Pesquera: il mito della Ribera del Duero3 min read

Se mai a qualcuno venisse la felice idea (cosa che auspico vivamente) di fare un giro nella Ribera del Duero, consiglio senz’altro di visitare questa storica azienda che ha consacrato la regione spagnola  tra le più importanti del mondo. Se oggi la Ribera del Duero è quello che è lo si deve anche e soprattutto ad  Alejandro Fernadez. Considerato da tutti il “padre del Tempranillo” per la sua capacità di interpretare questo vitigno in modo assolutamente innovativo e personale, indocò agli inizi degli anni settanta  la strada a tantissimi produttori.

In vero nel mio brevissimo giro nella Ribera del Duero ho visitato anche la mitica cantina Vega Sicilia e tuttavia pur riconoscendone la grandezza e la sua unicità, non ho trovato, come avrei dovuto in un questa importantissima azienda, nulla che mi emozionasse. Pur riconoscendo la grandezza del suo Unico 2003, un  capolavoro che sono sicuro il tempo renderà  grande, nonostante il limite teorico ma non avvertibile dell’annata, non ha avuto su di me lo stesso fascino dei vini di Pesquera che invece raccontano una storia, parlano di uomini, trasmettendo  umanità e  carattere.

Alejandro Fernandez ottantenne padre padrone del gruppo Pesquera,  quattro aziende, una per ogni figlia, sta parlando da alcuni minuti nella piccola costruzione in cima alla collina che domina l’altopiano e non so perché ho la sensazione di conoscerlo, di averlo già incontrato. A pensarci, in fondo gli uomini del vino, quelli che vivono la terra, si assomigliano un po’ tutti, anche fisicamente. Uguale passione, stessa caparbietà nel perseguire e realizzare  i propri sogni, una capacità tutta contadina di rapportarsi con gli altri, senza alcuna mediazione, schietti e sinceri. Anche i discorsi sono gli stessi, parlano della terra, della vite, delle annate, dei sacrifici fatti e dei progetti futuri ed eccoci qui: un pezzo di pane, una forma di formaggio, un camino acceso a  stemperare il freddo e tante bottiglie che Alejandro ha voluto che degustassimo in mezzo alle vigne, quasi all’aria aperta.

Un trattamento poco convenzionale,  irrituale, quello che c’è stato riservato, ma questo segna il personaggio. Nessuna lunga descrizione, nessun rituale classico della degustazione, solo qualche accenno alla zona e del perché di quel vino, ma nulla che lasci trasparire la bontà di quello che stiamo assaggiando. Vini istintivi, caratteriali: se Fernandez è considerato un precursore che ha dato dignità  e fama alla Ribera del  Duero  una ragione c’è e non stentiamo a scoprirlo. Vino dopo vino, seguendo il filo delle annate, emergono le caratteristiche di ogni zona d’origine con le diverse sfaccettature del vitigno. Ma lo stile è inconfondibile ed anche se dagli anni ottanta è stato un esempio per tutte le aziende del territorio; i suoi vini restano inimitabili e fanno storia a se. L’affinamento in barrique (ne ha ben 7500 di rovere americano) è esemplare così come la maturità del frutto ed anche la trama tannica è sempre fitta ed  indomita, piegandosi  alla permanenza nel rovere ed al  passare degli anni. L’acidità poi non è mai un problema nel Duero ed il corredo aromatico, anche se mai olfattivamente  molto intenso, resta complesso ed ampio anche in annate molto calde come la “storica” 2003. Insomma il territorio fa sicuramente la sua parte ma  il resto lo mette  Alejandro Fernandez, “il padre del Tempranillo”,  un mito!

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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