Pellegrinaggio Artusiano, io c’ero. Dalla A alla Z8 min read

Sono in pochi quelli che potranno dire “Pellegrinaggio Artusiano: io c’ero!” con malcelata (anzi, senza celarla per niente) soddisfazione ed io sono uno di loro. Gli undici oramai li conoscete tutti per aver seguito sui blog, sui giornali, sui filmati di winesuftube, su facebook, twitter etc.

Con questo scritto voglio  fare un breve resoconto, in rigoroso ordine alfabetico di quanto è successo in questi cinque giorni.

A
Come Artusi! Il nostro nume tutelare. Sono convinto che questa nostra iniziativa, molto lontana dalle belle ma spesso troppo paludate biblioteche o sale dove viene celebrato, riportereà Pellegrino tra quella gente a cui lui tanto ha insegnato.

A
come accoglienza. In certi momenti ci siamo quasi vergognati. Ogni località, anche la più piccola visitata ci ha messo sul tavolo il meglio che aveva, con un piacere ed un orgoglio immensi.

B
come Berardi, che di nome fa Roy. Nostro mentore in terra di Romagna: ha iniziato facendoci salutare più sindaci dei chilometri fatti in un giorno, ma alla fine ha avuto ragione lui. Sul muraglione, dopo due tappe in cui è stato protagonista, ha preferito mettersi a fare fotografie ma ce lo siamo ritrovato  per l’ultima tappa con più sprint e motivazioni di prima.

C
come Cene. Andatevi a vedere i filmati delle cene e sicuramente schiatterete dì’invidia. Noi invece abbiamo rischiato di schiattare dal troppo mangiare. Non voglio fare una classifica ma non posso non citare i tortelli del Vecchio Convento a Portico di Romagna, la giardiniera e le tagliatelle ai funghi degli Agnoletti a San Godenzo, i cappelletti di Castrocaro terme ed il baccalà di Toscani da Sempre.

C
come Champagne. Proprio per non farci mancare niente ogni sera all’arrivo brindavamo a Champagne grazie a Marco Sodini che aveva messo a disposizione due casse del prezioso nettare. Purtroppo lo Champagne si è dimostrato inadatto alla cura delle vesciche ai piedi e della tendinite per cui il povero Marco per due giorni sembrava camminare sulle uova.

C
come Camminare. 120 chilometri tondi tondi, così divisi:20 il primo giorno, 24 il secondo 28 il terzo, 29 il quarto e 19 il quinto. Tutte strade asfaltate (SS 67) con panorami spesso meravigliosi e con un traffico che solo in pochi casi ci ha dato veramente fastidio. Mi è venuto spesso in mente il Pirsig  de “Lo Zen o l’arte della manutenzione della motocicletta” quando dice di riuscire, grazie alle due ruote a sentirsi dentro al viaggio. Grazie ai nostri due piedi ci siamo sentiti sempre dentro ad un viaggio che era più grosso di ognuno di noi e che in gruppo, e solo in gruppo, potevamo affrontare.

C
come Colesterolo. Nonostante 120 chilometri  a piedi sono convinto che sia aumentato a tutti.

D
come Diari. Ogni giorno su Internet, fioccavano i resoconti. Credo che tra qualche secolo nascerà l’epopea degli artusiani che, attraverso cruente battaglie con vesciche, dolori muscolari, cappelletti sanguinari e perfide  tagliatelle  hanno tenuto alto l’onore del loro maestro.

E
Come Emma, proprietaria degli Agnoletti a San Godenzo. Non una donna ma un insieme di donne. Di una certa età ma giovanissima, iperattiva, intelligente, si è contornata solo di donne (lo dicevo, è intelligente) per portare avanti un locale dove rischi di morire di gioia gastronomica. Una cena ed un’accoglienza memorabile. Unica pecca, nostra ovviamente: non poter essere stati all’altezza della colazione che avrebbe sfamato un reggimento di cavalleggeri (cavalli compresi).

F
Fiducia nei nostri scarsi mezzi fisici.Tutti siamo arrivati alla meta. Chi più lentamente (Kyle mi senti?) chi spedito come un treno (la gazzella Serena  su tutti). Il bello è stato che, a parte alcuni momenti di sconforto, nemmeno per un minuto si è pensato di fermarsi.

F
come Forlimpopoli e Firenze. Le città di partenza e di arrivo di Pellegrino e dei pellegrini. Un grazie per averci aiutato, e non poco,  nell’impresa.

G
Come gruppo. Passeranno gli anni, conosceremo gente e dimenticheremo di averne conosciute molte altre ma gli undici pellegrini non si dimenticheranno mai. Troppo melenso? Forse si ma in questi 5 giorni abbiamo condiviso tantissime cose (gioie, doloretti, sorprese, panorami, sudore, cibi, idee etc.etc) che non possono non creare uno spazio particolare nei ricordi. Sarebbe stato un viaggio inutile se fatto da una persona sola. Come nelle ricette di Pellegrino  ingredienti diversi vanno mescolati e uniti tra loro per giungere al piatto perfetto.

I
 Come Idea. L’idea del Pellegrinaggio è stata grande ma sono convinto che solo nel durante e soprattutto dopo Leonardo capirà la grandezza della sua proposta. Grazie Leo!

K
Come Kyle Phillips. Forse il vero pellegrino è stato lui. Partiva con noi ed arrivava dopo due ore, tranquillo come se avesse fatto due passi in centro. Dotato di poteri paranormali (o forse solo di ombrello) è riuscito ad arrivare in cima al Muraglione praticamente asciutto dopo venti chilometri di pioggia battente. Il suo passo era cadenzato dai due mostruosi teleobiettivi che si è sempre portato dietro (solo quelli pesavano cinque chili l’uno) e con cui ha fotografato praticamente tutto.

L
Come lenzuoli. Sognati spesso (da me e credo anche da altri) e visti come meta ambita per riposare le stanche membra, Il problema reale era vederli, perché dopo cena, mentre salivi in camera, eri già addormentato….

M
Come Marco. Non un Marco, due. La nostra guida bandieromunita Marco Peroni ed il nostro pusher di champagne Marco Sodini. Il primo sempre in testa e sempre pronto a “prontosoccorsare” chiunque avesse cedimenti fisici. L’altro sempre (quasi) ultimo ha pensato bene di dotarsi di bastone Gandalfiano che (psicologicamente) molto lo ha aiutato.

N
Come Nozze. Siamo quasi giunti alla meta, siamo alla base della scalinata di San Miniato al Monte. Alziamo gli occhi e vediamo davanti alla chiesa tantissime persone. “Ragazzi! Guardate quanti sono venuti a salutarci!!!” ci diciamo e saliamo tronfi e felici. Peccato si trattasse di un matrimonio cinese…. Comunque molti erano lì proprio per noi e posso dirvi che il suono delle chiarine in nostro onore non me lo scorderò mai.

O
Come Ospitalità. Semplicemente commoventi. Abbiamo conosciuto sindaci leghisti in Romagna,  assessori comunali che guadagnano 120 euro al mese in servizio 24 ore su 24 se ci sono problemi. Ci accoglievano in comune e, senza discorsi preparati, ci facevano capire quanto erano contenti di farlo. Ci parlavano dei loro problemi e delle loro speranze. Abbiamo scoperto il  volto vero del far politica, quello di sacrificarsi per gli altri.

P
Come Pellegrini. Sulla felpa ufficiale c’era scritto “Pellegrini si nasce”  e noi parafrasando Totò “Modestamente lo nacquemmo”.  Quella maglia blu scuro l’abbiamo portata per 120 chilometri e parecchi l’hanno anche  riconosciuta per strada. “Siete i pellegrini? Buon viaggio!”. Ce lo siamo sentiti dire più volte e ci ha fatto molto piacere.

Q
 Come Quote rosa. A parte la macchina fotografica rosa pallido di Stefano Frassineti  le nostre vere quote rosa si chiamavano Rosanna e Serena, che di pallido non avevano niente. Tra un branco di maschietti mezzi rotti loro non hanno avuto un problema, un momento di cedimento, un dolorino dichiarato. Due rocce!! Hanno anche sfatato luoghi comuni come quello che le donne sono ritardatrici croniche. Sempre in prima fila alla partenza e, con gravi danni per l’ego maschile, all’arrivo.

R
Come rotture. Nessuna per fortuna, ma i prodotti più usati sono state le pomate antidolorifiche ed i cerotti per le vesciche ai piedi. 

R
come Ristoranti. Quattro cene, quattro bellissime esperienze, pochi piatti sbagliati. Di media (almeno per me) molto meglio i primi dei secondi. Molto buoni i dolci che di solito non raccolgono le mie preferenze. Mi sembra giusto riportare i nomi dei locali: Grand Hotel delle Terme a Castrocaro, Vecchio Convento a Portico di Romagna, Agnoletti a San Godenzo e Toscani da Sempre a Pontassieve.

S
 Come silenzio. Il silenzio assoluto forse  non esiste ma quando ti ritrovi in compagnia solo dello sciaquio di una cascatella e del vento tra gli alberi pensi che tanti dei rumori che noi creiamo, oltre che inutili, sono quasi osceni.

T
Come treno. Quello che abbiamo preso per andare a Forlimpopoli il giorno prima della partenza. Penso si ricorderanno di noi. Non abbiamo fatto altro che mangiare e bere. Io ho personalmente affettato pani ad iosa  e preparato panini per tutti,  Marco Sodini ha stappato bottiglie a ripetizione: gli altri? Mangiavano. Sembrava più una festa che un viaggio. Bellissimo!

U
Come unzione (non estrema). Sto parlando del mio rito serale e mattutino con una pomata all’arnica. Vero toccasana per muscoli che avrebbero avuto bisogno di maggiore allenamento.

V
come vesciche. Me le porterò, anzi, ce le porteremo dietro per diverso tempo ma saranno un po’ come le medaglie al valore. I miei piedi la pensano diversamente ma li lascio dire.

Z
come Zaino. Per fortuna Rosanna ha avuto l’idea di organizzare un trasporto valigie di tappa, altrimenti i nostri zaini sarebbero stati molto più carichi e sicuramente noi molto più stanchi, rotti ed affaticati. Vi garantisco che portarsi 12-14 chili sulla schiena per  7-8 ore ti porta velocemente a vedere madonne in ogni luogo. Con 3-4 chlil la cosa è mooooooolto più facile e soprattutto godibile.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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