Quest’articolo nasce a quattro mani, anche se in realtà sarebbe più giusto dire a “due occhi, e due mani”, dove il proprietario degli occhi è diverso da quello della mani. Tutto questo per dire che Umberto Valle, caro amico e produttore maremmano di alto livello ha partecipato a Millesime Bio, la manifestazione dedicata a biologici e biodinamici certificati che si svolge ogni anno a Montpellier e al ritorno mi ha fatto un accurata relazione (da produttore partecipante alla fiera) che ho subito riportato su carta.
Partiamo dal dato sicuramente meno positivo per lui e cioè che a fronte di un aumento sensibile degli espositori non c’è stato lo stesso incremento di visitatori. In particolare sono mancati quasi in toto i visitatori asiatici che invece gli anni scorsi erano numerosissimi. Forse la colpa della diminuzione di visitatori si deve anche a ben sei “fiere off” (cioè aziende che si raggruppano e si presentano al pubblico negli stessi giorni in una sede vicina alla fiera) organizzate in contemporanea.
A Millesime Bio non esistono stand aziendali: ogni produttore ha il proprio tavolo (al massimo due aziende per tavolo) e la sua postazione dipende esclusivamente dalla data di iscrizione: chi si iscrive per primo trova spazio appena si entra in fiera e avanti così fino agli ultimi che quest’anno erano nel terzo padiglione. Questa suddivisione alla “chi arriva primo meglio alloggia” certamente crea non poca confusione e difficoltà a chi vorrebbe farsi un’idea non dico per denominazione ma almeno nazionale, però questo passa il convento che ha comunque previsto un maggior spazio tra tavolo e tavolo rispetto agli anni passati, migliorando così “la privacy” del rapporto produttore-visitatore.
Ma l’organizzazione mette sempre a disposizione dei visitatori uno spazio di degustazione libero dove ogni azienda può presentare i suoi vini. Praticamente una bella fetta di un padiglione è attrezzato con una lunga serie di tavoli con sopra bottiglie a degustazione libera, dove tutti possono andare, assaggiare con calma moltissimi vini senza avere davanti il produttore e dovere per forza sottostare al suo sguardo molto interessato e poi, se è il caso, segnarsi l’azienda e andare a parlarci. Con questo sistema, che funziona benissimo anche a Vinisud, si riesce a lavorare molto meglio e in molto meno tempo.
Ma veniamo alle tendenze: Aumentano i vini a zero solfiti (quanto in realtà è moda e quanto esigenza reale lascio a voi decidere) e oramai da molte parti si usano tappi non solo stelvin ma corona. Solo da noi siamo ancorati, praticamente per legge, al sughero. Nono solo: tre litri bag-in-box con dentro vini da 10-15 euro al litro sono quasi all’ordine del giorno e questa è sicuramente una tendenza molto interessante, visto che noi italiani siamo preda della cosiddetta “sindrome del Tavernello” che associa a quel tipo di contenitore (peraltro ottimo e perfettamente sterile) solo vini di fascia bassa.
Se dio vuole si alza sempre più anche il livello dei vini presentati: si parli di biologico o di biodinamico i vini con puzze e puzzette sono diminuiti in maniera drastica e questo, oltre ad essere un bene per tutta la categoria, dimostra che certi difetti non erano per forza associati alla filosofia produttiva ma al modo di produrre di tizio o di caio.
In definitiva una fiera interessante che quest’anno non ha riscosso il successo di pubblico che meriterebbe.