Ottimo inizio per la “Summer School Sergio Ferrari”3 min read

Il compianto giornalista trentino Sergio Ferrari, esperto di agricoltura, nel corso della sua attività di divulgatore ha seguito dei paradigmi che ha voluto trasmettere a chi si occupa di comunicazione: comprendere l’argomento di cui si sta scrivendo e aggiornarsi, verificare le fonti e ogni tanto ampliarle o sostituirle, semplificare la scrittura (soggetto, verbo, complemento), rileggere e mettersi nei panni di chi legge. Il giornalista è una figura libera, autonoma e indipendente, deve prendere sempre una posizione, sostenere le proprie idee e rispettare quelle degli altri. La scrittura ha una funzione sociale poiché la lettura porta alla formazione del carattere e della professione.

E così Attilio Scienza, grande amico di Sergio Ferrari, ha voluto fondare (diventando anche Presidente del Comitato Scientifico) la Summer School “Sergio Ferrari”, svoltasi ad Isera presso La Casa del Vino della Vallagarina.

Hanno fatto parte del comitato scientifico anche Massimo Bertamini, Andrea Berti, Alessandro Ceschi, Danilo Gasparini, Luigi Mariani, Lujgi Velasco e il direttore di corso Nereo Pederzolli .

Lo scopo, nella impegnativa  settimana di fine settembre, è stato quello di trasmettere gli strumenti e le conoscenze per effettuare una formazione specifica in tema della sostenibilità ambientale, per una comunicazione corretta, documentata, sintetica, libera e responsabile del settore del vino e della viticoltura.

Gestione del rischio in agricoltura, cambiamento climatico, miglioramento genetico, sostenibilità (socio-economico-ambientale), innovazione tecnologica in viticoltura ed enologia sono alcuni argomenti fulcro della formazione teorica e pratica rivolta ad una quindicina tra giornalisti, pubblicisti/professionisti, ma anche a divulgatori social già operanti sul territorio nazionale.

L’impostazione delle lezioni ha previsto al mattino una gestione di tipo accademico, mentre nel pomeriggio delle tavole rotonde di approfondimento durante le quali non sono mancate le occasioni di dibattito, anche dai toni vivaci.

Molti comunicatori vivono in un loro mondo dove le conoscenze tecniche specifiche sono superficiali o spesso mancano, non consentendo un adeguato approfondimento all’altezza dei bisogni di informazione del consumatore contemporaneo (che peraltro ha quasi del tutto dimenticato il passato rurale). In molti casi si generano incomprensioni, leggende metropolitane o nei casi più gravi delle fake news. Bisogna anche saper raccontare le conoscenze e le innovazioni scientifiche traducendole in un linguaggio comprensibile al grande pubblico, una sorta di “volgarizzazione”, come l’ha definita il prof Scienza, una “traduzione” in linguaggi comprensibili dei saperi appresi (cosa che peraltro al professore riesce benissimo).

Cambiamento climatico, miglioramento genetico, sostenibilità, innovazione tecnologica, parole che spesso possono spaventare chi si occupa di agricoltura (e non solo). Curioso come soprattutto nel campo della viticoltura vi sia una forte resistenza all’innovazione tecnico-scientifica ed informatica, mentre in cantina il tutto è molto sdoganato. La “Summer School Sergio Ferrari” alla sua prima edizione ha aiutato i partecipanti a capire come sia importante l’informazione.

In sintesi, è bene scostarsi dalla descrizione romanzata e bucolica della coltivazione della vigna, rispettandone e mantenendo vive tradizioni e ricordi. Per vincere le resistenze ai cambiamenti è bene guardare al futuro, quindi guardare verso innovazione, tecnologia nella salvaguardia delle tradizioni e del paesaggio territoriale.

L’importanza del trasferimento delle nuove conoscenze attraverso la corretta comunicazione è determinante, per questo è fondamentale collegare ricerca, innovazione e sperimentazione alla comunicazione, tassello importante per una giusta informazione.

Ottima partenza per la Summer School “Sergio Ferrari”, e saranno ancora molti gli argomenti sui quali si potrà porre attenzione nel corso delle prossime edizioni.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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