Soave 2019: non male e le cose pare che stiano cambiando3 min read

Guardando la vendemmia 2019 a Soave attraverso i nostri assaggi si possono avere come minimo due letture. La prima e forse la più semplice è che per trovare un vino di quest’annata tra i migliori bisogna arrivare fino all’ottavo posto e che nessun 2019 è tra i vini top: questo potrebbe sembrare, a prima vista, una cosa negativa. La seconda è che i 2019 arrivati nel nostro ufficio non erano moltissimi, giusto la metà (25) dei vini degustati in totale.

Di questi due fatti possiamo darci due possibili spiegazioni : la prima è che probabilmente il Covid non ha permesso a molti di imbottigliare in tempo la nuova annata. La seconda, quella che ci sembra anche più interessante da discutere, è che il Soave, mi correggo, i migliori produttori di Soave, stanno piano piano capendo di avere tra le mani ANCHE un vino da invecchiamento (soprattutto senza l’uso del legno) e quindi cominciano a proporre in maniera più ampia vini con qualche anno di maturazione. Questo succedeva anche in passato ma da un veloce controllo nelle degustazioni degli scorsi anni abbiamo visto che al massimo le annate più vecchie arrivavamo al massimo a un 35% sul totale, mentre quest’anno siamo al 50%.

Questo per noi è sicuramente un grosso passo avanti per questa denominazione, che si è data da poco tempo una suddivisione in UGA, cru o sottozone che dir si voglia, che sinceramente non ci ha convinto e di cui abbiamo parlato qui.

Parlando di Soave 2019 invece ci troviamo abbastanza in difficoltà perché oramai siamo sicuri che, proprio per quanto detto sopra, quasi tutti questi vini tra un anno oltre a essere molto più buoni saranno anche finiti, quindi la nostra degustazione (come quella degli altri colleghi che fanno guide vini) ricorda molto l’asino di Buridano incerto tra due cose. Dare un voto più alto a vini che adesso non lo meritano ma che saranno sicuramente più buoni tra un anno (ma esauriti!),  oppure  valutare il momento attuale, quello in cui quasi certamente verrà bevuto il vino.

Se con vini da invecchiamento devi per forza fare un discorso in prospettiva, con vini che ogni anno vengono sostituiti negli scaffali dalla nuova annata ma che hanno perso ormai le caratteristiche di vino da bersi subito noi preferiamo valutare il momento attuale e “pentirci” magari in futuro.

Dal punto di vista qualitativo la 2019 ci sembra di buon livello, con vini leggermente più pronti specie nel contesto aromatico, dove le sensazioni fruttate sono sicuramente ben espresse. In bocca notiamo una buona rotondità con la componente acida leggermente sottotono.

Se guardiamo i migliori degli assaggi troviamo quasi tutte vecchie conoscenze, segno che la denominazione, da un punto di vista qualitativo, ha oramai una élite ben definita che, pur con piccoli ma importanti innesti ogni anno, si perpetua e si conferma. Questa gruppo è una garanzia per il presente e per il futuro della denominazione e dai bisogni di questi produttori, non da quelli di chi fa solo numeri,  credo si debba partire per far conoscere promuovere in maniera vincente il Soave in Italia e nel mondo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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