Noi, gli intolleranti spesso poco tollerati5 min read

Da tempo in redazione ci chiedevamo se non fosse il caso di affrontare questo argomento sul nostro  giornale che da sempre si occupa di vino e di cibo, dal momento che ci sono sempre più persone che con il tempo hanno sviluppato una serie di intolleranze alimentari, dovendo così rinunciare ai vari piaceri della tavola e della convivialità. Persone che si vanno ad unire a quelle che, purtroppo per  loro,  celiaci o allergici o anche semplicemente intolleranti a qualcosa lo sono da sempre e quindi forse sono anche più abituati a gestire la cosa.

E così il direttore ha chiesto a me, che intollerante lo sono diventata con il tempo e come conseguenza di un’altra sindrome, la fibromialgia,  se mi andava di raccontare un po’ di questo mondo  solo apparentemente  lontano ma che più o meno sfiora ognuno di noi. Credo che chiunque abbia un amico, un parente, un collega con problemi di questo tipo.
Ci ho pensato parecchio,  scartando una serie di idee banali. Inutile per esempio suggerire ricette che si possono trovare ovunque, ci sono in rete decine di siti specializzati in questo. Idem per quanto riguarda il suggerire alimenti senza glutine o lattosio.
Alla fine l’idea su come iniziare a scrivere l’ho avuta all’indomani di una spiacevole esperienza, quando cioè sono finita in ospedale per la superficialità di un ristoratore.


Purtroppo ci sono persone, per me piuttosto stupide, che si spacciano per celiaci e/o intolleranti e non lo sono veramente. Semplicemente per la convinzione (sbagliata), in rapida e pericolosa diffusione, che mangiare senza glutine faccia bene.

Queste persone evitano il glutine, salvo poi a fine pasto mangiare un pezzettino di torta e di fronte allo stupore del cameriere dichiarano candidamente: “Sa, in realtà non sono celiaco ma preferisco evitare il glutine…”

Per questo ci sono ristoratori che si sono scocciati, non credono più al cliente e sottovalutano la richiesta di attenzione da parte di chi non conoscono pensando: “Sì, va be’, un altro che per moda mangia gluten free…”


Un amico ristoratore mi disse una volta, dimostrando di avere coscienza ed intelligenza, che a lui non interessava se solo uno su cento lo era veramente, perché se quella persona veramente celiaca su cento “fasulli” sta male nel suo ristorante lui ha la salute della persona sulla coscienza, oltre che sicuramente ripercussioni sulla propria attività.
Ho sentito camerieri dire:“Uffa, ma se hanno problemi di salute perché non se ne stanno a casa?” Forse perché anche noi abbiamo diritto ad uscire con gli amici? O forse perché è una ricorrenza particolare e non possiamo rifiutare l’invito? O forse perché è un pranzo di lavoro?  O una cena di famiglia? O siamo in vacanza e dobbiamo pur mangiare? O siamo in viaggio per lavoro e ci dobbiamo pur nutrire?

celiachia diffusione mondiale

Come ho scritto all’inizio essere o diventare intolleranti implica non solo rinunce ai piaceri della tavola ma anche a quelli  della convivialità, proprio perché spesso, per non metter qualcuno in difficoltà si rinuncia a partecipare a pranzi e cene, oppure si va portandosi “il panierino” da casa come si faceva da bambini all’asilo e comunque sempre con il terrore della contaminazione, perché qualcuno dopo aver preso con le mani una tartina potrebbe semplicemente toccare il tuo pane, le tue gallette, le tue cose che ti sei portato da casa e crearti, senza volerlo, un grosso problema.

Perché ecco la nota dolente che molti, ristoratori compresi, ignorano: la contaminazione!

Il contatto  del cibo non contenente glutine con alimenti che lo contengono o semplicemente con stoviglie o posate o mani che in qualche modo lo hanno anche solo sfiorato.

Soprattutto per la celiachia e per la glutensensitivity (sensibilità al glutine non celiaca, cioè una forte intolleranza al glutine senza  malattia celiaca) la contaminazione è pericolosa tanto quanto l’ingestione diretta di glutine, perché provoca sintomi talvolta molto violenti ed immediati anche se la quantità di glutine ingerita è minima.
Una volta in una enoteca in Friuli dove si erano raccomandati di porre attenzione perché una delle persone era celiaca, al mio informare il cameriere che la persona in questione ero io questo mi disse, pensando di fare una battuta simpatica: “tranquilla signora, siamo abituati a tutto ormai… tra religioni, ideologie  e intolleranze… “ io risposi che la differenza è che se un mussulmano mangia il maiale non sta male, fa solo peccato, così come se un vegetariano mangia carne non sta male, va solo contro la propria scelta ideologica. Ma se io ingerisco glutine oltre a star male  rischio anche complicazioni future.
Il cameriere capì di aver fatto una gaffe, si scusò,  mi garantì che avrei potuto mangiare tranquillamente, mi portò una pasta senza glutine, mi fidai, ma evidentemente in cucina non furono attenti alla contaminazione e passai il resto della serata e della nottata… in bagno.

L’altra sera la cosa si è ripetuta. Altra situazione. Altro ristorante. Altro malessere, più grave.  Amici mi invitano in un ristorante di Torre del Lago dove non sono mai stata: sono titubante per la mia condizione ma un amico insiste dicendo che farà presente la cosa e sicuramente non ci saranno problemi. Telefona e così (apparentemente) è. Ordino un pesce al forno raccomandandomi per la contaminazione, nel frattempo portano due assaggi di antipasto che rifiuto ma il cameriere dice che posso mangiarli  e mi fido. Quando arriva il pesce sto già male, improvvisa sonnolenza, nausea, confusione mentale. I commensali che non mi conoscono pensano che abbia bevuto troppo. Non è così. Il vino l’ho solo assaggiato. Ma faccio fatica anche a parlare. Chiamano un medico  che a sua volta chiama l’ambulanza. Nel tragitto per l’ospedale perdo conoscenza.
Diagnosi: Reazione allergica per contaminazione. Sintomi da intossicazione alimentare.

Ecco, io sono una intollerante tollerante e non voglio creare problemi a chi lavora quindi ho deciso che non ne farò un casus belli ma andrò comunque a parlare con il titolare del ristorante. Per dirgli almeno con quanta leggerezza  ha trattato il mio problema.

E ora come andiamo avanti? La mia  idea è segnalare locali (dopo averli provati, ovviamente) non  solo certificati dall’ AIC o comunque specializzati ed attrezzati, ma anche quelli dove troverò comunque una attenzione particolare, e vi assicuro che ve ne sono! Inoltre  segnalerò eventi e notizie che riguardano l’alimentazione “senza” qualcosa (e non solo senza glutine) che riterrò  interessanti.
Perché anche “senza”  si può vivere “con”: senza alcuni alimenti ma con gusto, senza paura di star male e con  serenità.

Tiziana Baldassarri

Ho due grandi passioni: il mare ed il vino. La prima mi fa vivere, la seconda gioire. Dopo il diploma di aspirante al comando di navi mercantili ho lavorato nella nautica sia in terra che in mare per poi approdare a scuola, dove sono assistente tecnico mentre dopo il diploma di sommelier ho partecipato attivamente alla vita di FISAR  facendo servizi, curandone i corsi come direttore e ricoprendo cariche istituzionali.

Ma la sublimazione assoluta della passione enologica è arrivata con l’arruolamento nell’esercito di winesurf dove degusto divertendomi  e mi diverto degustando, condividendo sia con gli altri “surfisti” sia con coloro che ci seguono, le onde emozionali del piacere sensoriale.


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