Nella enorme sala dal gusto kitsch pubblico numeroso ed ospiti di eccellenza per l’inaugurazione dell’Antica Masseria dell’Alta Murgia, la struttura ricettiva sottratta alla criminalità e riconsegnata alla legalità dopo un parziale ed ancora incompleto restauro.
La struttura che si trova tra Altamura e Gravina è stata al centro di una lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 2002 e conclusasi solo recentemente con la definitiva confisca. Adesso è stata affidata alla direzione generale di Gianfranco Vissani. Lo chef, che con il territorio murgiano ha ormai una ultradecennale frequentazione (ed è stato spesso testimonial di eventi di promozione del territorio), ha voluto suggellare con un impegno di grande respiro professionale e sociale il suo legame con questa terra.
Oltre alla dichiarazioni tutte improntante ad un necessario ottimismo, non sono mancati accenni alle difficoltà future, prima tra tutte quella di rimettere in moto una struttura enorme con costi di gestione spaventosi. Una strutturata ricettiva con oltre 8.500 mq coperti e 60 ettari di terreno che dovrà lavorare -come ha sottolineato Vissani nel suo intervento- trecentosessantacinque giorni l’anno se vuol mantenere un grado di redditività che permetta non solo di pagare i 36 dipendenti e di coprire i costi ma diventare anche acquistabile da parte di privati.
Dopo “La buona vita vince sulla malavita”; “L’illegalità e la mafiosità non rendono” tutte frasi giuste e pertinenti, le vere parole forti vengono dal Prefetto Morcone direttore dell’ANSBC (Agenzia Nazionale per la l’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), che denuncia di essere stanco di firmare “protocolli” di intesa a cui poi non seguono fatti concreti che mettano al bando pratiche illegali e mafiose. Un segno di quanto sia difficile ristabilire la legalità in territori storicamente violentati sia moralmente che ambientalmente.
La sfida raccolta da Vissani, al di là della facile retorica e dell’entusiasmo iniziale, è estremamente difficile. Si sommano difficoltà caratteriali (il non facile carattere dello chef), finanziarie (disponibilità di budget) e iter burocratici, purtroppo necessari, che potrebbero rendere difficile la vita economica di una struttura che non nasconde le sue velleità .
Il progetto dello chef, composto non solo da banchettistica e ricevimenti, prevede un ristorante alla carta ( 30 Euro), un “tavolo del gusto” (15 Euro ) per i giovani, iniziative convegnistiche, musicali e culturali.
Vissani dice di metterci la faccia “Non siamo qui per guadagnare, ci piacciono le sfide”, afferma e c’è da credergli. Saremmo veramente contenti tutti se l’operazione riuscisse e non solo per il suo valore sociale, che una volta tanto sarebbe oltre che simbolico anche concreto.