Radici Taurasi 2008 docg di Mastroberardino1 min read

 Il Taurasi di Mastroberardino parte sempre in sordina, impercettibile, indifeso quasi, di fronte a tante etichette preoccupate di far colpo. Un vino che cresce anno dopo anno come avveniva con i bambini prima dell’avvento delle merendine.


Prima mai, poi sempre più robusto. Come una pianta.

 

 

Anche il 2008, millesimo che ci ha regalato grandi espressioni de territorio taurasino, all’inizio è passato quasi inosservato, parlo del base ovviamente. Questa sua distanza dal clamore, questa discrezione ne fa però un benchmark importante annata dopo annata per capire cosa ci si deve aspettare per gli anni a venire.

 

La 2008 inizia ad uscire proprio in questo momento fuori dall’uscio di casa. Semplice ciliegia e corredo tostato e di sottobosco, cenere. In bocca nessuna dolce, sapido, lungo, fresco. Capisci che è destinato ad allungare l’infinita schiera di annata che Mastro ci ha regalato a partire dagli anni 50 soprattutto.

 

Ti chiedi a cosa serva questo vino oltre che ad aspettare l’emozione. Molto semplice: a bere sui pasti, sulle ricette tradizionali, un rosso operaio che sostiene il cibo rispettando il motivo per cui è nato. Senza pretendere alcun ruolo attore. Ed è questo suo ruolo da spalla che ne fa un grande vino, la bottiglia rassicurante che ci restituisce la giusta dimensione che ciascuno di noi dovrebbe avere con il bicchiere.

 

Sede ad Atripalda, Via Manfredi, 75-81. Tel. 0825 614111, fax 0825 614231 www.mastroberardino.com Ettari: 190 di proprietà e 150 in conduzione. Bottiglie prodotte: 2.500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, coda di volpe, greco di Tufo, falanghina, e sciascinoso a Pompei

 

 

 

 

Pubblicato in contemporanea su:


 
Alta fedeltà
 Italian Wine Review
 Lavinium
 
Luciano Pignataro WineBlog
 Winesurf
 Vinealia

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE