Burton Anderson non molto tempo fa ha sostenuto che lo scandalo del metanolo ha fatto molto bene al vino italiano. Lo ha detto (e qualcuno ha frainteso di brutto) per sottolineare il fatto che rendersi conto di aver toccato il fondo ha dato un grande stimolo a tutto il settore e portato ad un netto miglioramento qualitativo dei nostri vini.
Se ha fatto bene al settore in genere ha fatto certamente molto male alle 23 vittime che allora bevvero quel vino ed alle molte persone che hanno subito danni permanenti come la cecità.
Perché ne parlo? Perché ho letto un bellissimo e quasi poetico articolo di Mario Crosta (leggi qui), personaggio dotato di una pervicace saggezza e di una incredibile memoria storica, che ricorda anche come a distanza di ben 27 anni le vittime del metanolo, pur avendo ottenuto una sentenza di chiara condanna per i responsabili e obbligandoli a risarcimenti per un totale di 31 miliardi di lire, ancora non abbiano visto una lira, pardon un euro.
L’Associazione Vittime del metanolo continua ancora a battersi per ottenere quello che le spetta di diritto ma i colpevoli sono risultati tutti nullatenenti e quindi, se non ci sarà un intervento deciso e diretto dello stato i 23 morti e tutte le altre vittime saranno vittime due volte. Considerate infatti che i colpevoli sono già da tempo liberi e che qualcuno (pare) si sia rimesso anche a fare vino.
In un momento in cui si beve sempre meno e (speriamo) sempre meglio, ricordare delle persone che sono morte solo perché avevano bevuto del vino non deve spaventare ma aiutare a ricordare quello che è accaduto e servire come monito per il futuro.
Proprio per questo vi chiedo di fare un piccolo sforzo di memoria e provare a ricordare cosa bevevate nel 1986 e che differenza c’era rispetto ad oggi. Ogni testimonianza sarà un piccolo mattoncino nel muro della memoria che dovrebbe servire a tenere vivo il ricordo e la speranza di una giustizia piena per chi, purtroppo, non c’è più.