Stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 44, n.37 min read

“Big and beautiful” é il titolo, molto in grande, riportato al centro della copertina. Noi diremmo “vinoni”, per indicare quei vini, potenti e ricchi di alcol, che però piacciono tanto.

Gli altri titoli maggiori: vendemmie classiche da comperare ora: Porto Vintage 2016, Chablis 2017 e Bordeaux delle annate 1989 e 1990.Infine: i migliori Champagnes a 40 sterline o meno. Titoli piccoli in basso: Dieci vini da assaggiare prima di morire (da far gli scongiuri!) e Top Cava.

Si comincia con i vinoni di Andrew Jefford, raffinato editor di Decanter. Lo zeitgeist chiede vini snelli e scattanti, ma in tutto il mondo, dice Jefford, vi sono grandi terroirs che producono naturalmente vini ricchi, maturi, pieni e tuttavia fini. Non bisogna dimenticarli, perché sono grandi,ma equilibrati e deliziosi.

Qualche esempio? Château-Chalon, Amarone, Châteauneuf-du-Pape, Priorat, e altri ancora, come certi Cabernet della Napa Valley o  cru come La Mission-Haut-Brion a  Bordeaux.

Jane Anson presenta due millesimi, di ormai quasi venti anni dalla vendemmia, di Bordeaux, 1989 e 1990. L’annata 1989 fu la più precoce a Bordeaux dal 1893, la più calda del XX secolo, con livelli di irraggiamento solare pari a quelli del 1961 e calda come la 1947.Le vigne più giovani soffrirono per la  mancanza di acqua, ci fu anche qualche grandinata, e i livelli di zuccheri raggiunsero livelli superiori alla media. Al contrario la 1990 fu più tardiva per una gelata a fine marzo, dopo un mese di febbraio piuttosto tiepido, qualche pioggia settembrina mitigò i mesi di luglio e agosto molto caldi, i gradi di alcol raggiunsero livelli elevati, spesso superiori a quelli del 1989.

Sulla riva sinistra si raggiunsero risultati molto buoni, in entrambe le annate, a Pauillac e St. Julien, con un grande Mouton-Rotschild (oggi, secondo la Anson,  97/100 l’annata 1989  e 94/100 la 1990), ma soprattutto sulla riva destra, dove per Cheval Blanc  furono due tra le migliori annate di sempre (100/100 la 1990 e “solo” 98/100 la 1989). Le altre annate “da comprare ora”, come detto nel titolo, sono la 2016 del Porto Vintage (oggetto del Vintage Report firmato dallo specialista Richard Mayson) e la 2017 dello Chablis (ne parla, nella rubrica dell’ “Expert’s Choice” , Tim Atkin). Parliamo della prima a Porto: quantità ridotte, ma grande qualità, vini molto equilibrati, adatti a un lungo invecchiamento. Al vertice, per Mayson, con 99/100,  The Stone Terraces di Graham, insieme con il leggendario Nacional di Quinta de Noval.

Punteggi elevatissimi raggiungono però i Vintage di tutte le grandi case. Nello Chablisien le gelate di aprile hanno fatto danni soprattutto sulla riva destra del Serein. Anche i grands crus e alcuni premier , come  Mont de Milieu e Montée de Tonnerre hanno subito contraccolpi. Naturalmente non sono stati risparmiati i villaggi più a nord. In breve: Chablis ha prodotto, nel 2017, circa il 65-70% delle quantità attese. Ma a restare colpita é stata solo la quantità: i migliori Chablis del 2017 sono freschi e vibranti, grazie anche a un’estate fresca. La caratteristica chiave di questa vendemmia, descritta da alcuni come una via di mezzo tra la 2014 e la 2015 (o la 2010),  é l’ottimo equilibrio tra potenza e acidità.

Per Atkin valgono 98/100 il Les Clos di François Raveneau e  Les Preuses di Vincent Dauvissat, con Les Clos di Samuel Billaud  subito dietro con 97/100, ma é numeroso il gruppo dei crus che si é fermato a 96.

Eccoci ora agli Champagnes  al di sotto delle 40 sterline la bottiglia, bersaglio del primo dei due Panel Tastings di questo numero. Le ultime annate  sono state così così: a un grande 2008, é seguito un 2009  ricco ma di qualità variabile, 2010 e 2011 piuttosto difficili, un buon  2012 con le acidità necessarie per l’invecchiamento dei millesimati, e un 2013 molto tardivo, di valori non omogenei, ma con i migliori molto promettenti. Nella fascia di prezzo presa in considerazione, una sola cuvée, il Blanc de Blancs premier cru Expérience di André Jacquart,  é risultata oustanding (con 95/100), ma é folto il  gruppo degli Highly Recommended (10 cuvées tra i 90 e i 94 punti), e ancor più quello dei “raccomandati” (49, con punteggio pari o superiore a 86/100).

A meno di 30  sterline  sono un ottimo Brut Carte d’Or di Cazals (91) e un Blanc de Noirs di Paul Herard (90).

L’altro Panel Tasting  é focalizzato sui rossi delle Terrasses du Larzac  e Minervois (Languedoc). Gli esperti di Decanter non hanno individuato nessun vino eccezionale o outstanding, ma molti vini di ottima qualità, molto raccomandabili (tra i 90 e i 94/100) o comunque consigliabili (dagli 86 agli 89/100). Il migliore? Un Terrasses du Larzac del 2016, di Mas des Brousses (94/100, per meno di 20 sterline la bottiglia).

Veniamo ai vini da bere “prima di morire”. Ne parla Margaret Rand nella sezione “Wine Discovery”. Tra una Grenache australiana, un blend di Malbec e altre varietà cileno e un Tannat uruguayano ci sono anche una Malvasia istriana croata (Sveti Jakov di Clai), un Assyrtiko di Santorini di Hatzidakis, uno Spatburgunder tedesco  (il Krauterberg di Meyer-Näkel: però, 73 sterline!).

Tra gli altri, anche un nostro Lambrusco Grasparossa, il Fontana dei Boschi di Vittorio Graziano. Pedro Ballesteros Torres presenta , nell’ultimo articolo annunciato in copertina, i suoi 10 Cava preferiti. Ci sono grandi case, che hanno scelto la qualità, come Codorniu o Freixenet, e boutique wineries. Il punteggio più alto (98/100) tocca  al Turo d’en Mota Cava de Paraje Calificado 2004 di Recaredo,nell’Alt Penedès,  che costa, in Gran Bretagna , il “piccolo” prezzo di oltre 115 sterline.

Ora altri articoli interessanti di questo numero. Partiamo dal profilo del produttore di questo mese, che riguarda un top Château di Pomerol, L’Évangile, uno dei più antichi di questo terroir, nato nel 1741. Ne parla Jane Anson, in un articolo che ne traccia la storia e ne descrive le migliori annate recenti.Ben posizionato sul lato estremo a sudest del plateau di Pomerol, guarda verso Cheval Blanc. Tra le annate degli ultimi venti anni, per la Anson sono grandissimi i vini del 2005 (99/100)  e 2009 (98/100), di poco al di sotto la 1998 (96) e la 2001 (95).

Il profilo del terroir di questo mese é invece dedicato al Ventoux. L’autore é Matt Walls.A 30 km. circa da Châteauneuf-du-Pape, l’area del Ventoux rappresenta un’ampia  appellation  di poco meno di 6.000 ettari vitati, nei quali sono le classiche varietà del Rodano (grenache noir e blanc, syrah, carignan, mourvèdre, clairette, roussanne, marsanne…). La viticoltura vi é praticata da più di 2000 anni, anche se i suoi vini (nei tre colori) cominciano ad essere conosciuti solo da una ventina di anni.

Tra i migliori assaggi di Walls sono La Pierre Noire 2014 di St. Jean de Barroux, concentrato ma senza sovraestrazioni, che combina l’eleganza dei vini del Nord con la generosità di quelli del Sud (96/100 per 30 pounds) o il Vieilles Vignes di Clos de Trias 2012, da uve provenienti da vigne vecchie tra i 65 e i 100 anni, diraspate per il 40%  (95/100 per  sole 20 sterline).

E’ ancora Walls a parlare, nell’articolo  immediatamente seguente, degli incubi dei vinificatori: infezioni, disastri climatici, errori in cantina. C’é poi l’intervista del mese: a Paul Hobbs, “lo Steve Jobs del vino”, come é stato definito, un affaccendato consulente impegnato in quattro continenti, dopo essere stato da Robert Mondavi e a Opus One (a  intervistarlo é Peter Richards).

Ancora: la guida di viaggio a Quembrada de Humahuaca (Argentina), i consigli di Ian Dai sulla “sua” Shanghai, le numerose rubriche di Decanter , le notizie del mese, le lettere dei lettori, il fine wine di Steven Spurrier (nella sua selezione del mese un Brunello di Montalcino, Il Paradiso di Frassina) e i weekday wines di Tina Gellie (anche un Sangiovese di Romagna e un rosso maremmano),le Notes & Queries (sapete che cos’é il gusto di conchiglia di ostrica?), l’osservatorio sul mercato dei fine wines  (si parla di Champagne) e la leggenda del vino di questo mese, il Cristal 1959 di Louis Roederer.

Che cosa resta? E’ tradizione di Decanter di pubblicare una o più guide sponsorizzate ai vini di una data regione. Questa volta 7 pagine a colori guidano il lettore alla conoscenza del Rosso di Montalcino , ai 30 migliori acquisti  (al vertice il Colle al Matrichese 2016 dei Conti Costanti e il Poggiolo Sassello 2016di Rodolfo Cosimi, entrambi con 96/100) e ai modi di consumarli a tavola.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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