Ma cosa succede ai sommelier?5 min read

Per anni sono stati l’immagine stessa della staticità (un po’ decadente forse) del paludato mondo del vino. Sto parlando dei sommelier, che dall’alto dei loro gesti un po’  affettati incarnavano comunque  la solida base del mondo degli appassionati enofili. Anche quando sono entrati nel campo delle guide lo hanno fatto quasi affidandosi ad altri, cercando di rimanere il più possibile “nudi e puri”.

 

Da qualche tempo invece il mare in cui navigano i Sommelier è in tempesta e questa tempesta non da segni di placarsi.

 

Se fino a poco tempo erano le navicelle dell’AIS a ritrovarsi in mare aperto, con la stranissima prova di siluramento del presidente Maietta, “reo” di aver riportato in associazione i non pochi soldi fino a poco prima sborsati ad altri “ex colleghi” per la produzione di una guida vini tanto discussa quanto estranea al corpo sociale, ora invece è in tempestose acque la barca della Fisar.

E’ di pochissimi giorni fa la lettera aperta con cui il Presidente (ex)  Mario del Debbio rassegna le dimissioni. La lettera è veramente bella e noi la pubblichiamo qua sotto, sentendoci intimamente vicini alla sofferenza, ma anche all’orgoglio, che traspare  da ogni riga.

 

Ma questo Mario del Debbio non era lo stesso che durante Il salone del Gusto parlò dopo Carlin Petrini di uno storico accordo tra Slow Food e, appunto, FISAR?

Quindi è la stessa persona che ha stipulato un accordo che ha smarcato la Fisar dal ruolo di “eterno secondo nell’angolo”, proponendolo all’attenzione di TUTTO il mondo del vino.

Una persona che arriva a far conoscere e riconoscere la propria associazione, vedendo la cosa da esterno, dovrebbe essere premiata e invece è costretto alle dimissioni….mah.

 

Nello stesso modo in cui, da osservatore esterno, trasecolavo per l’eventuale non rielezione di Maietta, oggi sgrano gli occhi per queste dimissioni. Voglio comunque complimentarmi con Mario del Debbio perché le parole usate per uscire di scena sono condivisibili da chiunque ami nel profondo l’associazione di cui fa parte.

 

 

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Non sono più il Presidente della Fisar.

Lo dico così, a freddo, quasi sperando che dicendolo tutto d’un fiato il fatto possa passare inosservato.

Questa mattina ho rassegnato al Consiglio Nazionale riunito le mie dimissioni, confermando quanto già avevo comunicato per posta nei giorni scorsi.

L’ultimo gesto che avrei voluto fare, visto l’amore e l’attaccamento che ho, e che sempre ho avuto e dimostrato, per questa associazione. Purtroppo ho dovuto prendere atto che non sussistono più le condizioni per poter portare avanti con la giusta serenità e condivisione il progetto per il quale avevo a suo tempo richiesto ed ottenuto la fiducia del Consiglio Nazionale e dei soci. Le divergenze programmatiche hanno raggiunto limiti non più sanabili.

Ma il cambiamento è oramai iniziato e non è più arrestabile, può solo essere assecondato se si vuole guardare con fiducia al futuro. Esco di scena in un momento importante per Fisar, finalmente protagonista riconosciuta nel mondo dell’enogastronomia. Tra le tante soddisfazioni registrate porto sicuramente con me l’emozione provata al Lingotto di Torino alla presentazione della Guida Slow Wine nell’ottobre scorso: intervenire sul palco per parlare di Fisar e Sommellerie di fronte “al vino italiano” e farlo subito dopo un grande Carlin Petrini non è stata cosa da tutti i giorni. Mi auguro che questo momento importante si protragga per un tempo lunghissimo e che Fisar sappia presto raccogliere quanto è stato seminato negli ultimi mesi. Lascio in eredità un percepito di Fisar nell’opinione pubblica di grande rispetto e considerazione come mai, forse, avevamo registrato prima e ringrazio giornalisti, blogger, produttori, colleghi di altre associazioni ed appassionati di vino in genere che hanno voluto onorarmi della loro stima e amicizia.

Tante, veramente tante, sono le persone che devo e voglio ringraziare. Lo farò e lo sto già facendo privatamente. Un ringraziamento speciale però, voglio assolutamente farlo a tutti i Sommelier, a tutte le ragazze e i ragazzi che con passione e professionalità portano in giro la nostra divisa impegnandosi in turni di servizio a volte massacranti, per la durata e la fatica richiesta, e nonostante questo lo fanno sempre con il sorriso sulle labbra, per l’orgoglio di esserci. Loro sono l’immagine più bella e più pulita, la vera forza di questa Fisar, quella forza che consente di superare anche i momenti più difficili. Per questo motivo ho scelto questa foto, perché pur non svolgendo servizi da diversi anni non ho mai smesso di sentirmi come loro, sempre con la valigetta pronta ed il cavatappi in tasca!

Grazie ragazzi, il mio abbraccio più forte è per tutti voi, sono orgoglioso di avervi rappresentato.

Ricordatelo sempre: semplicità e professionalità. Queste sono le uniche armi vincenti, in grado di farvi apprezzare da tutti.

Si chiude per me un ciclo durato 12 anni e francamente non so cosa farò domani perché mi mancherete davvero tanto. Io, però, sono una persona che sogna ad occhi aperti e quindi voglio chiudere con un messaggio a chi invece da tempo mi pare abbia smesso di sognare: non sempre i sogni muoiono all’alba, alcuni resistono, piano piano si abituano alla luce del sole ed improvvisamente, tra lo stupore degli increduli, diventano realtà.

Mario Del Debbio

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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