Sicilia en Primeur: tante, forse troppe strade aperte!4 min read

Di “Sicilia en Primeur”, la manifestazione che come ogni anno ai primi di marzo ha presentato alla stampa internazionale sia le aziende del territorio che i nuovi (e non molti per la verità) vini dell’ultima annata, ci sono rimaste impresse soprattutto queste dichiarazioni.
“Abbiamo scelto le realtà più rappresentative ed in maniera programmata: abbiamo quasi escluso gli internazionali", “Abbiamo selezionato un Viognier perché non c’è un vitigno che si adatta alla Sicilia come questo. Comunque, parlando dei francesi, loro mi dicono sempre di non discutere di uva, ma di territorio. Quindi non dimentichiamo che queste uve sono comunque fatte in Sicilia."
"Autoctono, intendendo questo termine non nel senso letterale, ma nel senso di un vitigno che riesce ad esprimere un territorio”.   Il Fiano, che: "Non c’azzecca niente col Fiano campano, eppure le marze sono state prese da un produttore campano che conosco bene. In questo senso penso al Fiano come a un autoctono, perché esprime la Sicilia, e non come a uno stravolgimento di una azienda senza scrupoli." Ancora:  "E’ il vino con la più alta acidità, il più alto grado alcolico, il più alto contenuto di estratti (da vino rosso!) e di glicerina. E ‘più alto’ non vuol sempre dire migliore, ma sicuramente si tratta di un vino fortemente caratterizzato. Mi piace molto, è il frutto di una azienda rivoluzionaria che ha scoperto l’acqua calda, e dobbiamo essergli grati per avere avuto il coraggio di farlo.” Inoltre: “Vini eleganti che ascoltano il mercato interpretando le esigenze del consumatore”.
Messa così è dura, quasi quanto la vetrata contro cui ha dato una fragorosa capocciata Gian Luca Mazzella. C’è di che rimanere “intronati”!
Pure se lo scopo di questo scritto non è certo quello di fare le pulci alle dichiarazioni di Cotarella, che ha guidato molto bene la degustazione, anche interagendo con il pubblico e le cui opinioni sono ovviamente rispettabilissime (ci mancherebbe altro!), tuttavia non possiamo non  dissentire da una concezione del vino che naturalmente non può trovarci d’accordo. Mentre concordiamo sul fatto che i vini siciliani (leggi Nero d’Avola )  sono oggi in linea con quanto cerca il mercato, ossia vini non muscolari, di contenuto grado alcolico, accorto uso del legno e che rispecchiano i vari territorio di provenienza (e qui la selezione in degustazione  è stata ben rappresentativa).  

Ventitre i vini messi in degustazione alla cieca, selezionati da una commissione guidata da Riccardo Cotarella, a rappresentare l’universo dell’Assovini Sicilia, l’associazione organizzatrice. Ne esce uno spaccato di quello che sta avvenendo in questa regione. Da una parte le sue naturali  e positive evoluzioni, per quanto mi riguarda soprattutto nella direzione degli autoctoni, quelli storici, quelli autoctoni-autoctoni.e dall’altra la ricerca di una improbabile (sempre a mio avviso) identità nei vini bianchi che alcuni  ricercano, dopo lo Chardonnay, con Viognier e Fiano e chissà cos’altro visto che la strada è appena aperta.

Molto esemplificativa la degustazione di Caricante, Cataratto e Grillo che mostra quanta strada si è fatta in questa direzione, quanto ad eleganza nei profumi, freschezza e buona persistenza (se invece di ricercare cose strane ci accontentassimo di quello che abbiamo?)

Interessantissima la degustazione dei Nero d’Avola che ha messo insieme stili e vini diversi da quelli più semplici a quelli più complessi, mostrando la versatilità del vitigno.

Anche se i campioni di Nerello Mascalese e Cappuccio non mi hanno convinto (bottiglie infelici?) non si può negare la loro grande potenzialità. Ovviamente non concordo con quanto detto da Cotarella che colloca questi vini tra il Pinot Noir ed il Nebbiolo (disse la stessa cosa del Sussumaniello alcuni anni fa). Piacevole il Perricone con  frutto immediato e grande bevibilità. Licenziato molto frettolosamente a mio avviso  con “ Mi sembra un inutile  accanimento terapeutico”  il Frappato dolce, mentre concordo in pieno sul “Qui si respira l’isola”,  per lo zibibbo.

E l’annata? Buona sia per i bianchi che per i rossi quindi. Ora lasciamo che il tempo faccia il resto e a risentirli quando saranno veramente pronti.

Per la cronaca i 23 vini di cui non sono state rese note le aziende ma solo le tipologie e le zone di provenienza erano: Caricante, Inzolia-Sauvignon, Viognier, Cataratto, Grillo, Fiano. Per i rossi 5 Nero d’Avola in purezza di varie provincie (Agrigento escluso) poi Nero d’Avola –Tannat e Nero d’Avola-Frappato ed ancora tre  Nerello-Cappuccio e poi:  Perricone, Merlot, Frappato, Cabernet Sauvignon, Syrah ed in conclusione due vini dolci : Frappato e Moscato Passito di Pantelleria

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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