Pigeoulet : un rosso per l’estate3 min read

Chi ama i barbecue estivi e chi beve vino rosso “a prescindere” anche sul pesce non si faccia sfuggire questo piccolo Vin de Pays a base di Grenache prodotto dalla famiglia Brunier, proprietaria del Domaine del Vieux Télégraphe, ben noto agli amatori di Châteauneuf-du-Pape.

 

Si chiama Pigeoulet, ed è un semplice Vin de Pays Vaucluse, perché nasce da alcune vigne  di una trentina d’anni anni situate in due differenti AOC: tre ettari, infatti, si trovano 15 Km. a nord di Avignone, nell’ampio territorio della Côte-du-Rhone, 9 nel comune di Carombe, nell’AOC Ventoux.

 

La Grenache , varietà dominante del Rodano meridionale, presente  nella misura del 70-80% del blend, si sposa con il suo partner prediletto, il Syrah (10-20%). Il saldo è costituito da un 5% di Carignan e un altro 5% di Cinsault, oppure Mourvèdre, tre varietà ben presenti nella tradizione vitivinicola locale. Il Pigeoulet , che ha anche un fratellino bianco (il Pigeoulet blanc), un terzo ciascuno di Roussanne, Grenache blanc e Clairette, è  un classico vin de plaisir, di piacevolissima beva, che può essere servito ben fresco, vista la levità dei tannini: servito a temperatura di cantina, è perfetto su una zuppa di cernia, o su qualunque preparazione a base di pesce azzurro, adattissimo ad accompagnare una serata  di barbecue all’aperto.

 

Fresco e fruttato, è un vino da apprezzare giovane: senza pretese, ma nient’affatto ordinario. Nessuna nota di surmaturazione o di cotto, grande equilibrio nonostante la gradazione alcolica importante (14°), propria dei vini a base di grenache, tanti golosissimi frutti rossi e neri (cassis e more selvatiche), dalle note pepate . Per farlo, i Brunier fanno fermentare le uve diraspate in vasi vinari di cemento per 25-30 giorni a temperatura controllata; l’élévage viene effettuato in fusti da 60 hl. , dove il vino resta per un anno; infine, dopo una leggera filtrazione, viene imbottigliato e messo in commercio dopo altri 12 mesi circa.

 

 

Il Domaine du Télégraphe prende il nome dal fatto che , nel 1821, in quel sito vi installò una torre del telegrafo Claude Chappe, l’inventore del telegrafo ottico. La vocazione per la coltivazione della vite di quei luoghi era conosciuta già dal XIV secolo. Fu Henri Brunier  a piantarvi le prime vigne del suo Domaine, nel villaggio di Bédarrides, nel 1891, nella parte sud-est dell’AOC Châteauneuf-du-Pape , diventando proprietario di La Crau, uno dei cru più prestigiosi di quel terroir: con i suoi  caratteristici galets roulés, era considerato incoltivabile per la difficoltà di lavorare il suolo.

Dopo la seconda guerra mondiale toccò al bisnipote omonimo (quarta generazione) ricostituire la proprietà, giungendo ad estenderla a 55 ettari. Oggi il Domaine du Télégraphe conta 70 ettari di vigne, ma la famiglia ha acquisito anche il Domaine de la Roquète, sempre a Châteauneuf-du-Pape, e il Domaine les Paillières a Gigondas , sbarcando anche in Libano, al Domaine Massaya.

 

Le Pigeoulet, che rappresenta il vino di entrata della gamma della casa,  è importato in Italia da Teatro del Vino, e costa in enoteca 10-12 euro la bottiglia .

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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