Nonostante l’aria di crisi che comunque aleggiava quest’anno in Madrid Fusion lo sforzo organizzativo è stato veramente encomiabile. E’ stato fatto il possibile per esorcizzare il momento economico negativo, che la nuova location non ha certamente attenuato.
Ma aldilà della nuova sede, poco lontana da quella originaria che è ben altra cosa in quanto a spazi e confort, la manifestazione ha avuto anche quest’anno la sua carrellata di grandi protagonisti. Occorre dire che la cucina spagnola e non solo quella, sta attraversando un momento particolare ed il momento economico negativo ne estremizza e mette a nudo alcuni aspetti.
La sensazione, ma è più di una sensazione, è che ormai la spinta creativa vada consumandosi in ripetizioni ed esercitazioni di quanto già fatto e visto.
Da un lato, al netto dei momenti di egocentrico protagonismo, si continua a fare ricerca con enorme dispendio di energia e di soldi e dall’altra, proprio per fare fronte a queste spese, si accetta di sponsorizzare prodotti che nulla hanno a che fare con la visione di una cucina d’autore.
Vere e proprie svendite della propria immagine, ma cosa non si fa per sopravvivere. Come Andoni Luis Aduriz che pubblicizza una serie di spray, distribuiti nei supermercati Mercadona: contengono, in forma di semilavorati, dalla massa per churros alla crema pasticcera o alla crema di formaggio. Non è certo il primo e temo neanche l’ultimo, ma la strada della sopravvivenza della ricerca e dell’avanguardia è veramente affidata alla svendita della propria immagine con quello che ne consegue?
Sembrerebbe che per alcuni la possibilità di continuare a fare cucina d’autore e “continuare nella creatività” che era appunto il tema del congresso passi necessariamente per queste vie.
Ma è necessariamente così? Albert Adria sembra invece imboccare un altra strada e rilancia (non certamente al buio conoscendo la spiccata imprenditorialità della famiglia) con un progetto che prevede l’apertura di ben cinque locali, dico cinque, a Barcellona entro luglio: ristorante di cucina nikkei (fusion nippo-peruviana), messicano, ristorante coktail bar nel ristrutturato 41° ed una vermutteria, tanto cara alla tradizione spagnola.
Una certa paura Albert Adrià ce l’ha, lo confessa in sala stampa al termine dell’intervista, ma la strada è ormai tracciata e sembra continuare anche oltre con l’ulteriore messa in cantiere di altri due-tre progetti dopo la realizzazione di quelli in corso.
E l’Italia a Madrid a Fusion? Ben poca cosa e non certo per il valore di Lorenzo Cogo, che ha presentato la sua “cucina istintiva”, ma unico chef italico invitato.
Per il resto Madrid Fusion, resta uno dei luoghi privilegiati per osservate e capire le tendenze della cucina di ricerca e quindi d’autore, senza di cui nulla si sarebbe mosso nelle paludate ristorazioni nazionali.