Lo scorso anno il mio articolo su MareDiVino, organizzata dalla Fisar delegazione di Livorno, terminava con un invito (giocando con le parole visto il luogo che ospita la manifestazione) a mollare gli ormeggi e lasciarsi trasportare dai sensi: auguravo anche un buon viaggio a Fisar, dando a tutti l’arrivederci all’appuntamento dell’anno successivo.
Appuntamento ormai immancabile, che considero, continuando a giocare con i termini marinareschi, un approdo sicuro: proprio come lo è per i marittimi arrivare in un porto conosciuto dopo una lunga navigazione.
Fisar ha continuato a viaggiare e lo ha fatto alla grande, visto il rinnovato successo anche per questa ottava edizione, che si è svolta di nuovo al terminal crociere e che ha visto come al solito protagonisti i vini della provincia di Livorno, sia della costa che delle isole e i prodotti gastronomici locali. Senza contare le manifestazioni collaterali e alcuni vignaioli della FIVI ospiti con i loro vini provenienti da altre regioni d’Italia.
Complessivamente una conferma e per questo un approdo sicuro. Sai che vai a MareDiVino e trovi vini di qualità, alcuni dei quali sconosciuti ma non per questo meno validi, hai possibilità di conoscere i produttori, perché molti di loro sono presenti, e comunque dove Mancano c’è un servizio sommelierie molto professionale ed attento ed una organiizzazione impeccabile.
Ovviamente non posso citare tutte le aziende e nemmeno annoiare chi mi legge con descrizioni tecniche di tutti i vini degustati: come al solito mi limiterò a citare quello che, nei vari settori, più mi ha colpito.
Tra i vini “sconosciuti” sono rimasta folgorata, e giuro che non sto esagerando, da un trebbiano IGT che mi ha emozionato, dove ho sentito tutto l’amore per la terra e per il buon vino da parte di chi lo produce. Si tratta de Le Dierne della Tenuta dei fanti.
L’uva trebbiano è stata lungamente bistrattata, considerata un uva da taglio, assolutamente neutra (e, per carità, lo è e per questo il suo ruolo è importante nei tagli) e raramente vinificata in purezza e comunque con scarsi risultati tranne in rari casi come nel famosissimo Trebbiano di Valentini. Questa è la classica eccezione. Da riassaggiare sicuramente, magari durante una visita in azienda.
Tra i vignaioli indipendenti, mi piace segnalare i piacevoli prosecco di Follador, in particolare le sorprendenti freschezza e acidità del dry malgrado i 19 grammi di residuo zuccherino ed il coinvolgente entusiasmo di Desirée Bellese, che mi ha fatto apprezzare il loro spumante 373 (dal numero del mappale) metodo charmat a base chardonnay e glera, e il loro fresco, profumato e versatile raboso. Chi ha occasione di andare a Piacenza sabato 25 e domenica 26 alla FIVI li vada a trovare.
Un tuffo finale nella zona food, per chiudere in dolcezza, dove allo stand della caffetteria Drupa Caffè di Livorno ho assaggiato vere leccornie a base di caffè e cacao. Una su tutte il “caffè a morsi”, una tavoletta di caffè che ha l’aspetto di una tavoletta di cioccolata ma non lo è.
A base di una miscela 100% arabica con note di bergamotto e agrumi amalgamato con burro di cacao e zucchero.
Proprio il caso di dire, parafrasando Leopardi, che il naufragar m’è stato dolce in quel mare… di vino e non solo.