Quel vino greco che sa di pomodoro eppure sembra un Barolo4 min read

E’ con malcelato orgoglio che accogliamo tra le nostre scanzonate fila una persona veramente seria, addirittura un Segretario di Consolato. Diamo il benvenuto a Haris Papandreou, Segretario del Consolato Onorario della Grecia di Firenze nonché grande appassionato di vino (non solo greco). Benvenuto Haris!

Xinomavro è l’unione delle due parole greche “Xinò” e “Màvro” che significano Acido e Nero: questo anche se gli acini di questa varietà  non hanno un colore così intenso e profondo.

Se l’ assyrtiko di Santorini è il re indiscusso delle varietà greche, lo xinomavro secondo me non può essere meno di un imperatore.

Per chi è appassionato di nomi la varietà xinomavro è anche chiamata Mavro Naoussa, Mavro Naustino, Popolka e Mavro Goumenissa.

Viene coltivato principalmente nella Macedonia centro-occidentale, in particolare nella zona viticola di Naoussa, da dove si è diffuso nelle zone limitrofe di Amynteo, Goumenissa, Siatista e Rapsani.

Fino alla fine degli anni 60 del secolo scorso l’unico Xinomavro che esisteva era quello di Amynteo perchè la zona di Naoussa, al contrario di  Amynteo, era stata colpita dalla filossera all’inizio del 1900 e naturalmente i vigneti erano stati tutti distrutti. Il primo reimpianto di xinomavro a Naoussa avviene nel 1968 per opera della Cantina Boutaris e nel 1971 nasce  la DOP  Naoussa, mentre nel 1972  è la volta della DOP Amynteo.

Oggi Esistono quattro principali  DOP che prevedono nel disciplinare l’uso prevalente o esclusivo di xinomavro:

  1. Naoussa
  2. Amyntaio
  3. Goumenissa
  4. Rapsani

Nelle prime due il disciplinare prevede il solo xinomavro in purezza, mentre per la DOP Goumenissa si può usare un percentuale di negoska e infine nella DOP Rapsani vengono usati i vitigni xinomavro, krasàto e stavrotò(1/3 per ogni vitigno).

Lo xinomavro è una varietà molto esigente in quanto necessita di particolari attenzioni sia in fase di coltivazione e maturazione che durante la vinificazione. Da vini con elevata acidità e tannini molto forti. Qui prendo in prestito un’espressione di Gaia Gaja, la figlia del grande Angelo,  quando in un’intervista in Grecia aveva parlato del Nebbiolo. “Bere un Nebbiolo è come prendere calci in faccia da una ballerina”. La stessa cosa vale anche per i vini da Xinomavro. Ecco perché molti lo chiamano il Barolo greco.

Personalmente credo che quello che ha detto l’altro rampollo della dinastia Gaja, Giovanni,  in una sua intervista alla rivista greca “OINOCHOOS” (Sommelier) sia la cosa più giusta. “Mi piace lo Xinomavro perché somiglia al Nebbiolo: sono come lontani cugini, lo trovo speciale, unico, interessante” Per non essere da meno, dalle informazioni che abbiamo, pare che la famiglia GAJA faccia delle prove in Italia con questo magnifico vitigno che però ancora non è tra quelli autorizzati. Le prime prove comunque erano state fatte da Rainer Zierock, più di trenta anni fa.

Ritornando alle somiglianze con il Nebbiolo, in diverse degustazioni alla cieca di Xinomavro (in verità le degustazioni erano di vini a base Nebbiolo con all’interno sempre un “pirata” Xinomavro) con vinificazione classica, hanno descrittori aromatici e gustativi che ricordano i Barbaresco e qualche Barolo.

Mentre in vinificazioni con estrazioni più delicate può essere  paragonato ad alcuni Pinot Nero.

E per ampliare la gamma delle possibilità mi viene in mente che in una recente degustazione del Naoussa Alta 2015  di Thymiopoulos ho trovato tratti aromatici molto simili al nerello mascalese.

Esistono molte belle interpretazioni dello Xinomavro ma volendo semplificare nelle vinificazioni cosi dette “tradizionali” il vino ha un colore instabile e poco intenso, un’acidità elevata, tannini duri, taglienti, e un carattere vegetale preponderante rispetto a quello fruttato.

Mentre lo stile cosi detto “moderno” è invece caratterizzato da un colore più profondo, tannini più morbidi, alcol più alto, carattere fruttato accentuato e in generale, maggiore potenziale aromatico.

Nel bicchiere il colore può essere dal rubino medio al color mattone, a seconda della vinificazione e dell’invecchiamento ma il bello è che l’ aroma dominante e comunque inconfondibile dello Xinomavro è… il pomodoro(!)  in varie sfumature aromatiche, dal fresco all’essiccato oppure concentrato di pomodoro. Inoltre, ha aromi di oliva nera, pasta di olive o foglie, frutti rossi come fragola, uva spina, un intenso vegetale con balsamicità e erbe aromatiche (salvia, rosmarino, eucalipto), ma anche carattere terroso (fungo, terra).

Con l’invecchiamento acquisisce aromi di tartufo, liquirizia, fichi secchi e uva passa.

Lo xinomavro non regala solo meravigliosi vini rossi, ma con i blanc de noir di Amynteo da anche ottimi spumanti.

All’inizio degli anni 70 a Naoussa esistevano due, tre cantine: oggi sono arrivate a 24, l’ultima delle quali è la “Artisans Vignerons de Naoussa”, una cooperativa di produttori che seguono metodi biodinamici.

Dal 2019 i produttori dello xinomavro stano cercando di ottenere come giornata mondiale dello Xinomavro il primo Novembre .

In chiusura voglio fare un augurio, spero che i vini da Xinomavro di Naoussa acquisiscono finalmente la prima DOCG greca usando come modello il disciplinare del Barolo o del Barbaresco. Se questo succederà ne vedremo ma soprattutto ne berremo delle belle.

Haris Papandreou

Arrivato a Firenze nel lontano 1985 con studi in economia e commercio. Attualmente segretario del Consolato Onorario della Grecia a Firenze e responsabile della parte economica in un studio tecnico. Appassionato di vino e organizzatore di diverse degustazioni di vino greco a Firenze.


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