Bevi bene e bevi sano/ col prosecco australiano/Se la ciucca vuoi che duri/vino fatto tra i canguri.
Questi versacci da me composti al momento vogliono celebrare la “proseccheide” cioè la storia a base di presunto prosecco prodotto e venduto in Australia (solo lì?) e con cui la nostra inviata nell’altro emisfero, Cristina Di Domizio, si è incontrata più volte.
A ristorante prima, poi in enoteca e naturalmente al supermercato.
Pare che in Australia sia tutto un fiorire di prosecco che di prosecco ha poco più del nome: in molti casi è fatto con la Glera (anche se non riportato in etichetta, ma è comunque uno dei motivi addotti dagli australiani per poterlo chiamare Prosecco) e magari, come potete vedere dalle foto, basa il suo brand su termini e immagini che riportano immediatamente all’Italia.
Tra l’altro non costa nemmeno poco, perché al supermercato si va dai 15 ai 20 dollari australiani che vuol dire dai 10 a 13 euro.
Forse, più che puntare ad arrivare ad un miliardo di bottiglie, sarebbe meglio se si difendesse il Prosecco da contraffazioni come queste. Oramai il Prosecco è un vino-marchio e dovremmo fare di tutto per non vederselo scippato a destra e a manca.
Spero che i consorzi di tutela, gli enti preposti e il governo italiano stesso si stiano muovendo per evitare che il finto prosecco australiano diventi un reale problema per il vero Prosecco (DOC e DOCG) italiano.