Lungo la Valle dei Laghi.5 min read

Della Valle dei Laghi può facilmente sfuggire la stessa esistenza. Piazzata al centro di un’area dalle forti attrazioni turistiche, è tuttavia tagliata fuori dal grande flusso di visitatori che convergono in Trentino, armati di sci d’acqua o da neve. La valle corre parallela a quella grande dell’Adige, e risale da Riva del Garda verso Vezzano lungo il fiume Sarca. Da larga e pianeggiante si fa stretta e ripida: una specie di verde imbuto che funge da corridio per l’Ora, il vento che condiziona tanto positivamente lo stato delle uve. Si, perchè la valle ne è piena: trionfano le pergole di Nosiola, anche se nella parte più larga e piana verso sud non mancano classiche varietà rosse come la Schiava o le bordolesi.

A volte questi vigneti appartengono a cantine collocate più a nord, o addirittura nella val d’Adige come è il caso dei Cesconi. Specie nella zona settentrionale più alta la proprietà è estremamente frazionata e incredibilmente alto anche il numero delle distillerie associate a piccole aziende agricole. La distillazione dà luogo, per ogni azienda, a tante etichette quanti sono i vitigni, senza contare le riserve maturate in legno (ma pure i distillati di altra frutta e i  liquori), offrendo così al visitatore un intrigante mosaico di gusti nel raggio di pochi chilometri.

E’ sconcertante quanto spesso ricorrano gli stessi nomi di famiglia, a testimonianza di passione individuale e radici nel passato. Fermandovi per un assaggio potrete scoprire che Alessandro vi ha versato un bicchiere della Francesco Poli intitolata al padre, mentre adesso, a un tiro di schioppo, Bernardino Poli vi spiega come la linea Casimiro prenda nome dal fondatore (della stessa famiglia Poli, s’intende!). Queste distillerie a misura d’uomo sono dei piccoli musei, che conservano spesso, almeno a scopo dimostrativo, gli antichi impianti discontinui.

La perla della valle è senza dubbio il Vino Santo e varrà la pena che prendiate come filo conduttore della vostra esplorazione questo straordinario passito che deve la sua unicità all’uva come al terreno e al vento. Ma tanto contano anche gli eccezionali tempi – di appassimento prima, di maturazione del vino poi – che la tradizione perpetua come i più alti nel mondo dei passiti. Nel prezzo giustamente non piccolo che pagherete per la bottiglietta è da includere il racconto spontaneo di chi lo produce, a cui vi rimando.

Il mio suggerimento personale, invece, va piuttosto verso il vino più umile, quel Nosiola secco e "normale" che vi verrà proposto all’inizio della sequenza di degustazione, probabilmente senza particolare orgoglio. Si tratta di un prodotto da godersi fresco, d’ età se non di temperatura. In qualche modo squilibrato nel gusto con quella sua alta acidità cui manca il contraltare di un alcol adeguato, va apprezzato in situazioni opportune anche per i suoi coerenti profumi di primavera. Visto che è magro, lo giocherete su piatti un po’ grassi, purchè non troppo salati o speziati. Da seguire, inoltre, i pochi recenti esempi di vendemmia tardiva. Qualche perplessità viene semmai dalla tendenza locale di serbare i rossi un po’ troppo a lungo nella cantina aziendale. 

La valle è bella. Partendo da Riva le geometriche file di pergole fra Arco e Sarche cedono il passo, salendo, a linee meno ordinate che stentano a seguire i contorni dei declivi sempre più scoscesi. Obbligatoria la sosta dalla famiglia Pedrotti sul lago di Cavedine: produttori di uve e vini, ovviamente distillatori e perfino osti che vi intratterranno col racconto del territorio. Poco più a monte, in una località dal significativo nome di Pergolese, non mancherete la sosta dai Pisoni, un altro nome-dinastia. Oltre ad essere tra i distillatori di più antica fama producono anche il Trento DOC, le bollicine. Verrete affascinati dalla galleria nella roccia in cui le bottiglie riposano in attesa dei vostri bicchieri. Non lontano troverete la cantina della Pravis, i cui titolari coltivano uno spettro notevole di vitigni – dall’anomalo Sirah al superautoctono Groppello di Revò, alla "creazione" Rebo – su vigneti sparsi in tutta la valle. Niente di meglio per capire le interazioni fra gli elementi del terroir. Il loro Vino Santo è maturato in barriques, nonostante sia chiamato Arèle, un termine che evoca tradizione  indicando le tipiche cassette per l’appassimento. Per una pausa tra gli assaggi può essere piacevole la salita a Castel Madruzzo, citato per la prima volta in un documento del 1161, in posizione dominante sui contrafforti del monte Bondone.

Gli amanti delle favole, enofili o no, conoscono già il lago di Toblino, a cui fa riferimento anche la locale cantina sociale. L’atmosfera intorno al piccolo specchio lacustre con il castello è difficile da rendere a parole; ma vale, da sola, la deviazione dalle rive del Garda o dal tracciato veloce per il Brennero.

Anche il bacino artificiale di Santa Massenza, poco più a nord, rappresenta un ambiente particolare. Basti pensare che sulle sue rive sono stati recentemente impiantati olivi corrispondenti a molte diverse varietà, a fianco di altri esemplari adulti. Ognuno porta il nome del bambino che l’ha simbolicamente piantato. Una specie di laboratorio all’aperto, da cui si spera di avere indicazioni sulle cultivar più adatte a questo eccezionale microclima. L’irrigazione delle pergole sui ripidi declivi della conca viene gestita collettivamente sfruttando il contenuto di un serbatoio interno alla montagna, scoperto durante i lavori per la costruzione della centrale idroelettrica. I tralicci dell’alta tensione, non esattamente poetici, vengono almeno in parte dimenticati con la vista in altezza delle rocce spettacolari e con qualche sorso di Nosiola di Graziano della Giovanni Poli, o di Enzo Poli che per distinguersi ha chiamato l’azienda con il nome antico della localita: Maxentia.

I viticoltori che ho nominato appartengono all’Associazione Vignaioli del Trentino, che raggruppa un’ottantina di produttori della Provincia fieri delle loro singolarità. Se non avete l’opportunità di visitarli nelle loro cantine su per la valle potrete cambiare gioco e andarli a trovare, insieme a tutti gli altri dell’Associazione, il 17 ottobre ai tremila metri del rifugio Maria al Sass Pordoi. Vi offriranno una degustazione memorabile, a dimostrazione che i vini buoni sopportano anche carenza di ossigeno e pressione…

 

Alessandro Bosticco

Sono decenni che sbevazza impersonando il ruolo del sommelier, della guida enogastronomica, del giornalista e più recentemente del docente di degustazione. Quest’ultimo mestiere gli ha permesso di allargare il gioco agli alimenti e bevande più disparati: ne approfitta per assaggiare di tutto con ingordigia di fronte ad allievi perplessi, e intanto viene chiamato “professore” in ambienti universitari senza avere nemmeno una laurea. Millantando una particolare conoscenza degli extravergini è consulente della Nasa alla ricerca della formula ideale per l’emulsione vino-olio in assenza di gravità.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE