Sangiovese di Romagna: in media si migliora2 min read

Il primo risultato di questa degustazione, svoltasi come sempre all’Enoteca Regionale di Dozza (che ringraziamo) è un dato che ci ha lasciato un po’ amaro in bocca. Lo scorso anno avevamo degustato quasi 100 Sangiovese di Romagna mentre questa volta siamo arrivati appena a 70.

Quasi un terzo in meno non si spiega se non con una mancanza di interesse dei produttori alla nostra rivista (per fortuna in controtendenza rispetto alle altre zone dove invece i campioni aumentano) e quindi, non volendo andare in paradiso a dispetto dei santi, potremmo anche decidere in futuro di non dedicare più spazio e tempo a questa denominazione.

Ma veniamo ai risultati degli assaggi e ad alcune considerazioni partendo dalle medie statistiche. Lo scorso anno c’era stato quello che potremmo definire un pareggio tra le due tipologie degustate: sia superiori che riserve aveva ottenuto in media 2.55 stelle. Un risultato a due facce, positivo per i primi ma non certo di grande livello per le seconde.

Quest’anno la forbice si è nuovamente aperta e nella direzione più naturale, cioè a vantaggio delle Riserve che hanno ottenuto una media-stelle di 2.70 rispetto ai Superiore “fermi” a 2.48.

Facendo ulteriori passi indietro notiamo anche che la media è sempre e comunque in costante miglioramento rispetto a 2-3 anni fa e questo non può che voler dire una cosa: la qualità media del Sangiovese di Romagna (o Romagna Sangiovese) sta crescendo anno dopo anno, nonostante annate non certo facili.

L’annata non certo grande la si risente comunque ai livelli più alti, dove manca quella profondità e complessità presente, per esempio, in diversi 2007. Per il resto i segnali di miglioramento costante delle riserve si traducono in un migliore uso del legno in vini di struttura e corpo mai esile ed in una pulizia interpretativa che certe volte manca anche ai cugini toscani.

Pulizia interpretativa può anche essere letta come piacevolezza se si parla invece di superiori. Infatti, anche se sono andati leggermente peggio rispetto alla volta precedente (statisticamente a causa di alcuni vini esclusi per chiari difetti)  non hanno per niente perso la loro principale caratteristiche che è quella di essere vini equilibrati di media struttura, con profumi immediati e piacevoli e con un prezzo molto interessante.

Questa piacevolezza, anche e soprattutto aromatica, è rimasta praticamente intatta nonostante il forte caldo dell’annata 2011 che certo bene non ha fatto a profumi e ad equilibrio generale del prodotto.

In definitiva, pur non avendo trovato alcun vino da 4 stelle ( ma lo sapete, siamo estremamente pignoli e selettivi) usciamo abbastanza soddisfatti dall’assaggio e diamo appuntamento a tutti per il primo assaggio  di vini del  2012 che faremo ancora a Dozza: di scena i Lambrusco.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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