Se è buona la frutta, nel campo la “freghi” tutta5 min read

Seconda parte delle "Confessioni del Granocchiaio" oramai non perseguibili dalla giustizia ma…. dal medico…forse..

 

Grosso modo della nostra età, Severo era andato a stare a Grosseto da ragazzino e ritornava allora in paese come “medico condotto” come si diceva allora. A dire la verità era più giovane di me di qualche anno e io non lo conoscevo bene, anzi non me lo ricordavo proprio.
Eravamo circa a metà degli anni ’70. Una sera, nel solito gruppetto di amici, uno se ne esce con: “Sapete chi viene come dottore a Braccagni? Severo, quello che c’ha la casa anche qui in campagna.”
Qualcuno fa “Mi ha detto che ci avrebbe accolto per una bella merenda a casa sua, insomma ci ha invitato tutti ad andare a bere un bicchiere da lui.”
– E allora andiamoci ora.
–    Si, a quest’ora! E che ci si porta?
–    Qui nell’orto del Micio ci sono gli aglietti e dei cipollotti che sarebbero a tiro, se qualcuno c’avesse una spalla o un prosciutto…..

Disgraziatamente mi scappò detto:
–    Io ho comprato un prosciutto intero in questi giorni, è una favola, con una bella striscia di grasso bianco e bello sodo (allora i prosciutti erano così, senza andare a cercare improbabili Cinte senesi).
–    E allora che aspetti, vallo a prendere!
Partii di slancio ma già salendo le scale di casa mi resi conto che non ero più un giovanottino, ma un giovane sposo che aveva da poco messo su famiglia. Il solo pensiero di andare in casa a prendere il prosciutto, il primo comperato da sposato, e portarlo via così, intero, di notte, dovendo poi dare una qualche spiegazione a mia moglie mi fece sentire un po’ coglione. Oramai avevo parlato e peggio sarebbe stato ritornare indietro e dare questa spiegazione al branco famelico dei miei amici.

Allora la disperazione mi suggerì l’idea che mi salvò e per la quale l’amico dottore si ricorda ancora della serata e, rammentandola in questi giorni, mi ha dato l’idea per scrivere queste righe.

Allora prendo il prosciutto, ben avvolto in un asciughino e l’apposito coltello, lungo stretto e ben affilato. Gli altri vanno a prendere aglietti nell’orto del Micio che era  proprio davanti a casa mia. E c’era pure il lampione per fare una colta senza avere troppi danni collaterali.

Si parte e si va a casa del novello dottore che si sente subito orgoglioso e felice tira fuori vino pane e apparecchiatura come da liturgia.

Quando videro la meraviglia di prosciutto che avevo portato, tutti si misero a farmi complimenti. Forse anche perché era da mangiare a sbafo. In effetti non solo era bello, ma era soprattutto buono.

Io pensando a mia moglie che mi aveva visto uscire con il prosciutto intero, preso dal rimorso debutto con gli amici di merenda:

–    Ragazzi, vi devo dire che il prosciutto si pesa ora, e poi si ripesa alla fine e così ci si divide la spesa!”

Qualcuno ci fece la battuta sopra, ma poi tutti presi dalla bramosia di mangiare (come si fosse dei disperati affamati, mentre invece si era solo nel pieno del raptus della zingarata), si prese a mangiare e a bere con un piacere “che descrivervi non saprei”.

Alla fine si pesò il prosciutto si fece i conti e ognuno pagò la sua parte. Dottore compreso. Così la mattina dopo quando mia moglie mi chiese:
–    E il prosciutto di stanotte?
gli risposi tirando fuori i soldi che avevo incassato.
Quello che rimase più colpito dalla cosa fu proprio il dottore che ogni tanto ridendo mi ricorda:
–    Ah, certo te sei proprio speciale, te sei quello che quando si va a fare merenda dagli amici porti il prosciutto a calo e poi te lo fai pagare!

A dir la verità quando gli ho detto che avrei scritto un pezzo su questo argomento mi ha ricordato un paio di particolari che non ricordavo, ma che completano “il fattaccio”.

Il prosciutto che si avviò e si mangiò era si buono, ma arrivati verso l’osso in centro si trovò un punto poco buono, proprio con un puzzetto molto eloquente. Io ci rimasi male, ma si scansò e si mangiò lo stesso. Questo non mi impedì di ritornare poi dal fornitore a fare il reclamo e ad ottenere in sostituzione un prosciutto nuovo e ovviamente intero. Cosicché, dice sempre il dottore, ci facesti pagare il prosciutto bacato e poi ti sei fatto ridare uno nuovo intero e buono.

Tutto vero e io non lo ricordavo più!

Ma siccome il nostro dottore Severo ha buona memoria mi ha ricordato anche un altro particolare. Gli aglietti erano stati presi dall’orto del Micio, uno dei barbieri del paese. Il Micio era fin troppo buono, e non se la prese poi più di tanto. Ma siccome quando si comincia bisogna poi ben finire, a qualcuno venne la brillante idea di riparare al torto subito dal povero Silvio, cioè il Micio.
Fu così che qualcuno pensò bene di acquistare dei fiori di plastica, con tanto di gambo e nottetempo andare a piantarli nell’orto al posto degli aglietti.

Così la zingarata ebbe il giusto epilogo, ed entrò di diritto nella storia del paese.

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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