Olio nuovo, ma nuovo nuovo!3 min read

La Toscana avrà pure insegnato al mondo che è meglio raccogliere le olive appena mature, senza tanti indugi, ma molti hanno seguito, sempre più numerosi e ovunque.

Del resto già duemila anni fa, nell’antica Roma, pare che venisse definito eccellente l’Oleum ex albis ulivis cioè l’olio ottenuto da frutti ancora pallidi.

Ma non mi era mai capitato un assaggio di extravergine il 30 settembre, franto tre giorni prima! Ero a Foligno per “Primi d’Italia”, festival nazionale dei primi piatti. Ore 13, al pranzo della serie “cucina d’autore”, Daniele Usai de Il Tino di Fiumicino ha presentato i suoi piatti. Ottimi. Sul tavolo c’era una bottiglietta di extravergine  per ogni ospite, che non era il caso di aprire di fronte a preparazioni senza bisogno di aggiunte. Un souvenir, piuttosto.

La sorpresa è stata che si trattava proprio di un olio di  questo 2017, dal frantoio Gaudenzi della vicina Trevi. Nel pomeriggio è seguita dunque la visita al frantoio, dove la versione da 0,75 era già in vendita, e gli acquirenti non mancavano.

Gaudenzi è una bella impresa familiare che comprende frantoio e oliveti (questi ultimi in espansione). L’etichetta è il Quinta Luna, nota a livello nazionale: dopo cinque lune dalla fioritura si comincia a raccogliere e frangere, stavolta è toccato a fine settembre. I primi lotti vengono racchiusi in vetro trasparente, senza filtrare: ed è una festa verde per gli occhi. Il profumo è fragrante di erba e mandorla fresca; l’impressione generale è di densità e il profumo da “spremuta di frutta”, un pesto di erba e mandorla fresche; il finale ha un amaro gagliardo che nei prossimi giorni andrà a perdersi su lenticchie, patate, polenta e quant’altro.

Insomma un biglietto da visita per l’annata e per l’azienda, in attesa del lavoro tosto delle prossime settimane. E’ stato franto prevalentemente Leccino, più pronto (e capriccioso se raccolto più in là). Ma assicurano che tutti gli oliveti di proprietà presentano bei frutti, nonostante l’estate che abbiamo conosciuto.

In realtà sappiamo che i Gaudenzi si aspettano il massimo della qualità dall’oliveto di Sant’Arcangelo, dai 400 metri ben in su, dove le olive Moraiolo non sono ancora pronte.

Se sia in atto una corsa a frangere per primi e dove possa portare non saprei. Ma intanto  meditando sulla tempistica olearia mi è tornata alla mente qualcosa, e sono andato a rileggermi la famosa novella “La roba” di Giovanni Verga: “…poi veniva un uliveto folto come un bosco, dove l’erba non spuntava mai, e la raccolta durava fino a marzo”.  E più sotto: “Le donne che stavano accoccolate nel fango, da ottobre a marzo, per raccogliere le sue olive, non si potevano contare, come non si possono contare le gazze che vengono a rubarle”.

 Marzo? Ma era il latifondo, dirà qualcuno. Roba dell’ottocento, aggiungerà qualcun’altro. Il solito Meridione, secondo i nordisti. Può darsi. Ma intanto basta andare sul sito del ministero e curiosare fra i disciplinari delle DOP per convincersi che l’argomento è tutt’altro che scontato. Su quello del Riviera Ligure si può leggere all’articolo 5, punto 7: “La raccolta delle olive … deve essere effettuata entro il 31 marzo di ogni anno”. Buon lavoro!

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


LEGGI ANCHE