Piceno Open Anteprima 20153 min read

Fu Teodoro Bugari, il “maestro” come lo chiamavano non solo nell’AIS, ad intuire le potenzialità dell’allora sconosciuto Pecorino, ma la sua messa a dimora dopo un’iniziale selezione (da cui poi tutto è partito) fu opera di Guido Cocci Grifoni agli inizi degli anni ’90.

 

I due non avrebbero certo immaginato che di lì a pochi anni il Pecorino, che aveva rischiato l’estinzione, sarebbe diventato assieme al Montepulciano il vitigno bianco simbolo del Piceno.

Non ci sorprende quindi che il Pecorino domini oggi la scena enologica del territorio. Vino di buona struttura, ricco di zuccheri ma anche di ottima acidità ha un quadro olfattivo di scarsa aromaticità, il che lo fa volte oggetto di vinificazioni in riduzione capaci di estrarre profumi anche dalle rape. Vi sono comunque non poche vinificazioni più tradizionali, dove il vitigno si esprime con più naturalezza e senza forzature.

 

L’impressione ricavata dalla degustazione dei 17 Offida DOCG Pecorino (per lo più 2014) che hanno impegnato i degustatori nella mattina di questa seconda edizione di Piceno Open Anteprima, è che ci si trovi davanti ad un vino che deve ancora trovare la sua piena identità.

Se al naso non ha grandi sfaccettature aromatiche presentando un quadro olfattivo che si muove tra cenni floreali e frutti gialli con note di anice e di nocciola tostata (nei casi migliori), è al palato che mostra il suo potenziale con una struttura inaspettata, bilanciata da una acidità di tutto rispetto e soprattutto con un finale di bocca veramente singolare, muovendosi tra dolce-acido-salato che è forse il suo carattere distintivo.

 

Non avendo la degustazione lo scopo di stilare una classifica tralascio i giudizi sulle singole etichette, ma un’idea di quello che attualmente è, ma soprattutto di quello che potrebbe essere ci è stata fornita invece dalla degustazione di annate un po’ più vecchie nella retrospettiva con vini del 2010 e 2009.

 

Qui come spesso accade nei bianchi di razza, il Pecorino tira fuori i suoi attributi con note olfattive di idrocarburi, erba di macchia mediterranea e cenni di spezie vanigliate, mentre al palato mantiene quasi sempre inalterata la sua freschezza e soprattutto quel suo caratteristico dolce-acido-salato.

 

Peccato non avere a disposizione annate più vecchie (ma non le hanno neanche la maggior parte dei produttori) per una valutazione ancora più profonda. Che ci si trovi, come qualcuno sostiene, davanti ad uno dei grandi bianchi italiani, mi sembra ancora prematuro asserirlo, anche se mi piacerebbe che lo fosse.

In futuro sia la maturità dei vigneti oggi ancora troppo giovani, sia una maggior esperienza dei produttori, potranno sciogliere questo interrogativo. Che il Pecorino abbia una marcia in più lo dimostrano anche i dati diffusi dal Consorzio di Tutela che lo vede primeggiare nel 2014 nella produzione dei bianchi e  sottintende anche una maggiore accettazione da parte dei consumatori che tanto distratti poi non sono.

Piceno Open ha però  aperto anche una finestra sull’altro vino in questo momento tanto di moda, la Passerina; l’altra DOCG targata Offida.

 

Giudizio meno lusinghiero per questo vitigno che mostra tutti i limiti di un vino dalle gambe corte, certamente di più facile approccio e beva, né credo possa e voglia essere altro. Gradevole per la sua linearità e freschezza, anche qui si gioca spesso con le riduzioni che mettono in evidenza il suo lato più vegetale-erbaceo.

Un buon vino non c’è dubbio, da bersi preferibilmente giovane, adatto anche per la sua innata acidità alla spumantizzazione, anche se mancano prove del tutto convincenti che lascino sperare in un roseo futuro per questa tipologia.

Discorso a parte infine per i vini rossi nelle sue due tipologie più importanti ovvero Rosso Piceno Superiore e Offida DOCG Rosso, a cui dedicheremo una degustazione più approfondita nei prossimi giorni.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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