Me lo avevano regalato a carnevale e aspettavo l’occasione giusta per aprirlo, ma come spesso dico io il momento giusto per aprire una bottiglia… è quando decidi di aprirla. Non importa il motivo che ti spinge a farlo. E oggi è stata una giornata un po’ “agitata” e all’ora di merenda mi sentivo un po’ “sottosopra” e quindi una bottiglia che devi girare non solo per leggere l’etichetta al contrario ma soprattutto per agitare i lieviti e bere “turbio”, come consiglia il produttore, era perfetta.
Tolto il tappo a corona nel bicchiere si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati ovviamente torbido, naso fruttato, floreale, con qualche nota agrumata, pane, lievito. In bocca ritrovo sia le note fruttate che il lievito e gli agrumi; un buon corpo e la spiccata acidità lo rendono beverino ma allo stesso tempo persistente. Ottimo come aperitivo ma sicuramente in grado di accompagnare un piatto. Nel mio caso ha egregiamente “sgrassato” pane e mortadella.
Il metodo ancestrale di Iseldo Maule è a base di Garganega e Durella coltivate sul suolo vulcanico del Gambellara. Il mosto fermenta in acciaio e a fine fermentazione viene mantenuto sui lieviti in recipienti di acciaio inox fino alla Settimana Santa dell’anno successivo, poi messo in bottiglia (rigorosamente a mano e con tappo a corona) dove termina la fermentazione alcolica.
Gradazione alcolica: 11.5
Zuccheri residui: zero
Non filtrato, non chiarificato, senza aggiunta di solforosa. La CO2 è il suo conservante naturale
Intorno ai 10 euro.