour de Mons a Margaux, Ch. Clarke e Fourcas-Hosten a Listrac, Ch. Poujeaux  e il rinato Ch. Mauvesin-Barton a Moulis, Le Bosq a St. Estèphe, i Médocain Potensac, Clos Manou. Sono tantissimi i semplici bourgeois, ma quante opportunità per trovare degli ottimi Bordeaux  a 15 euro e talvolta anche meno. Un solo nome? Lo Ch. Fourcas-Dupré,un valore sicuro-come si suol dire- dell’appellation Listrac (appunto 15 euro): eccellente il 2016.

L’altra degustazione seriale  di questo numero è dedicata al diciassettesimo cru della Côtes-du Rhône, Cairanne, che ha ottenuto il suo riconoscimento nel 2017: un villaggetto situato tra la valle dell’Ouvèze  e quella dell’Aigues. Generosità sudista e una inaspettata finezza sono gli atouts di questa piccola appellation, oltre a prezzi assolutamente ragionevoli (tra i 12 e i 15 euro, ma con lodevoli eccezioni che  si spingono sotto i dieci).

I vini di Cairanne sono degli assemblages delle tradizionali uve del Rodano meridionale: almeno il 50% deve essere grenache e almeno il 20%  syrah e mourvèdre, e poi cinsault, carignan, cunoise, e così via.  Si tratta di vini rossi molto piacevoli da giovani ma che hanno resistenza e che si possono anche aspettare alcuni anni.

Sugli allori è l’Ébrescade  2017 del Domaine Richaud, una cuvée senza zolfo (17.5/20). Capace anche di invecchiare bene, a giudicare da quelli delle annate 2007 e  2004. Altri nomi da segnare: il Domaine de l’Oratoire Saint Martin, il Domaine Alary, il Domaine Brusset, che propongono tutti delle cuvées eccellenti.

Torniamo indietro. La grande inchiesta di questo numero, di Fabien Humbert, è dedicata alle nuove truffe sul web nel campo del vino a danno dei risparmiatori, che si lasciano tentare da offerte di investimento in grandi crus .La truffa è molto ben congegnata e non è facile scoprirla ad una ricerca superficiale, tanto che tra le vittime ci sono anche un commissario di polizia e un esperto di cibersicurezza. Specchietto per le allodole la promessa di incredibili profitti, a cui segue l’ amara disillusione. Come difendersi? C’è un vademecum di 10 consigli : il primo è “diffidare da tutti i siti facebook che promettono mari e monti”.

Il servizio dedicato alle scoperte, questa volta, presenta i volti nuovi del Beaujolais, un magnifico territorio avvilito dal facile successo del nouveau. Tra i nuovi talenti è anche un nome ben conosciuto agli amatori: quello di Mee Godard, una giovane coreana , figlia adottiva di una coppia francese, arrivata a Morgon dopo esperienze in Borgogna, da Chanson, Comtes Lafon e Corton André. I suoi Morgon sono un riferimento obbligato. Da seguire anche Olivier Pézenneau, a Brouilly, che tenta, con ottimi risultati,  la strada del Beaujolais blanc, Pauline Passot a Chiroubles e Paul- Henri Thillardon a Chénas, Edouard Parnet a Romanèche-Thorins per i suoi Moulin-à-vent. Sempre a proposito di Beaujolais  da non mancare anche l’articolo di Sophie de Salettes dedicato al terroir di Juliénas.

Ed eccoci all’intervista Xavier Planty, coproprietario di Guiraud a Sauternes e vigneron a Castillon-de-Castets  (Ch. De Carpia), oltre che allevatore di porcs noirs guasconi. Tutto rigorosamente bio (anche i maiali). Planty  teme gli effetti dell’introduzione delle varietà resistenti nelle AOC e invita tutti  a resistere alla tentazione di risolvere i problemi del riscaldamento globale per questa via. I vitigni ibridi non provengono dalla vitis vinifera: la tipicità delle AOC e del patrimonio varietale che è alla sua base ne risulterebbero irrimediabilmente compromessa. La sola soluzione disponibile è quella della coltivazione biologica, anche se il clima bordolese la rende più difficile.

Ancora: la gastronomia. Il grand accord è tra fegati di volailles   e Saint-Aubin. A proporlo è Frédéric Ménager, chef a La Ferme  de la Ruchotte, mentre Poussier suggerisce dei bianchi borgognoni  per le vellutate .

Gli itinerari enoturistici: Jorge Rosas , a capo di Ramos-Pinto, guida i lettori a Porto, suggerendo i propri coup-de-coeur. Pierre Casamayor va in Provenza per presentare il Domaine de Terrebrune, a Bandol , il suo rosso e il suo rosé, assaggiati in verticale. Il rosso, a grande maggioranza mourvèdre (85%) con grenache e cinsault  a saldo, esibisce un 1990 e un 2001 eccezionali (19/20), ma a stupire è il rosé, longevo come solo quelli di Bandol e pochi altri sanno esserlo: i punteggi più alti? 2009 (sì, dieci anni), 19/20, e che dire del 1989 (18/20)?

Ci sono ancora due degustazioni: la prima (dal titolo “Insolite”) mette a confronto la degustazione di due vini, uno bianco e l’altro rosso, della cave Vins d’auteurs, a terra e a 2000 metri di altitudine sulle Alpi meridionali. Che dire? All’insegna del verdoniano “Famolo strano”. Più interessante l’altra degustazione, nella quale Alexis Goujard sceglie i suoi 16 migliori Muscadet de Loire .  Al vertice é  il Goulaine Gula Ana 2017 del Domaine Luneau-Papin. Robin Lenfant presenta infine gli assaggi più interessanti del Salon des Vignerons indépendants di Parigi. Ce n’é per tutti. Che altro resta?

Le innumerevoli rubriche, le notizie del mese, le pagine degli opinionisti, l’obiettivo sui vini d’asta (cresce ancora Coche-Dury),  il vino leggendario del mese (il Napa Cabernet 1973 di Stag’s Leap), e la bottiglia intorno alla quale discutere (di fronte Jean-Emmanuel Simond e Olivier Poels, che dibattono sullo Champagne Brut Gold di Armand de Brignac.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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