Milo e le sue vigne: una bellissima terra tra il mare, l’Etna e il futuro4 min read

Le brutte foto di quest’articolo servono comunque a rendere l’idea di che cosa voglia dire fare vino sull’Etna e in particolare a Milo.

Milo è un piccolo comune (nemmeno 20 km²) nel Parco dell’Etna  di poco più di mille anime, spalmato su un territorio praticamente in verticale, che parte da circa 400 metri e arriva attorno ai 1800. Da una parte ha il mare, dall’altra il vulcano e questi due “Convitati di Pietra” tanto di pietra non sono, perché determinano il clima e il suolo e quindi cosa e come si può coltivare.

milo panorama dal paese

Ma andiamo con calma. Forse qualcuno non sa perché Winesurf è andato a Milo e quindi lo ridico: siamo stati invitati dal Comune a fare le degustazioni, per la nostra guida, dei vini siciliani. Quindi il Comune di Milo, con in prima persona il sindaco Alfio Cosentino, ci ha raccolto i vini da tutta la Sicilia e organizzato la degustazione. Alla fine abbiamo potuto degustare quasi 120 vini tra bianchi, rosati e rossi e  soprattutto abbiamo potuto approcciarci alla viticoltura locale.

Dei risultati degli assaggi parleremo in altri articoli. In generale però possiamo dire che l’Etna è forse l’unica zona viticola siciliana che ha vini con precise e ben riconoscibili caratteristiche: queste vanno oltre il vitigno e la “mano” del produttore, spesso invece ben presente in altre zone e con altre uve (vedi nero d’avola o inzolia o grillo). La cosa importante è che questa riconoscibilità è stata affiancata negli ultimi anni da un miglioramento qualitativo generalizzato, che permette di apprezzare ancor di più le caratteristiche territoriali. Il resto ve lo diremo alla pubblicazione dei risultati e quindi  torniamo su Milo e il suo “terroir”.

Dalle foto vedete il mare (Milo si trova nell’entroterra  tra Catania e Taormina)  neanche tanto all’orizzonte, tanto da pensare  di poterci fare un tuffo: da Milo sarebbe un tuffo complicato, perché i vigneti che sembrano davanti al mare sono quasi a 800 metri di altezza. Milo e buona parte del suo territorio è infatti una terrazza naturale affacciata sullo Ionio.

Il  fatto avere il mare davanti e il vulcano alle spalle porta ad un clima inaspettato, perché l’umidità marina viene spinta verso l’interno e, scontrandosi con le correnti d’aria che un vulcano di 3000 metri può creare, si trasforma in pioggia. Così le precipitazioni medie nel comune sono attorno ai 1500 mm; più che in diversi comuni di Langa, tanto per dare un’idea.

Inoltre il suolo è particolarissimo, perché formato quasi esclusivamente da polvere vulcanica e da una specie di argilla che (come a ben spiegato il professor Scienza in un convegno organizzato dal Comune) riesce a trattenere molta acqua e a rilasciarla con lentezza. Questa situazione porta a vari vantaggi e svantaggi per la viticoltura: da una parte poter lavorare su un terreno facile da “incidere”, anche troppo facile visto che occorrono sempre muretti a secco per regimentarlo ed evitare smottamenti.

Dall’altra di avere comunque un terreno (grazie a questa particolare sostanza argillosa) con un minimo di compattezza e soprattutto con la  possibilità di mantenere una giusta umidità, in cui si trovano  le adeguate sostanze nutritive per la vite.

Vite che, per quanto riguarda Milo, resta volutamente al singolare, nel senso che a quest’altezza le uve a bacca rossa non maturano bene e quindi praticamente l’unica uva piantata è il Carricante.

Negli ultimi anni  gli ettari vitati sono aumentati moltissimo, ma esistono comunque tanti piccoli appezzamenti con viti ultracentenarie: uno di questi (nemmeno mezzo ettaro) è del Sindaco e il bianco che nasce da quelle viti, anche se per “uso familiare”, non ha niente da invidiare a tanti bianchi  italiani.

Una cosa bella che abbiamo capito nei giorni trascorsi a Milo è che, aldilà dei grandi nomi come Salvo Foti o Benanti hanno piantato molti ettari negli ultimi tempi, esistono tanti piccoli e piccolissimi produttori che potrebbero produrre e imbottigliare bianchi di ottimo livello.

Non per niente sta per nascere una “Cooperativa di Comunità” che  metterà assieme le varie potenzialità del territorio (piccoli e piccolissimi produttori d’uva, ma anche ristoratori, affittacamere, B&B, operatori del turismo e naturalmente il Comune) per cercare di far crescere e conoscere questo bellissimo territorio.

Un territorio dove la viticoltura con il tradizionale alberello etneo, che non rimane basso sul terreno ma si innalza oltre i 160-170 cm. e con una densità di impianto che arriva spesso oltre le 8000 piante per ettaro, sta sempre più dimostrando di essere la base su cui costruire un bel futuro.

Per questo noi di Winesurf saremmo felici di poter partecipare alla Cooperativa e di raccontare i progressi enoici di un bel numero di piccoli viticoltori, ancora lontani dal mondo del vino imbottigliato ma con la voglia di arrivarci a breve.

E a breve avremmo voglia anche noi di tornare a Milo, non tanto per la massacrante Etna Marathon, corsa ciclistica internazionale  in mountain bike  del prossimo 22 settembre, quanto per continuare a visitare la zona e (va bene, lo ammettiamo) per tornare a mangiare ai Quattro Archi, un locale (Chiocciola slow food) che già da solo vale il viaggio.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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