Stampa estera a portata di clic: Decanter n.9/20186 min read

Una bizzarra copertina apribile come una finestra annuncia , come titolo principale, in grande, “Bordeaux 2017. Scegli con la nostra guida degli esperti”. Altri titoli: Deliziosi vini bianchi: riesling tedeschi d’alta classe, bianchi spagnoli da invecchiare, e i migliori dall’Argentina. E poi: i rossi per l’estate, Shiraz australiani premium, viaggio a Bologna e gli hotel del vino in Spagna.

Cominciamo con il report  sui primeur di Bordeaux, firmato da Jane Anson. In sintesi: annata eccellente per i bianchi secchi, disomogenea per i rossi, gourmet (ma non eccezionale) per i liquorosi. Regola generale: meglio gli Châteaux situati più vicino al fiume. Vediamo il dettaglio, partendo dalle grandi appellations communales del Médoc, da Nord a Sud. A Saint-Estèphe al top lo Château Montrose (96/100), Ormes de Pez best-value. A Pauillac, Lafite-Rotschild al vertice (98), Lacoste-Borie, secondo vino di Grand Puy-Lacoste, miglior best-value wine della denominazione. A Saint-Julien, il punteggio più alto é quello di Léoville-Las-Cases (97), mentre Glana spicca tra i vini di valore “economici”. Poujeaux (92) e Mayne-Lalande (89) sono per Decanter  i migliori vini dell’anno , rispettivamente, a Moulis e Listrac.

A Margaux é di  Château Margaux , con 96/100, il punteggio più alto dell’appellation, ma a stupire (con ben 99/100) é il Pavillon blanc, il  raro bianco della proprietà.Un punteggio altrettanto alto, la Anson lo attribuisce solo al bianco dello  Château La Mission Haut-Brion, a Pessac-Léognan (straordinario anche il secondo vino della proprietà, La Clarté de La Mission Haut-Brion, 93 punti).Ma torniamo al Médoc  e alle sue appellations regionali, dove le stelle sono per Potensac, 91 (Médoc) e La Lagune,92 (Haut-Médoc). Nelle Graves, dei bianchi di Pessac-Léognan si é già detto. Tra i rossi , al vertice é questa volta lo Château Haut-Brion, fratello maggiore de La Mission , con 96/100, best-value wine é il Domaine de la Solitude (91).

Nella denominazione  Graves, spicca il Clos Floridène tra i bianchi. Nella Right Bank, top score di Saint-Émilion per Ausone (97), con Cheval Blanc e Troplong-Mondot subito dietro, Pétrus conduce la fila dei  Pomerol (con La Fleur-Pétrus , Clinet e l’Evangile buoni secondi). Nelle appellation satellite, spiccano Montlandrie e Les Cruzelles  a Lalande-Pomerol e Les Trois Croix e  Moulin-Haut-Laroque a Fronsac, con punteggi tra i 91 e i 92 punti. Eccoci finalmente al Sauternais, dove i punteggi più alti li hanno ottenuti lo Château de Fargues e naturalmente Yquem (96), con Coutet immediatamente alle spalle. Climens, quest’anno,  non ha prodotto il suo Barsac.

Dopo il dossier Primeur, segue un’intervista a David Ramey, fondatore di Ramey cellars, innovatore del vino californiano. Pedro Ballesteros Torres firma l’articolo successivo, dedicato ai bianchi da invecchiamento spagnoli: grandi Rioja bianchi (96/100 per Añadas Frias 2016 di Pujanza e la Reserva 2010 di Remirez de Ganuza), poi galiziani da uve Godello e Albariño, Rueda da vigne centenarie, sorprendenti bianchi a base di  verdello e albillo della Castilla y Léon. Ed eccoci ai Summer Reds, i rossi per l’estate. Si tratta in effetti di Pinot noir neo-zelandesi provenienti da  Central Otago, Martinborough, Marlboorough e Canterbury, segnalati da Anne Krebiehl.

Punteggio top per il Mature Wine, Wanaka, di Rippon 2015, un Pinot di Central Otago. Dalla Nuova Zelanda si passa all’Argentina, per parlare dei bianchi di questa terra, che hanno affascinato Andy Howard. Quella del 2017 é stata un’ottima annata classica, specie per gli Chardonnay, dopo tre annate alquanto sofferte. Vino top é uno Chardonnay della Uco Valley, il White Bones di Catena Zapata (Adrianna Vineyards) del 2015, con 97/100. Con l’articolo che segue si torna in Europa per i nuovi volti del Beaujolais, visti da James Lawther: Rottiers , Mélinand, Mee Godard (coreana adottata, installatasi a Morgon), naturalmente i Lapierre e i Desvignes e altri ancora. Maggie Rosen presenta alcune nuove varietà di uva create in tutto il mondo. Nomi come Aromella , Mystique, Divico e Floréal non sono ancora  termini  familiari , ma, come già altre varietà più conosciute, sono state  prodotte mediante tecniche di ibridazione più o meno sofisticate per ottenere piante più resistenti e che hanno minor bisogno di additivi chimici.

Siamo intanto giunti alla Decanter Buying Guide, la sezione dedicata alle degustazioni seriali. Due i Panel Tastings di questo numero: Riesling tedeschi secchi Grösses Gewächs e Shiraz australiani.  Dopo uno splendido 2015, la  2016 é stata un’annata problematica per i riesling della Germania , con un autunno caldo che ha fortunatamente permesso di superare molte difficoltà, favorendo un buon sviluppo aromatico. Un solo vino é stato però ritenuto eccezionale dal gruppo dei degustatori,proveniente  dalla Rheinessen, L’Heerkretz 2016 di Wagner Stempel (98/100). Sono   sei, invece, i vini  outstanding (tra 95 e 97 punti), tra i quali é anche il Marcobrunn diello storico Kloster Eberbach 2016 (Rheingau) , poi,  una miriade di ottimi vini da oltre 90/100. Quanto allo Shiraz australiano, l’annata 2017 é stata favorevole per qualità, ma anche per quantità (+ 15%), dopo un 2016 molto equilibrato e un’annata 2015 generosa. Due  sono stati , per i degustatori, gli Shiraz eccezionali (98/100), entrambi provenienti da Adelaide Hills: Mappinga di Sidewood 2015 e SH/14 2014 di Vinteloper, e  ben 8 i vini outstanding (dai territori di Barossa, Victoria e Clare Valley), poi un copioso elenco di vini di qualità molto elevata.

A completare  le degustazioni  di questo numero sono i rossi di Sancerre, assaggiati da Christelle Guibert. Spiccano Cotat (con un vin de table di Chavignol), Gaudry, Vacheron, Pinard, Riffault.  La  Decanter Buying Guide contiene anche, come sempre, le pagine del Fine Wine World di Steven Spurrier e i weekday wines di Christelle Guibert: tra questi ultimi c’è anche una riserva di Chianti Classico del gruppo GIV. Sarah Jane Evans presenta nell’ articolo che segue i migliori Hotel “da vino” di Spagna: nati spesso dalla trasformazione di antichi monasteri, sono luoghi lussuosi e confortevoli  nei quali i wine lovers possono essere ospitati durante le loro trasferte vinose. Il massimo? L’Hotel di Abadia Retuerta, a Sardon del Duero, Valladolid: 27 camere doppie in un monastero-fortezza del XII secolo. I costi? Da 391 euro per una doppia classica a 926 per una Master Suite. Pur sfogliando attentamente la rivista, non troverete invece  l’itinerario per  Bologna annunciato in copertina: una dimenticanza?

Che altro c’è in questo fascicolo? A inizio numero c’è  la foto panoramica de La Soulane, a Pic-Saint Loup (Languedoc), poi , a seguire, sono l’editoriale di Stimpfig (Lamberto Frescobaldi perduto per San Donato in Perano), le notizie del mese, le lettere dei lettori, le pagine dei columnists  (Jefford:  mentire su un vino ne abbassa il valore; Mc Coy: la velocità del cambiamento in Nuova Zelanda), e, dopo la Buying Guide,  le Notes & Queries e le Tasting notes decoded (che significa che un vino ha un aroma “di carne”?), il panorama del mercato  (Bordeaux ferma davanti all’ascesa irresistibile dei crus della Borgogna). Infine la Wine Legend del mese: Montrachet di Ramonet 1986.

Non è però davvero finita, perché questo numero comprende un supplemento  quasi altrettanto voluminoso interamente dedicato a Bordeaux:  la guida di Decanter ai vini, ai personaggi e agli Châteaux. Solo un elenco degli argomenti: i cambiamenti nello stile dei Bordeaux (con annessa degustazione di vini ), la nuova generazione di winemakers, la sfida dei cambiamenti climatici, dieci anni dopo la vendemmia del 2008 (retasting dell’annata), comprendere la Left Bank (guida sintetica alle differenti appellation e ai loro territori), il  profilo di Château Talbot, la nuova classificazione dei crus bourgeois che andrà in vigore nel 2010 e il nuovo ordine (una selezione di assaggi del 2015), la storia dell’appellation Pessac-Léognan, l’unica appellation communale delle Graves. E ancora: 30 grandi Bordeaux a meno di 30 pounds, il barometro di Bordeaux  (conoscere l’impatto delle annate calde e di quelle più fresche per decidere che cosa comperare), i migliori châteaux di Saint-Émilion e Pomerol secondo James Lawther, i second cru di Sauternes, accessibili e affidabili, l’aggiornamento del mercato, gli alberghi dove dormire e soggiornare a Bordeaux. E’ veramente tutto.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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