Sfogo da vecchio: dal Gaja Spectator al Mc Marchesi4 min read

Il mio fegato, provato da tanti piacevoli eccessi  ogni tanto batte in testa. Per fortuna non lo fa ribellandosi a quello che ingurgito ma a quello che ascolto e su cui, nel mio piccolo, rifletto.

La Scala Mercalli del mio fegato aveva segnato un  modesto quarto grado alla foto di Gaja sulla prima pagina di Wine Spectator.  Praticamente un semplice sobbalzo, non legato a motivazioni pro o contro il personaggio ma a normale soddisfazione per il vino ed il territorio che rappresenta. Se, dietro alla copertina ed ai relativi articoli, si venderà un po’ più Barbaresco e magari un po’ più vino italiano, la cosa non può che essere positiva.

Il lievissimo retro sobbalzo con microscopica acidità di stomaco (tutti gli organi del mio corpo devono fare la loro parte) è nato solo pensando a quanti vignaioli italiani, sicuramente altrettanto se non più meritevoli, potevano essere ospitati su quella copertina. Ma siamo su Wine Spectator, non all’Accademia del Nobel: sarebbe come se ci si fosse lamentati  per l’Oscar ad un famoso regista italiano, preferendogli uno sconosciuto (alla massa) ma bravissimo per cortometraggi in bianco e nero.

Lo star system del vino ha le sue regole e Gaja è uno di quelli che le conosce bene e le ha sempre seguite.  Se proprio vogliamo essere cattivi potremmo commentare “C’è arrivato solo ora?”

Uscito quindi praticamente indenne dal Gaja Spectator il mio fegato ha dovuto accusare invece un sussulto almeno dell’ottavo grado secondo Mercalli, sul Mc Marchesi.

La notiziona è che Gualtiero Marchesi, quello del raviolo aperto e del risotto con la foglia d’oro, quello che è stato premiato come chef italiano dell’anno, del decennio, del secolo e forse del millennio ha preparato (proprio lui, con le sue manine sante?) due panini ed un dolce per Mc Donald’s.

Quella che ha portato il mio fegato ad un subbuglio del decimo grado è stata la motivazione del Gualtiero “”Ho osservato da vicino, senza pregiudizi, i giovani: dove vanno a mangiare? Cosa mangiano? Domande semplicissime che precedono la mia scelta di collaborare con McDonald’s”

Caro Gualtiero, ma quali giovani ha osservato? Quelli che vanno da Mc Donald’s sono abitudinari (nella migliore delle ipotesi) senza speranza;  mangiano solo un tipo di panino, tant’è che il tanto strombazzato Mc Italy, è stato un flop clamoroso. Quelli che non vanno da Mc Donald’s c’era proprio bisogno di fargli un panino “diverso” per invogliarli ad entrare?

Perché non ha semplicemente detto “Mc Donald,s mi ha offerto molti soldi ed io ho accettato, anche perchè credo di saper fare meglio di un Big Mac”. Così avrei capito e forze apprezzato.

Dove però il mio fegato ha raggiunto il livello più alto della scala Mercalli è stato leggendo la pubblicità di questo matrimonio sui giornali “Slow e fast non sono mai andati così d’accordo” con sotto il marchietto “Mc Italy” (regolarmente registrato da Mc Donald’s) a suggellare l’evento.

Non è stato  tanto l’unione tra slow e fast, tra diavolo e acqua santa, tra fischi e fiaschi a farmi cappottare il fegato, quanto la scritta Mc Italy. Se avessi avuto l’ex ministro Zaia, fautore di quell’accordo, tra le mani lo avrei strozzato.

Quello che temevo è successo, d’ora in poi, grazie ad un ministro che voleva mettersi in mostra, il leader mondiale del guazzabuglio alimentare potrà utilizzare, per farsi bello, il nome del nostro paese.

Ma le scosse telluriche sono continuate ed hanno interessato anche zone non proprio contigue  al fegato, inducendole a girare vorticosamente in circolo, quando le mie orecchie non sono riuscite a captare alcun segnale di sdegno, anche e soprattutto da quelli stessi signori e amici che si erano strappate vesti e capelli per il Gaja Spectator.

Ma come? Un italiano famoso va in copertina su un importante giornale e succede il pandemonio mentre se un altro italiano, altrettanto famoso, vende il culatello ed altri ingredienti a Mc Donald’s tutti tranquilli?

Quindi se riusciamo  a far pubblicizzare un nostro prodotto di qualità dagli americani è un male, mentre se gli americani usano il nostro nome e la nostre doti per pubblicizzare un  loro prodotto che la qualità non sa nemmeno dove sta di casa è un bene.  Inoltre “l’operazione Mc Marchesi”  viene benedetta dal tremendo marchio Mc Italy e nessuno ci trova niente da ridire?

Non sembra anche a voi  che le cose spesso vadano a rovescio?  Ma forse sono io che non riesco a capirle….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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