Quando l’Aquila spicca il volo nel tempo: 2001-2022: venti anni di Aquila Reale2 min read

All’interno del Trentodoc Festival le migliori annate dell’Aquila Reale Riserva Brut di Cesarini Sforza hanno incontrato la cucina di montagna dello chef stellato Alessandro Gilmozzi del ristorante El Molin di Cavalese.

Lo spumante è prodotto con chardonnay proveniente da un unico vigneto sopra i 500 metri, a Maso Sette Fontane.

La marcata escursione termica tra il giorno e la notte (mitigata dalla ventilazione dell’Ora del Garda che si incanala nella valle) e l’ottima esposizione contribuiscono ad una buona maturazione delle uve. I terreni portano  sapidità ai vini.

Cesarini Sforza Riserva Aquila Reale Brut, fa circa 110 mesi di affinamento sui lieviti e ne vengono prodotte solo 8000 bottiglie.

Le annate scelte per la degustazione abbinata alla cena sono state: 2018-2015-2013-2012-2010-2009-2007-2004-2003 e 2001 (in versione Magnum)

L’annata che ho trovato nella sua massima espressività, con ancora molto da dire nel tempo, è stata la 2010. Un tripudio di complessità: al naso si hanno piacevoli sentori di lievito di pasticceria, ma anche un frutto ancora fresco, con toni agrumati, e note di erbe aromatiche, di alloro, timo. Al sorso è lungo e profondo, ma dalla grande salinità e freschezza che rende la bevibilità quasi compulsiva.

La meno performante mi è sembrata la 2012: già dal colore vira su note calde, che si manifestano anche al sorso con una frutta tropicale e in piena maturazione, e sentori di fiori di ginestra. Il sorso, seppur di buona sapidità, cede sulla freschezza. Figlio di un’annata calda che torna nel bicchiere.

2007. I suoi profumi evidenziano note di frutta candita e crosta di pane, ad anticipare uno sviluppo gustativo ricco, sorso avvolgente e ben contrastato dalla sua sapidità minerale caratteristica delle bollicine di montagna, buona freschezza.

2004. Giallo dorato carico con bollicina fine e ben presente, al naso vaniglia, miele d’acacia, agrumi (pompelmo e arancia bionda) legno ben integrato e non fastidioso, acidità ben presente e avvolgente morbidezza

La Magnum del 2001 è una superstar: al naso già si avverte una grande ampiezza olfattiva che dona profumi eleganti, e intensi, che si ritrovano nella ricchezza e complessità del gusto. Sapido e di struttura, regala un bicchiere raffinato e importante, con ancora presente un’inaspettata freschezza. Un vino che con suadenza  è un ottimo compagno nella convivialità di una bella chiacchierata tra amici.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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