Stampa estera a portata di clic: Bourgogne Aujourd’hui n. 148, 20197 min read

Al centro della copertina sono tre etichette scelte dalle due degustazioni sistematiche di questo numero : i terroirs di  Nuits-Saint-Georges e Vosne-Romanée, e le numerose  denominazioni regionali della Borgogna, accompagnate dal titolo allettante (ma solo in parte veritiero, visto che alcune bottiglie arrivano a costare  200 euro) “La Bourgogne pour Tous”!. Poi: visita al Domaine “culte” (il Domaine Leflaive a Puligny-Montrachet), incontro con Joël Forgeau e dossier sulle ultime tendenze nella vinificazione. Un titoletto piccolino trova spazio in fondo alla copertina, e riguarda un argomento insolito, i cosmetici derivanti dall’uva. Questo numero appare in edicola con una piccola ricalibratura del prezzo, che sale da 6.50 euro a 7, come annuncia l’editoriale di Tupinier. Si era cominciato con 5.95 euro nel 2001, e il ritocco si era reso necessario.

Cominciamo come sempre con le grandi degustazioni di questo numero. La prima è dedicata a due grandi terroir della Côte de Nuits, vale a dire l’aristocrazia del vino borgognone, e precisamente quelli più meridionali, Vosne-Romanée e Nuits-Saint-Georges. Sotto esame sono le annate 2016 e 2017, più avaro (a causa delle gelate) il 2016, ma di grandissima qualità, più generoso il 2017, che ha in parte compensato le perdite dell’anno precedente con una vendemmia finalmente più abbondante.

I vini del 2017 appaiono anch’essi di buon livello, ma meno chiusi di quelli del 2016, che vanno attesi: più eterogenei per quanto riguarda la qualità, ma più delicati,  assai più pronti, da bere già adesso, aspettando i 2016. A causa delle gelate del 2016, i campioni degustati del 2016, sono stati, per entrambe le appellation, meno numerosi, soprattutto per quelli di Nuits (circa la metà).

Sotto il profilo qualitativo, la percentuale di vini selezionati è comunque soddisfacente, leggermente meno quella dei Vosne del 2017. Dopo il focus su uno dei climat premier cru più fini di Vosne-Romaée, Les Suchots, ecco gli assaggi. Tra i vini di Nuits, due bottiglie al vertice, entrambe firmate da due grossi calibri della regione: Thibault-Liger-Belair , con il suo Les Saint-Georges premier cru del 2017, e le sorelle Mugneret-Gibourg , con il loro Aux Chagnots premier cru, anch’esso del 2017.

Entrambi hanno ottenuto 18.5/20, lo stesso punteggio del Vosne-Romanée Les Beaux Monts premier cru 2016 della rinata Maison Champy.

Eccoci dunque alle appellations regionali. Il loro interesse presso i consumatori è fortemente salito, anche grazie all’aumento dei prezzi di tutte le appellation comunali, ed anche la qualità, ma l’intero settore è in fibrillazione per il progetto di nuova delimitazione delle aree di produzione da parte dell’INAO. Sia in termini d’immagine che economici, la questione ha risvolti molto rilevanti: si calcola infatti che circa un terzo dei comuni che sono compresi nell’area attuale potrebbero uscirne, con grave danno dei circa 2500 vignerons, (su 4.500) che producono attualmente solo Bourgognes regionali. La degustazione dei vini di queste appellations riguarda solo i vini del 2017.

Com’è andata? Tra i campioni esaminati sembrerebbe essere andata leggermente meglio per i bianchi, sia da chardonnay che da aligoté  (62% di vini selezionati, rispetto al 53% di quelli dei vini rossi), ma i vini al vertice delle denominazioni sono entrambi  rossi. Ed entrambi vengono dalla Côte Chalonnaise: sono infatti due Bourgogne Côte Chalonnaise, rispettivamente  il Fort de Vaux del Domaine Gouffier (tra le etcihette prescelte per la copertina) e l’En Cortechat del Domaine de la Monette (parliamo di un vino da dieci euro e mezzo) ad aver spuntato il punteggio più alto delle degustazione (1920).

Tra le diverse appellations,  a distinguersi con quella della Bourgogne Côte Chalonnaise, anche la giovanissima (solo un anno di vita), Bourgogne-Côte d’Or. Il migliore tra questi ultimi? Un Bourgogne Côte d’Or rouge di Alain Jeanniard, a Morey-Saint-Denis, da una vieille vigne di 55 anni, 17/20. Bene anche gli aligoté, sempre più numerosi all’appello: tra questi cito lo Champ Forey Vieilles Vignes di Alain Fournier e  quelli di Sylvain Pataille, entrambi paladini di questa varietà a Marsannay. Torniamo indietro a parlare della lunga intervista a Joël Forgeau, Presidente di Vin & Societé dal 2012. Vigneron delle terre del Muscadet, nella Loira,  dal 1988,  convinto sostenitore dell’enoturismo, Forgeau  ha ricoperto diverse cariche istituzionali nella sua , fino a diventare Presidente di Vin & Societé e, alla fine del 2013 della Confédération Nationale des Appellations Controlées.

E la Borgogna? A gennaio del 2017 Forgeau è stato incoronato membro della Confrérie des Chevaliers du Tastevin. Vins & Societé è un’associazione che comprende tutte le interprofessioni del vino francese e le strutture nazionali di rappresentanza della filiera, raggruppando i 558.000  attori della vigna e del vino. Tra le missioni istituzionali di Vin & Société è la difesa da qualsiasi forma di rafforzamento della famigerata legge Evin, che rappresenta, secondo Forgeau, la più seria minaccia a tutta la filiera del vino. Forgeau spiega come l’associazione non sostenga affatto un consumo indiscriminato di vino, e che anzi, tra i suoi compiti, ci siano anche campagne educative volte a   limitare il consumo di alcol, specie nelle categorie più a rischio (come le donne in gravidanza), opponendosi però alla criminalizzazione di quella che rappresenta un grande tema della cultura identitaria del paese.

Il Domaine culte di questo numero è il Domaine Leflaive: per intenderci, quello che fu di Anne-Claude Leflaive, la bandiera della viticultura biodinamica della Côte de Beaune, da non confondersi con il vicino Domaine Olivier Leflaive, situati entrambi a Puligny-Montrachet. La sua impressionante dotazione: ventisette ettari  di chardonnay nella Côte de Beaune), tra i quali  quasi 5 ettari in quattro grand cru (Montrachet, Chevalier-Montrachet, Bâtard-Montrachet e Bienvenues-Bâtard-Montrachet),e porzioni pregiate a Les Folatières, Les Combettes e l’emblematico Les Pucelles, cui si sono aggiunti e 24 nel Mâconnais  (Pouilly-Fuissé e Macon-Verzé).

Alla morte di Anne-Claude, nel 2015, è arrivato Brice de la Morandière, un régisseur con le idee molto chiare, che ha subito messo mano al problema Premox, che aveva appannato la grande  reputazione del Domaine negli anni passati. In tre anni ha sottoposto ad un’attenta verifica le 20.000 bottiglie dei suoi grand cru e dei premier cru dei vecchi millesimi, dal 1980 al 2009. Facendo ricorso al sistema Eternam, messo a punto dalla società Michael Petzold, ha effettuato un puntiglioso controllo una per una, aprendo, assaggiando, eventualmente scartando in caso di difetti, e ritappando con tappi Diam.

Raggiunto a gennaio 2017 dall’enologo Pierre Vincent, La Morinière ha affrontato poi il problema Premox nelle annate più recenti. L’intervista riportata nell’articolo è molto interessante e contribuisce a portare nuovi elementi al discorso sul Premox. La Morinière respinge in proposito l’indicazione dei tappi di sughero come capri espiatori e si fida ciecamente dei Diam: il sughero può catalizzare il fenomeno con una diversa permeabilità dei tappi, ma il problema riede principalmente nei mosti e nel vino. Il 40% del rischio Premox sta nel vigore della vigna e nelle 24-36 ore successive alla vendemmia. Il 40% però viene dalla fase di imbottigliamento e tappatura. Nelle pagine seguenti è riportata una degustazione verticale dello Chevalier-Montrachet del Domaine Leflaive dal 1989 al 2012.

Accanto a un grandissimo 1992, fanno da corona altri eccellenti millesimi (1990, 1995,1998 e 1999, 2002 e 2012). Degli articoli che rimangono, segnalo il dossier dedicato alle vinificazioni e alle nuove tendenze. Elisabeth Ponavoy introduce i temi più discussi, dal classico dilemma vendemmia intera o diraspata, alla bioprotezione e all’infusione . Poi Ludivine Griveau, nuovo régisseur del Domaine degli Hospices de Beaune illustra, con grande dovizia di illustrazioni schematiche, i metodi da lei usati nella vinificazione dei vini rossi e di quelli bianchi, partendo dalla raccolta delle uve alla cuvaison e all’élevage.

Restano alcuni servizi brevi. Il primo di essi è un  servizio fotografico dedicato agli uffici dei vignerons, il secondo riguarda la nuova cuverie di Thibault Liger-Belair a Nuits-Saint-Georges , disegnata dall’architetto Stéphen Rigaux dello studio Architude: 1.700 mq. di cantine, cuveries, locali di stoccaggio e uffici progettati in modo avveniristico per minimizzare l’impatto sull’ambiente e il consumo di energia. L’articolo che segue parla della svolta bio di due cantine cooperative, la Cave de Lugny e quella dei Vignerons des Terres Secrètes. Tocca infine ai cosmetici di Vinésime, tutti elaborati a base di chardonnay e pinot noir della Borgogna. Restano le pagine dedicate alla gastronomia, con la cucina di Edouard Mignot, “ambasciatore” del terroir  di Chassagne-Montrachet e, per la rubrica “L’Actu”, la bella e antica storia della donazione  agli Hospices di Beaune delle vigne della Cuvée Joseph Drouhin: fu 70 anni fa e la Maison Drouhin ne celebra la ricorrenza.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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