Stampa estera a portata di clic: Decanter gennaio 20196 min read

E’ tempo di bilanci e il titolo grande della copertina di questo numero  annuncia “The most exciting wines of 2018”.

Un cavatappi avvitato in un sughero accompagna un grande numero di nomi di vini affastellati fino a confondersi tra loro. Poi, in calce alla copertina, i titoli piccoli: Bordeaux-Champagne- Acquisti per gli anniversari del 2019.

Cominciamo allora con i “vini più eccitanti” dell’anno che é passato, il primo servizio del numero di gennaio, introdotto da una bella foto a colori a due pagine  delle vignilBlanc e innevate dell’Okanagan Valley, nel British Columbia, in Canada. O.Z. Clarke, Sarah Evans e Tina Gellie, collaboratori storici di Decanter hanno scelto i 50 migliori vini del 2018.

Quattro spumanti sono alla testa di questa bizzarra classifica, e nessuno di essi é uno Champagne: nell’ordine, uno sparkling inglese (il Blanc de blancs brut di Gusbourne 2013 ), uno proveniente dal Douro portoghese (il Pinot Noir Bruto Vertice 2007) , uno dalla Tasmania, in Australia (Grand Vintage Brut House of Arras 2007), poi finalmente uno spumante italiano (il Perlé Zero di Ferrari).

I posti che restano sono tutti per vini fermi: sei vini spagnoli, cinque ciascuno per Australia, Sud Africa e Francia. L’Italia é presente con tre vini (oltre al Ferrari, quarto): il Soave classico di Gini 2014  (14°), il Millesumare 2016,  bianco siciliano di Santa Maria La Nave (19°) e il friulano Sacrisassi rosso 2015 de Le Due Terre (24°).

Gli altri vini vengono dalla Nuova Zelanda (4), dagli Stati Uniti (3), Grecia, Ungheria, Georgia, Portogallo, Argentina, Cile, Austria, Canada. Quanto ai francesi : nessun vino di Bordeaux e uno Chablis unico borgognone.

A seguire un altro articolo annunciato in copertina, quello dedicato allo Champagne. Col titolo  “Visione e tradizione” affronta il tema dell’avvicendamento degli chef de cave nelle grandi Maison de Champagne: é il caso della Dom Perignon, nella quale il giovane Vincent Chaperon subentra al grande Richard Geoffroy, stregato dal saké, ma anche della Billecart-Salmon. In questa Florent Nys sostituisce François Domi, della Champagne Gosset, in cui la giovane Gabrielle Bouby-Malagu prende il posto che era di Odilon de Varine, nella Bruno Paillard, dove Alice Paillard subentra, dopo averlo affiancato, al padre Bruno.

Per quanto riguarda Bordeaux, il primo Panel Tasting di questo numero esamina gli Haut-Médoc di due millesimi, 2010 e 2014. Eccezionale il primo, molto buono il secondo, ad annunciare i grandi 2015 e 2016. Per quanto riguarda l’annata 2010, un solo vino é risultato oustanding, con 95/100, lo Château Arnauld, un cru del comune di Arcins, tra le due AOC Moulis e Margaux, confinante con Chasse-Spleen e Poujeaux, mentre altri 9 vini si collocano nella fascia dei vini Highly Recommended (90-94/100).

Per quanto riguarda l’annata 2014, nessun vino ha raggiunto i 95/100, ma otto hanno raggiunto o superato la soglia dei 90: tra questi é ancora lo Château Arnauld, insieme con La Lagune, classico troisième cru dell’Haut-Médoc (entrambi con 91/100). L’altro Panel Tasting  é tutto italiano, in quanto riguarda il nostro Prosecco di Conegliano/Valdobbiadene.

La vendemmia 2017, per Decanter, é stata buona, meno di quella del 2016, ma migliore di quella, segnata dal caldo e dalla siccità, del 2015. Il millesimato Superiore Extra-Dry millesimato del 2017 di Ca’ di Rajo , con 95/100, merita la qualifica di oustanding, mentre altri  32 (19 millesimati del 2017) spuntano punteggi da 90+.

L’Expert Choice di questo mese, curata da Patricio Tapia, esamina i Riesling del Sud America, Argentina, Cile e Uruguay. Arrivato nella seconda metà dell’800, insieme con altre varietà  europee, questa varietà ha avuto pionieri come la famiglia Cousiño, che ha importato piante acquistate nella Rheingau  nella loro azienda di Macul, appena fuori Santiago.Il Cile é il maggior produttore di questo vino in Sud America , con 412 ha. Un’ottantina di ettari sono in Argentina e appena 5 in Uruguay. Come nel resto del mondo, i migliori vini vengono dai siti più estremi, generalmente quelli più vicini all’Oceano, che beneficiano delle brezze fresche provenienti dal mare. Non é un caso che 7 dei migliori 10 vengano dal Cile. Al Top il Riesling di Sierras Bellavista, della Colchagua Valley del 2016 (94/100),seguito da altri tre vini (tra 92 e 93 punti) di altre regioni cilene , la Osorno Valley, la San Antonio Valley e quella di Bio Bio.

L’ultimo servizio annunciato in copertina é quello degli Anniversari. I britannici amano molto la consuetudine di bere, nel giorno delle loro ricorrenze più importanti, grandi vini  di vecchi millesimi  che finiscono con lo stesso numero dell’anno del festeggiamento. Celebrate i vostri 50 anni o le vostre nozze d’oro? Un  Krug Collectiondel 1969, oppure un Rivesaltes del Domaine de Sobilane dello stesso anno, o un Single Harvest Port di 50 anni della Taylor & Fladagate faranno al caso vostro. Se la ricorrenza in oggetto ricade dopo 30 anni, allora potete scegliere tra un Monfortino del 1989 o su un Rioja Viña Ardanza Reserva dello stesso anno e cosí via…

Terminati gli articoli annunciati in copertina, ovviamente non é finita. C’é ad esempio, una interessante intervista di Jane Anson a Thomas Duroux, winemaker di Château Palmer, già Opus One e Ornellaia , dal 2004 nell’iconico Château di Margaux, di madre italiana, e folgorato da un Sassicaia 1985. Il suo capolavoro é  il Palmer 2015 (98/100).

Nel servizio che segue tocca ai vini svizzeri, l’”Alpine Appeal”. Meno di 15.000 ettari di vigna (circa un quarto di quella di Bordeaux), con oltre 250 varietà, delle quali 21 autoctone.Ne parla Robin Kick. Al vertice della degustazione che accompagna il servizio é una Petite Arvine, la Grande Année St-Pierre Chamoson Grand Cru de Les Fils René Favre del 2014 (92/100). A contendere il primato alla Petite Arvine (quarto e sesto miglior vino), lo Chasselas (terzo il De La Tour Dézaley-Marsens Grand Cru di Les Frères Dubois 2017, con 90/100, con altri due vini della stessa varietà tra i migliori dieci), mentre i migliori rossi vengono da uve Cornalin.

Alex Malman pone in discussione, in “ On rocky ground”, la nuova ortodossia che assegna alla geologia delle vigne il primato nella definizione dei vini.Poi Andy Howard consiglia 20 vini dolci e fortificati per Natale (un po’ in ritardo?). Non sorprendetevi: tra Sauternes, Coteaux du Layon, Sherry, Porto-colheitas e vintage-, Tokaji, ci sono anche due vini italiani (3° e 4°): un Albana di Romagna (quello di Bissoni, del 2012) e un Vin Santo di Montepulciano (Crociani 2013).

Tina Gellie presenta i suoi 34 Festive Buys (i vini delle Feste) , contrassegnati da un buon rapporto qualità/prezzo e tutti disponibili sul mercato UK. Tra quelli più in evidenza, il Sul Vulcano , vino dell’Etna di Donnafugata del 2016 (94/100 e  29.99 pounds), insieme con altri due italiani (un Marsala e un vino toscano).

Di feste si parla anche nella sezione gastronomica della rivista: Fiona Beckett ha chiesto a cinque winemakers del Nuovo Mondo che cosa mangiano e bevono durante le feste. Kelly Hayes , nella sezione Travel, riporta i suoi indirizzi preferiti di  Aspen , in Colorado. Ci sono poi ancora: l’editoriale di Stimpfig (sul debutto del Giulio Ferrari  rosé ,  180 sterline la bottiglia), le notizie del mese (le inondazioni della Languedoc, il progetto di Beaucastel di sfruttare il Mistral per raffreddare le sue cantine, l’espansione delle cantine nell’UK), le lettere dei lettori, i columnists (Jefford sui millesimi a Bordeaux: sono ancora tutto; Mc Coy , sul boom delle tasting rooms e  la crescita delle nuove wineries), le pagine del Fine Wine di Spurrier, il Market Watch (i “secondi vini” dei top Bordeaux e gli investitori), la Wine Legend del mese (Tokaji Aszu 6 Puttonyos 1999 di Szepsy).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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