Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, n. 626-20185 min read

In copertina è la foto di un bicchiere di spumante (quale non si sa, ma si intravede il nome di un Montlouis extra-brut)  e molti titoli. Quello più grande è per il “giro delle bolle di Francia”, una maxidegustazione di Champagnes, crémants, clairettes, insomma tutti i vini spumanti di Oltralpe.

Poi: il palmarès dei vini 100% Roussanne, i giovani talenti della Côte de Beaune, il salone dei Vignerons indépendants, le 200 personalità del vino.

Il grand tour tra le bollicine di Francia è nella sezione dedicata alle grandi degustazioni seriali, nella parte finale del fascicolo.Tutte insieme: da aperitivo, da consumare a tavola, da meditazione. Per le occasioni di festa. Qualche Champagne c’è, ma l’attenzione è soprattutto orientata verso gli spumanti “minori”, dai pétillants della Loira ai crémants della Borgogna. I migliori? Per il comitato di assaggio della RVF al vertice sono due spumanti della Loira. Vengono entrambi da Vouvray, da due cantine famose in tutto il mondo per i loro bianchi moelleux a base di chenin blanc, il  (il famoso Clos Naudin) e il Domaine Hüet, entrambi con 18/20.

Bene anche i crémant del Jura (quello di Bénedicte e Stéphane Tissot spunta 17/20), due crémants di Picamelot guidano il gruppo delle bollicine di Borgogna (a 16/20, in compagnia del Grand cru réserve di Gatinois, uno champagne di buon livello), ma sorprende una bollicina rosé di Bugey, un Cerdon metodo ancestrale a base di gamay e poulsard  . Buoni risultati anche dai crémants savoiardi, alsaziani e di Limoux, insomma ce n’è un po’ per tutti i gusti.

L’altra degustazione di questo numero è dedicata ai vini a base di roussanne in purezza. La roussanne è una varietà tipica della regione del Rodano, in particolare a Saint-Joseph,  ma diffusa anche in altri territori , come la Languédoc, con presenze più erratiche in Loira e Savoia.Tra i roussanne del Rodano  spiccano quelli di Raymond Usseglio (con uno Châteauneuf de Pape blanc 100% Roussanne, 17.5/20) Philippe e Vincent Jaboulet  e  André Brunel. Dopo , naturalmente, la l’inarrivabile  Châteauneuf-du-pape  Vieilles Vignes blanc di Beaucastel (18.5/20): Tra i roussanne delle altre regioni spiccano i savoiardi Domaine Jean-François Quénard  e Gilles Berlioz e gli IGP Alpilles (Provenza) del Domaine Hauvette, tutti con 17/20.

L’ultima degustazione di questo numero è quella delle bottiglie più interessanti “da non mancare” al Salone dei Vignerons  indépendants di Parigi. Il vino col punteggio più alto è un vecchio “rancio” di Rivesaltes del Domaine de Rancy: anno1978 , 18/20 per  80 euro. Ma ci sono anche belle sorprese, come un bianco di Bergerac del Domaine L’Ancienne Cure 2017 , il Ça sulphit  (solo 10 euro).Per ancor meno c’è un bel Muscadet di Sèvre et Maine sur lie, Le Gras Mouton 2016 del Domaine Haute Févrie (8.10 euro) e una Roussette de Savoie  2014 del Domaine Dupasquier (8.50 euro).

Andiamo in Borgogna per conoscere i nuovi talenti della Côte de Beaune. Cinque sono donne. Tra questi ci sono nomi famosi, come quello di  régisseur del domaine viticole degli Hospices de Beaune con la sua incontournable cuvée Guigone de Salins, ma anche meno conosciuti, come quelli di Estelle Prunier, del Domaine Michel Prunier et fille (suo un interessante bianco di Auxey-Duresses), Pauline Charles (che firma un Hautes Côtes de Beaune proveniente da una raccolta parcellaire) , Chloé Chevalier ( con un bel Ladoix  rouge), la beaunoise Françoise André (spicca un suo Pernand-Vergelesse premier cru di Les Vergelesses).

Tra i maschi, ad Alexandre Parigot, Thibault Morey , Julien Altaber, Vincent Chevrot si aggiungono nomi relativamente meno conosciuti, almeno in Italia, come  quelli di Sylvain Changarnier e Simon Rollin. Una parte cospicua di questo numero (poco meno di 50 pagine) è consacrata alla presentazione delle 200 personalità del vino mondiale. Il numero uno? Catherine Dagenais, da giugno a capo della Société des alcols du Québec, la prima compratrice di vino francese nel mondo. Al secondo posto (sorpresa?) è il Presidente Macron, per aver affermato, contro la lobby medica che vorrebbe il vino al bando, “un verre de vin lors de chaque repas, à midi et soir”.Al terzo posto Bernard Arnault, il boss dei vini di lusso e recente acquirente del Clos des Lambrays (solo sesto il suo rivale François Pinault). Ovviamente in questo numero c’è anche molto altro. Tra gli articoli non segnalati tra i titoli di copertina, c’è una intervista, in apertura della rivista, a Jean Saric , chirurgo specialista di malattie del fegato, docente all’università di Bordeaux e vigneron lui stesso,  a proposito del mai sopito dibattito pro-contro proibizionismo nei confronti del vino.

Un’altra intervista (più breve) è alla scrittrice Kristen Harnish, autrice di un romanzo ambientato tra Vouvray e la Napa Valley, dal titolo “La Fille du  maitre de chai”.Poi ancora :  la Sologne vista da Henry Marionnet, vigneron del Domaine de la Charmoise, con i suoi consigli;  due stili diversi nel sauternais, con i Domaines Lafaurie-Peyraguey e Suduiraut, assaggiati in sei millesimi diversi dal 2004 al 2017 da Roberto Petronio; il terroir di Viré Clessé nel Mâconnais descritto da Sophie de Salettes, con la scoperta dei blancs levroutés; i grands crus (!) del saké .

Naturalmente  le consuete rubriche della RVF : la posta dei lettori, il “geste vigneron” si occupa  del marcottage; nella sua pagina sugli accordi Olivier Poussier consiglia un giovane Fino di Jérez sul pimento galiziano del Padron;  Sébastien Lapaque  parla dell’originalità dei vignerons baschi; Angélique de Lencquesaing parla dei “tesori” in cantina,  con la crescita dei vini nature nelle vendite all’asta e il duello ( a colpi di centinaia di euro la bottiglia) tra gli Chambertin di Leroy, Rousseau e Dugat-Py: i coup de coeur dei degustatori della RVF (c’è anche il Dolcetto di sandrone).

Tra le notizie : Saint-Emilion si mobilita per preservare il suo paesaggio, i vignerons coraggiosi dell’Île-de-France, la lotta  per la leadership tra Dijon e Beaune… Per finire,  la discussione intorno a una bottiglia, che questo mese è un grande bianco spagnolo del Priorat, La Solana Alta 2015 di Mas Alta. Di fronte: Olivier Poels e Christian Martray.

Ma non è davvero finita, perché questo numero, come tutti gli anni, allega  in dono ai lettori della RVF la Guide des Cavistes 2019, un volumetto di quasi 200 pagine a colori, con le segnalazioni e gli indirizzi dei migliori cavistes di tutta la Francia, distribuiti per ciascuna regione. Da conservare.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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