Sauvignon Experience: il coraggio di mettersi in competizione6 min read

Si è svolto anche quest’anno il Concorso Nazionale del Sauvignon Blanc a Penon, in Alto Adige. Il sauvignon, versatile e sempre più apprezzato dal consumatore, ricopre grande importanza in questo territorio, tanto che gli si è voluto tributare la “Sauvignon Experience”, una due giorni che cerca di coinvolgere candidati da tutta Italia e dalle migliori aree produttive del mondo, giunta ormai alla sua 4° edizione.

Il concorso ha visto venticinque giurati – guidati da Moritz Trautmann – degustare alla cieca e valutare un’ottantina di Sauvignon Blanc dell’annata 2020 provenienti da varie regioni italiane: Alto Adige, Sicilia, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Trentino, Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia (le ultime 3 non erano però presenti la domenica al banco d’assaggio aperto al pubblico).

Come da consuetudine l’Alto Adige si è conquistato tutte le posizioni di prestigio, ai vertici della classifica: anche quest’anno si ritrovano nelle prime quattro posizioni cantine già ai vertici della classifica dello scorso anno. Al primo posto si riconferma Franz Haas, al secondo posto scala la classifica la Weingut Kornell (4° durante la scorsa edizione), ed al terzo posto si riconferma Kellerei Andrian, ex aequo con la new entry della classifica St. Quirinus.

Si fa fatica a parlare e nello stesso tempo a dimenticare Franz Haas: posso solo dire chela sua riconferma al primo posto è più che meritata ed è giusto sottolineare come il suo Sauvignon Blanc non abbia da temere il prestigio del fratello Pinot Nero, fiore all’occhiello dell’azienda.

Ecco comunque la classifica nei primi dieci posti. Anche in questa edizione ben nove dei dieci Sauvignon della Top Ten provengono dall’Alto Adige:

Da registrare la performance di un Sauvignon trentino che si è posizionato al 9° posto, il “Furiel” di Borgo dei Posseri, azienda situata ad Ala ed unica non sudtirolese in classifica.

L’evento si afferma ogni anno sempre di più, tuttavia ci sarebbero ancora degli aspetti da migliorare se si volesse dare il giusto contradditorio al concorso. Dei vini partecipanti più di cinquanta sono altoatesini, una decina circa trentini, un’altra decina circa friulani e poi sporadiche presenze di regioni che avrebbero qualcosa da dire per stilistica e territorio, i due requisiti di valutazione, oltre che la stessa annata sui quali si vuole basare la competizione.

Con queste percentuali è difficile creare una vera comparazione con altri territori e stili, nulla togliendo ai produttori altoatesini sulla qualità e performance dei loro prodotti. Infatti, la regione si sa esprimere davvero al meglio per quanto riguarda questo vitigno e proprio per questo non dovrebbe temere la competizione a livello nazionale o internazionale.

Ecco alcuni vini che, nell’assaggio domenicale, mi sono particolarmente piaciuti, divisi per regioni.

Trentino

Borgo dei Posseri “Furiel”: bella intensità e complessità, buona freschezza e sapidità, persistente con ritorno di fiori di sambuco e un fruttato delicato, a mio parere avrebbe meritato qualche posizione in più rispetto agli altri vini in classifica Top Ten.

Maso Furli “Maso Furli Bio”: altro assaggio che si sarebbe meritato miglior sorte in classifica, profumi delicati ma precisi, note erbacee e vegetali che ben si fondono con un fruttato maturo, buona sapidità e dalla vivace freschezza, molto persistente con finale agrumato.

Piemonte

Az. Agricola Cascina Quarino “Bricco del Priore”: intenso, molto complesso, floreale, vegetale, note tropicali e agrumate, ritorno di frutta secca dolce.

Friuli Venezia Giulia

Specogna “Duality”: profumi delicati ma molto complessi, un pot-pourri di frutta agrumata fiori di sambuco e note vegetale e balsamiche, minerali di pietra focaia, molto persistente ed ampio, sorretto da una vivace freschezza. Davvero eccellente! Podio? Parliamone!

Ed ecco alcuni assaggi altoatesini , per me di ottimo livello

Kellerei St. Pauls “Schliff”: bouquet molto complesso ed integrato , fiori di sambuco e biancospino, chiare note vegetali, tropicale, uva spina, e cenni minerali, molto persistente, equilibrato sapido, buona acidità.

Weingut Klaus Lentsch “Sauvignon”: ben bilanciato in tutte le sue espressioni, frutti fiori e note minerali, dalla buona freschezza, sapidità e persistenza.

Mi fermo qui anche se le aziende altoatesine meritevoli di menzioni, equamente distribuite fra cantine private e cooperative, sarebbero ancora molte. Indubbiamente i viticoltori hanno saputo valorizzare cru e areali nei quali il sauvignon blanc ha trovato le condizioni ottimali per sviluppare le sue grandi potenzialità.

Nuova Zelanda un futuro con poco passato

Se la domenica c’erano i banchi d’assaggio il giorno precedente è stata la volta della Sauvignon Experience: questa edizione prevedeva una Masterclass dedicata ai Sauvignon Neozelandesi, guidata da Helena Lindberg, enologa e responsabile della tenuta Biserno a Mount Nelson –Marlborough- in Nuova Zelanda. Marlborough ne è la regione più rappresentativa e produce il 62% di tutto il vino della Nuova Zelanda. I suoli sabbiosi conferiscono un buon drenaggio ed una minore fertilità, portando l’uva ad una crescita con rese non certo basse ma piuttosto concentrate.

La regione, essendo praticamente sull’oceano, ha differenze importanti di temperatura tra giorno e notte: queste escursioni termiche conservano aromi e acidità. La particolare concentrazione di Tioli (composti aromatici che si sviluppano durante la fermentazione grazie anche a pratiche enologiche un tempo d’avanguardia) li caratterizza per un forte profumo aromatico di pomodoro, erba tagliata, asparago, kiwi, frutto della passione e pompelmo.

A causa delle enormi produzioni, il sistema di lavorazione è meccanizzato il più possibile  dalla vigna alla cantina, creando un processo piuttosto standardizzato e omologato che corrisponde in bottiglia a vini tendenzialmente più fruttati, dalla grande sapidità ed acidità, spesso dal Ph molto elevato. Il sauvignon è prevalentemente fermentato in acciaio, il che si traduce in un sapore pulito e asciutto.

Alcune aziende introducono la pratica della raccolta  manuale per i loro vini di punta e usano la barrique ed il batonnage in modo ancora oculato. In queste bottiglie percepisci sentori più complessi ed articolati, frutta matura, note floreali e speziate sempre precise e pulite. Per contro, si percepisce anche un residuo zuccherino che va a bilanciare e spesso marcare il prodotto. Dietro ad iniziali profumi tipici delle pirazine, di solito quasi unici e sovrastanti, il corpo risulta medio e dall’alcolicità importante: siamo mediamente sui 13,50%. L’uso dei tappi Stelvin portava a qualche sentore riduttivoche però con un po’ di ossigenazione rientrava.

I numeri spaventosi che si sono registrati negli ultimi vent’anni per quel che riguarda le zone di coltivazione e le quantità produttive, hanno di fatto saturato quasi tutto il territorio produttivo di Marlborough, tanto che già si sta pensando a nuovi sbocchi viticoli all’interno del Paese.

I migliori vini neozelandelisi assaggiati durante la Masterclass:

Nautilus- Marlborough Sauvignon 2021: grande intensità e complessità, frutta agrumata, vegetale, spezie bianche note minerali di pietra focaia e salmastre.

Mount Nelson- Marlborough Sauvignon Blanc 2020: buona complessità ed immediatezza olfattiva, pompelmo, lime, erbaceo, lievemente speziato e balsamico.

Brancott Estate – Letter Seies “B” Marlborough Sauvignon Blanc 2019: intensi sentori fruttati agrumati e di frutti tropicali dolci, vegetale, ortica, bosso, sentori minerali e salmastri, buon equilibrio e persistenza.

In questa edizione hanno partecipato rappresentanti di sei regioni italiane e come ospiti sette nazioni straniere: Francia, Germania, California, Nuova Zelanda, Austria, Cile e Sudafrica, quest’ultimo grande rivelazione, con vini di grande espressione  complessità e piacevolezza

Con i presupposti scaturiti dai risultati del concorso ottenuti fino ad oggi, c’è da augurarsi che la sua continua crescita coincida con una più incisiva e convincente richiesta  di partecipazione verso  produttori delle altre regioni.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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