Montefalco: la cantina del “povero” fraticello.2 min read

Di solito si dice “Se rinasco vorrei essere un miliardario!” Dopo la mia ennesima visita a Montafalco, piccola e meravigliosa cittadina medievale, incastonata nel centro dell’Umbria, la frase suddetta si trasformerà in “Se rinasco vorrei essere un umile fraticello che, nel XVI secolo viveva nel convento di San Francesco a Montefalco”.

Da una parte infatti poteva bearsi dei meravigliosi affreschi di Benozzo Gozzoli e delle molte altre opere d’arte che inghirlandavano la sublime chiesa di San Francesco. Dall’altra, scendendo pochi gradini, giova del vino prodotto dagli stessi frati con sistemi di vinificazione che, allora, erano all’avanguardia della tecnica.

Da ieri questa cantina, dove si trovano vasche di vinificazione utilizzate sin dal XIV sec ed alcuni strumenti di cantina (parte dei torchi in legno, caldaie per il vino cotto etc), è visitabile e godibile da tutti. Questo grazie all’impegno del Comune di Montefalco (per informazioni ed orari di visita http://www.montefalcodoc.it/ che ha investito forti cifre nel recupero delle numerose opere d’arte e cimeli storici della cittadina.

Ma torniamo al nostro fraticello: dopo l’assaggio, direttamene dalla botte, del forte e saporoso vino da uve Sagrantino (che praticamente da sempre erano piantate nelle campagne vicine) poteva anche sentire un po’ di fame. Allora Il nostro non doveva far altro che salire al piano superiore, uscire dalla chiesa ed entrare nel forno che si trovava attaccato alla stessa. Magari uscendo alzava gli occhi al cielo e, riabassandoli si soffermava sul panorama mozzafiato che da Montefalco spazia verso Perugia, il Monte Subasio, i Colli Martani, Foligno, Spoleto e chi più ne ha più ne metta.

Ricapitoliamo: grandi opere d’arte da ogni parte, Sagrantino DOF (denominazione d’origine Fraticelli….) in quantità, pane a sazietà, panorami da urlo. E’ vero che c’era anche da “orare et laborare”…..ma vuoi mettere???? Torniamo seri per un momento e parliamo di queste cantine appena aperte e restaurate con equilibrio ed arte. Meritano una visita per capire come l’ingegno umano sapesse far tesoro delle poche conoscenze del periodo. E’ importante rendersi conto delle difficoltà enologiche di allora e di come venivano superate, per comprendere quanto l’uomo abbia fatto nel campo dell’enologia, ma soprattutto quanto questo settore sia collegato da sempre in maniera inscindibile a noi ed alla nostra storia: quella alta scritta sui libri e quella di tutti i giorni, semplicemente vissuta. Usciti dal museo è obbligatorio un bel calice di Sagrantino. Se vorrete saperne di più su questo particolarissimo vino umbro non perdetevi le nostre degustazioni, che pubblicheremo subito dopo la prossima estate

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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