“Scariazzo”, é tornato l’antico “Latino”. Lo produce Rivera1 min read

Ancora un altro bianco, ancora un altro Fiano ! I viticoltori pugliesi sembrano riprendere le file di in vecchio discorso interrotto molti anni addietro.

Il Fiano, chiamato in Puglia anche Latino, era molto diffuso inizialmente in Capitanata e poi anche nelle provincie di Bari e Lecce.

La sua quasi scomparsa dopo l’avvento della fillossera, dovuta alla richiesta di vini rossi da taglio e di vini bianchi neutri per l’industria del vermouth, ne aveva fatto perdere le tracce.

Oggi il Fiano quello vero, da non confondersi con il Minutolo, invece appartenente alla famiglia dei moscato, rivendica un ruolo autonomo e da protagonista entrando a pieno titolo nelle produzioni autoctone della regione.

Scariazzo si chiama quello di Rivera, ultimo nato della nota cantina da sempre sinonimo di qualità.

Se quello campano, irpino, gioca su toni taglienti di una acidità che trova la sua piena realizzazione dopo qualche anno cedendo a toni più minerali, lo Scariazzo invece mostra un tono più fruttato ed una pienezza e rotondità inaspettate per questo vitigno , sicuramente dovuta alla piccola parte maturata in barrique,.

Non manca di freschezza con toni anche floreali ed un sottofondo agrumato che non dispiace. Bocca piena e godibilissima con retrogusto lievemente sapido a ricordare la sua origine.

La sua struttura lo rende particolarmente adatto ad accompagnare carni bianche,ma anche piatti di pesce di una certa importanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scariazzo 2010

Fiano Puglia IGT

Az. : Rivera

Tel. 0883.569501

Varietà. Fiano

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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