“Non famolo strano”, ovvero come impiantare un vigneto.3 min read

Conoscere e progettare un impianto moderno “parte 1^”

Per poter ottenere il massimo risultato, sia in termini tecnici di buona qualità delle produzioni, di buona operatività generale delle macchine, ecc., che economici  per contenere il costo di produzione delle uve da vino, e migliorare l’organizzazione dell’attività viticola, occorre rispettare una condizione fondamentale: il vigneto deve essere progettato e impostato fin dall’impianto, cosa sicuramente non facile di questi tempi.
Per i vigneti del futuro (quelli che dovranno affrontare viaggi intercontinentali e forse spaziali), la progettazione è una fase necessaria che deve essere curata nei minimi dettagli, valutando attentamente tutte le soluzioni tecniche disponibili. E’ necessario applicare in maniera rigorosa i principi agronomici (e non piantare tanto per piantare perché scadono i diritti, o ci sono i contributi della CE di mezzo)  ed essere allo stesso tempo "flessibili" nella scelta delle soluzioni più opportune per le singole aziende, soprattutto quelle più piccole e meno specializzate, tenendo in considerazione la gestione tradizionale e il parco macchine già presente, per non fare di tutte le Aziende o intere zone un unico vigneto, con un unico vitigno, unico clone, unico portainnesto,…. .

 

Principi generali per l’allestimento di un nuovo vigneto.

In estrema sintesi, provo ad elencare alcuni degli elementi principali su cui si deve basare la realizzazione di un impianto di viti moderno:

In estrema sintesi, provo ad elencare alcuni degli elementi principali su cui si deve basare la realizzazione di un impianto di viti moderno:

 idonea sistemazione del terreno (drenaggio, orientamento dei filari in collina, ritocchino, ecc.);

 adeguato dimensionamento delle aree di servizio per consentire facilità di manovra con le macchine;

 inerbimento di un’area più o meno ampia nello spazio interfilare (comunque tale da consentire il transito dei mezzi     meccanici sul cotico erboso, in particolare per i filari a ritocchino);

 corretto allestimento della struttura di sostegno (opportuna scelta di pali e fili);

 viti singole e non accoppiate;

 adeguati sesti d’impianto;

 opportune lunghezze dei filari;

 sistemi di allevamento idonei ad una gestione meccanizzabile

 

Adattabilità del vigneto all’impiego della meccanizzazione.


Anche se nel nostro Paese la meccanizzazione e la raccolta a macchina sono poco diffuse, e le prospettive di sviluppo sono piuttosto contenute o limitate ad alcuni ambienti, conviene in ogni caso predisporre il vigneto per queste tecniche, senza nascondersi dietro la reale difficoltà di reperire manodopera specializzata e riduzione dei costi di produzione.
A questo scopo per esempio i sostegni devono essere robusti ma al tempo stesso elastici per sopportare senza danno le percosse degli scuotitori e non lasciar cadere frammenti di materiali assieme all’uva raccolta. Nell’ipotesi che il vigneto, anche se in un futuro non immediato, possa risultare interessato alla vendemmia meccanica, vanno evitati i pali in cemento a spigoli vivi, che, oltre ad indebolirsi, rilasciano frammenti di calcestruzzo dannosi per la macchine trasformatrici (pigiatrici, pompe, presse) e per il vino.
Altrimenti si rischierebbe di produrre vino troppo “robusto e rinforzato”, che qualcuno potrebbe diffondere come vino fatto con materiali per l’edilizia………

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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