Pochi mesi fa, parlando dei vermentino sardi avevamo scritto “mai come quest’anno i Vermentino di Sardegna e i Vermentino di Gallura 2024 hanno mostrato non solo corpo e pienezza, ma anche nerbo, freschezza e profumi netti e classici.” Memori di queste impressioni molto positive ci siamo avvicinati all’assaggio dei rossi sardi con tante speranze, purtroppo in gran parte deluse.
Ci spiace dirlo ma la degustazione di quest’anno ci ha messo di fronte ad una situazione quasi imbarazzante e pensandoci bene qualche segnale l’avevamo avuto anche lo scorso anno, ma quando in una degustazione ben il 20% dei vini viene escluso per problemi riconducibili a brett o ad altri difetti macroscopici e alla fine solo il 50% raggiunge o supera i nostri 80 punti qualche domanda bisogna farsela e provare anche a dare delle risposte.

Negli ultimi anni la viticoltura sarda è cresciuta moltissimo e noi l’abbiamo certificato più volte, notando che a livello generale si assisteva ad una moltiplicazione di tanti piccoli e piccolissimi produttori dotati di enorme passione ma forse di non grandissime basi tecniche. Sei nuovo sul mercato, magari becchi anche qualche buona annata e pensi che tutto vada sempre e comunque per il meglio, ma poi al primo ostacolo inciampi.
Questo è un po’ quello che è successo quest’anno a livello generale, senza voler andare a discutere su “naturalità o meno” dei vini, visto che anche aziende consolidate e tecnicamente irreprensibili ci hanno proposte dei vini non all’altezza degli altri anni.

Non possiamo però non dire che il concetto “piccolo è bello” che un po’ ha regnato nella viticoltura sarda degli ultimi anni andrebbe un po’ rivisto alla luce della pulizia dei vini, che quest’anno è stato il vero Tallone d’Achille della degustazione. Ormai da molti anni e non solo in Sardegna, assistiamo al fenomeno di cantine che producono ottimi vini per uno–due anni per poi cadere in situazioni enologiche di non facile soluzione, qualche volta spacciate per originalità interpretativa. Ma la vera qualità è quella che nasce anno dopo anno, che riesce a smussare le annate difficili e ad esaltare quelle grandi e non il passare dalle vette agli abissi a seconda dell’annata. Nella degustazione non troverete comunque quel 20% di vini problematici, che non pubblichiamo per rispetto dei produttori, ma solo quelli che hanno raggiunto un livello più che sufficiente.

Nell’altra “metà del cielo” abbiamo invece trovato ottimi vini sia tra i Cannonau in purezza sia tra gli uvaggi tipici del Mandrolisai (denominazione da tenere in grande considerazione) che tra i Monica. Questo è il lato positivo dell’assaggio, una Sardegna con vini che indossano la tipicità senza volerla far passare per singolarità territoriale, che hanno smussato i problemi degli anni passati, in particolare l’alcol e la ruvidezza tannica, raggiungendo un livello alto sia di piacevolezza che di complessità.
In conclusione speriamo che il risultato di quest’anno sia da ascrivere ad un insieme di cause che difficilmente si potranno ritrovare assieme in futuro ma teniamo a precisare che le basi tecniche per produrre un vino non hanno mai fatto male a nessuno.
