Onda su onda, il mare (diVino) mi ha portato qui…5 min read

E’ una bella giornata di metà novembre quando mi dirigo verso il terminal crociere del porto di Livorno.
Le previsioni dicono che da lunedì arriverà il freddo ma io intanto mi godo questa domenica mattina con temperature ancora primaverili, ascolto musica guidando e fantastico su quanto mi piacerebbe avere la prenotazione per una crociera; a prescindere dalla destinazione. E’ solo il viaggio che conta.

Invece ho  l’accredito per la nona edizione di MarediVino dove, se mi si permette la similitudine, se l’approdo sarà la degustazione di ottimi vini selezionati dai sommelier Fisar, il viaggio sarà altrettanto piacevole ed interessante attraverso sapori, aromi, gusti, tradizione, innovazione, racconti dei produttori presenti  che accompagnano alla piacevolezza del prodotto finale: il vino, appunto.

Il vino protagonista principale, ma non unico, di questa ormai collaudata manifestazione; come ogni anno infatti ad accogliere appassionati, professionisti e anche semplici curiosi, lo spazio show coking e lo spazio food con espositori/produttori di cibarie di ogni tipo ma rigorosamente della provincia di Livorno.

Come della provincia di Livorno sono  i vini presenti,  fatta eccezione per gli ospiti fuori zona che ogni anno arricchiscono il parterre degli espositori .

Quest’anno per esempio erano  presenti, in occasione dei  50 anni delle DOC “Verdicchio dei Castelli di Jesi”  e “Montepulciano d’Abruzzo” le  delegazioni FISAR Castelli di Jesi e FISAR L’Aquila. Ambasciatrici entrambe di due eventi dove 50 produttori scelti presentavano i loro vini.

Come sempre non  posso parlare di tutto quello che ho degustato, quindi mi limiterò a quello che mi ha particolarmente colpito, per esempio il Verdicchio Montecappone 2017, fresco, fruttato e floreale ma molto delicato,  piacevole, con l’amaro finale tipico ma non eccessivo e  con un retrogusto particolare di anice che lascia la bocca pulita ed invita alla beva: sicuramente versatile negli abbinamenti dall’aperitivo ai secondi di pesce e/o di carni bianche.
Sempre nella zona ospiti erano rappresentate Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia da alcuni produttori appartenenti alla FIVI.

Il Consorzio 5 Terre Sciacchetra’, invece, era presente nella zona “special guest”con una interessante selezione di vini tra i quali ho apprezzato il Cinque Terre Costa da’ Posa, nel classico uvaggio Bosco Albarola e Vermentino: profumi di fiori, erbe di campo e macchia mediterranea, con giusta acidità e sapidità  in equilibrio con una bella morbidezza. Si sente nel calice tutta la brezza salmastra di Manarola, una delle cinque terre da dove provengono le uve.

Ottimo lo Sciacchetrà, selezione accurata delle solite uve  ma in percentuali diverse lasciate appassire naturalmente per due mesi sui graticci, poi dopo una parziale macerazione sulle bucce si procede con l’affinamento in acciaio per circa 16 mesi. Il risultato è un bouquet al naso di ginestra, arancia candita, fichi secchi, albicocca disidratata e nocciola; una  bocca fresca, sapida, con la conferma dei profumi in particolare note agrumate candite e frutta secca e disidratata con anche una leggera nota  affumicata ed amaricante che fa salivare ed invita ad un altro sorso.


Continuo a fare un giro “fuori zona”  (del resto sono in crociera)  e prima di arrivare a destinazione faccio qualche tappa. Il prossimo “porto” è nella zona tra il Carso e l’Isonzo, dove qualche anno fa Luca Fedele, un ragazzone pieno di entusiasmo, decide di buttare la tuta da operaio, abbandonare al fabbrica e dedicarsi ai vigneti di famiglia. Continua la produzione di vino sfuso e intanto studia, sperimenta e prende altri vigneti in affitto. Inizia ad imbottigliare e lo fa  con successo, continuando la produzione con metodi più naturali possibile, rispettando in vigna l’ecosistema sia nel terreno che sulle piante, senza uso di diserbi e concimando con prodotti naturali. In cantina le fermentazioni sono spontanee, in cemento per i bianchi e in acciaio per i rossi.


Ho degustato con piacere il loro spumante Emily (100 % verduzzo friulano),  metodo Charmat lungo, 12 mesi sui lieviti in cemento, 2 mesi in autoclave e in commercio dopo due mesi di bottiglia. Dosaggio extra dry ma mai più di 12.5/13 g/l, quindi “quasi brut”, con perlage fine, vivace e persistente, un naso di fiori e frutti bianchi e note agrumate, sorso morbido e piacevole, con un ottimo rapporto qualità prezzo che non guasta.
Mi è piaciuto anche il Clap Blanc 2017, Malvasia Istriana, 7 mesi sui lieviti in cemento, leggera filtrazione e in bottiglia da fine giugno 2018. Fruttato al naso con una bella bocca, avvolgente.
Finisco il mio giro in terre “straniere”, prima di approdare finalmente in terra labronica, con i vini dell’azienda Korsic,  nel cuore del Collio.. Il  Friulano in purezza, aromatico, fruttato, molto piacevole, e il Collio, un uvaggio di Friulano, Ribolla Gialla e Chardonnay più semplice sia nei profumi che al gusto, ma molto tipico.

Ed eccomi alla fine di questo viaggio con due conferme e qualche piacevolissima scoperta: il  Rosatico, di Poggio al Grillo,  rosato da Aleatico di cui vi parlai due anni fa e che spero abbiate avuto modo di assaggiare, anche quest’anno (in degustazione il 2017) con una beva piacevolissima, note di frutti rossi al naso, sapido, acido, leggermente tannico in equilibrio: la giusta alcolicità lo rende perfetto in abbinamento con molti piatti della tradizione toscana. L’altra azienda ritrovata con piacere è la Tenuta de Fanti,  con lo splendido Trebbiano in purezza di cui vi parlai con entusiasmo lo scorso anno che si è confermato in tutta la sua piacevolezza con un naso di frutta matura ma croccante che ritrovi in bocca accompagnata da una buona acidità: come quando in estate le pesche e le albicocche hanno raggiunto la piena maturità ma la polpa è bella soda e la dolcezza ancora non stucchevole.


Due infine  le aziende che mi hanno piacevolmente colpito e dei cui vini non vi parlo solo perché spero di poterlo fare presto dopo una visita in cantina: Colline di Sopra, un’azienda biologica con vini che ben si affiancano alla cucina locale, cacciucco compreso, e Mulini di Segalari, con un Vermentino ed un Bolgheri che ben rappresentano il terroir.

Bene, siamo giunti a destinazione, l’equipaggio FISAR ci invita a sbarcare e ci da appuntamento alla prossima edizione, che sarà la decima. Prepariamo il gran pavese dunque, festa a bordo!

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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