Troppo spesso ed a volte frettolosamente i vini pugliesi sono stati classificati ed archiviati come vini poco longevi, giocati sempre sulla loro immediatezza. Credetemi ci sono tutti gli elementi per rimettere in discussione queste convinzioni
Con questa recensione inizio una piccola cavalcata di vini di vecchie annate, non per farne dei cammei museali, ma perché credo che ormai ci si siano tutti i presupposti, per i vini di alcune aziende, di tracciare il loro passato ed avere indicazioni per il futuro.
La tendenza a fare vini ottenuti da monovitigni è cosa assolutamente apprezzabile, ma ha molti limiti e non mi meraviglia affatto che i vini che resistono al tempo siano frutto di uvaggi, a volte con vitigni internazionali, altre con vitigni “quasi autoctoni”. Il Montepulciano è uno di questi . E’ usato tradizionalmente nel Castel del Monte e in molti altri vini, in particolare del nord barese e della Capitanata, oltre che a rientrate nell’utilizzo facoltativo di quasi tutte le doc pugliesi.
“Un matrimonio d’amore” per rispolverare un frase cara a Veronelli, anche se si riferiva all’abbinamento cibo-vino, che nel vino di Botromagno dei fratelli D’Agostino trova una realizzazione di rara eleganza e longevità.
In gioventù questo vino non mi ha mai impressionato: l’ho sempre trovato corretto, come d’altronde tutti i vini dell’azienda, ma dal frutto troppo maturo e con rapporto dolcezza acidità a favore della prima. Ho nutrito sempre qualche dubbio sulla sula longevità.
Devo ricredermi assaggiando questo Pier delle Vigne 2003, quattordici anni sulle spalle, montepulciano al 60% ed aglianico per il restante, frutto dell’intuizione lungimirante del principe dell’enologia pugliese Severino Garofano.
Un omaggio dovuto a lui ed anche alla sapienza di Beniamino D’Agostino che nonostante il cambio di mano avvicendatosi in cantina, ne ha mantenuto intatta la concezione iniziale.
Bellissimo granato profondo con decisi riflessi aranciati. Profumi terziari classici di bouquet di fiori appassiti , mirto e tabacco scuro.
Bocca elegante, che mantiene ancora una spinta di buona acidità ( l’annata in questione come molti ricorderanno è stata caldissima), con ritorno di caffè e note fumé appena accennate, frutto ancora vivo con una ciliegia matura ma non appesantita dall’alcol.
Un tannino svolto, dolce e carezzevole ed un gran finale in cui domina la finezza del frutto che ancora potrà dare piacere.
In commercio attualmente c’è l’annata 2014 e se tanto mi da tanto e non c’è motivo di dubitarne, conservatene alcune bottiglie sicuri che miglioreranno nel tempo, parola di chi tenne “ambo le chiavi del cor di Federigo”.
Pier delle Vigne 2003
Murgia rosso IGT
Az.: Botromagno
Uvaggio: Montepulciamo e Aglianico