Metanolo: ricordare per giustizia!2 min read

Burton Anderson non molto tempo fa ha sostenuto che lo scandalo del metanolo ha fatto molto bene al vino italiano. Lo ha detto (e qualcuno ha frainteso di brutto)  per sottolineare il fatto che rendersi conto di aver toccato il fondo ha dato un grande stimolo a tutto il settore e portato ad un netto miglioramento qualitativo dei nostri vini.

Se ha fatto bene al settore in genere ha fatto certamente molto male alle 23 vittime che allora bevvero quel vino ed alle molte persone che hanno subito danni permanenti come la cecità.

Perché ne parlo? Perché ho letto un bellissimo e quasi poetico articolo di Mario Crosta (leggi qui), personaggio dotato di una pervicace saggezza e di una incredibile memoria storica, che ricorda anche come a distanza di ben 27 anni le vittime del metanolo, pur avendo ottenuto una sentenza di chiara condanna per i responsabili e obbligandoli a risarcimenti per un totale di 31 miliardi di lire, ancora non abbiano visto una lira, pardon un euro.

L’Associazione Vittime del metanolo continua ancora a battersi per ottenere quello che le spetta di diritto ma i colpevoli sono risultati tutti nullatenenti e quindi, se non ci sarà un intervento deciso e diretto dello stato i 23 morti e tutte le altre vittime saranno vittime due volte. Considerate infatti che i colpevoli sono già da tempo liberi e che qualcuno (pare) si sia rimesso anche a fare vino.

In un momento in cui si beve sempre meno e (speriamo) sempre meglio, ricordare delle persone che sono morte solo perché avevano bevuto del vino non deve spaventare ma aiutare a ricordare quello che è accaduto e servire come monito per il futuro.

Proprio per questo vi chiedo di fare un piccolo sforzo di memoria e provare a ricordare cosa bevevate nel 1986 e che differenza c’era rispetto ad oggi. Ogni testimonianza sarà un piccolo mattoncino nel muro della memoria che dovrebbe servire a tenere vivo il ricordo e la speranza di una giustizia piena per chi, purtroppo, non c’è più.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE