Malati di vetro?5 min read

Ci sono sindromi che si autoalimentano, dove la mente umana svolge un ruolo fondamentale di “accrescimento”, dove l’essere umano non riesce a vedere via d’uscita se non in un inutile perpetuare e spesso accentuare un errore che, probabilmente, ne ha innescati e ne innescherà altri, a catena. La psicologia ci potrebbe insegnare molto e, non per niente, il concetto di rigidità cognitiva è perfettamente adattabile a quella che io mi permetto di definire “sindrome da accrescimento del vetro”.

Sono ormai quasi 15 anni che denunciamo l’inutile e inquinante peso di tantissime bottiglie da vino, ma l’abbiamo sempre visto e presentato come un semplice concetto di marketing sbagliato  ma ancorato al mero mondo delle vendite, dove “Bottiglia più grossa equivale a vino migliore”. Del resto un vino non lo capisci “a occhio” ma la bottiglia si, e questo ha permesso e permette  di vendere un prodotto attraverso il contenitore, cioè  di spacciare vini spesso di bassa qualità attraverso bottiglie di alto peso e “tangibile” qualità.

Ma pensandoci bene il discorso è diverso e più complesso.

Per introdurvelo faccio due esempi: nel 1982 Robert Parker era un americano sconosciuto a Bordeaux, ma fu l’unico critico che valutò in maniera estremamente positiva quell’annata. Praticamente da allora (facendosi forte di una valutazione azzeccata e di molto altro) e fino a pochi anni fa c’è stata un’escalation nella “Parkerizzazione” dei vini di Bordeaux. Questa  non prendeva, inconsciamente o meno, in considerazione la qualità del vino ma solo la possibilità che assomigliassero il più possibile agli standard qualitativi  del critico americano, e quindi potessero essere facilmente venduto negli  USA. Poco importava se in qualche caso fosse una spremuta di barrique, se piaceva a Parker il vino era buono, stop!

Altro esempio: alla fine degli anni ’80 il mondo della grappa italiana ebbe una grande crescita soprattutto grazie (udite udite!) a contenitori il più leggeri possibile. Più era eterea e impalpabile la bottiglia e più la grappa al suo interno era fine, elegante, piacevole, buona.

Veniamo a oggi: stamani ho assaggiato i vini di punta di una nota denominazione italiana: su oltre 50 vini solo uno rientrava nei nostri parametri per il giusto peso delle bottiglie (1250 grammi con il vino) ma la cosa che ci ha colpito di più è stata che bottiglie che pesavano il doppio o il triplo (non esagero)  rispetto a bottiglie normali avessero come chiusure dei tappi da “tre lire”, di qualità talmente scadente che diversi si sono sbriciolati aprendoli.

Un produttore spende quindi cifre iperboliche per una bottiglia di vetro (quindi cerca di “mostrare qualità”) ma poi utilizza tappi scadenti. C’è qualcosa che non quadra! Se tu vuoi  mettere in mostra il tuo vino è usi una bottiglia che pesa tre volte il normale ( si parla di 1200 grammi di vetro!!!) poi non usi un tappo di m… , almeno se tieni al tuo prodotto.

Ma ormai il ragionamento vero (quello dove il cervello entra veramente in gioco) non regge perché il produttore che utilizza bottiglie pesanti, a causa probabilmente di quella che viene chiamata appunto  “rigidità cognitiva”, da una parte crede fermamente che solo grazie a tali bottiglie pesanti possa vendere il suo prodotto, dall’altra (qui sta la cosa grave) non ha il coraggio di tornare indietro perché non vede altra strada che quella di “aumentare il peso” della sua immagine, specie se altri produttori stanno facendo altrettanto.

Peso di una bottiglia per vino VUOTA.

Certo, il mercato cinese vuole bottiglie pesantissime, ma anche mia nipote di quattro anni  vorrebbe un bellissimo regalo al giorno,  ma se voglio educarla e farla crescere bene non potrò assecondarla.

Insomma, possiamo dire che forse  molti  (dei tanti) produttori italiani che usano bottiglie inutilmente pesanti e molto inquinanti (se volete saperne di più inserite “bottigl” o “pes” nel nostro motore di ricerca in alto nella home e troverete 15 anni di articoli contro queste bottiglie inquinanti, inutili e costose, nonché tutto quello che c’è da sapere sul perché inquinano) siano “malati di vetro”?E possiamo dirlo a maggior ragione, forse, quelli che producono in modo biologico o biodinamico per poi imbottigliare con contenitori pesantissimi?

Cari consumatori, oramai forse non siamo più di fronte ad una forma di marketing ma a dei probabili casi clinici: per questo evitare di comprare vini in bottiglie bottiglie pesanti,  può aiutare a far capire che quella non è la strada giusta.

Cari produttori, ragionate! Fidatevi dei vostri vini e non dei vetri che comprate. In Australia e Nuova Zelanda i produttori vendono grazie a bottiglie leggere!!!  Non rimanete schiavi delle vostre vecchie scelte, pensando che siano le uniche giuste.  Non fatevi misurare dal vetro delle vostre bottiglie ma dal vino che c’è all’interno.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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