Luca Leggero e i suoi vini non certo leggeri4 min read

I social, se utilizzati correttamente, restano ancora oggi un formidabile strumento per promuovere il proprio lavoro e creare relazioni che altrimenti sarebbe difficile immaginare. Questo lo sa bene Luca Leggero, vignaiolo classe 1990, che proprio grazie a Instagram sta facendo conoscere ai suoi follower la propria attività e il vino che produce sulle colline di Villareggia, alle porte del Canavese. In questo territorio rurale, a pochi chilometri dalla più industriale Torino, Luca — che ha iniziato a lavorare tra le vigne del nonno e del bisnonno già all’età di 15 anni — fonda nel 2011 la sua piccola azienda agraria con l’obiettivo di creare una cantina che riporti in vita due eccellenze locali che guardano al futuro: il nebbiolo ottenuto dai cloni di picotendro, e l’erbaluce.

Luca Leggero

Ci sono voluti tantissimi anni, – spiega Luca – ma con la realizzazione della mia cantina, inaugurata nel 2021, il progetto ha finalmente preso forma. Dopo aver sognato e immaginato tutto questo, sono davvero felice di poter comunicare il frutto del mio lavoro: dalla progettazione dei vigneti all’impianto, dalla produzione delle prime uve agli esperimenti, fino alla creazione dei nostri vini. Vini che, oltre a possedere qualità organolettiche ben definite e rappresentative del territorio, devono essere sostenibili, soprattutto dal punto di vista ambientale, rivoluzionando le teorie e le pratiche dell’agricoltura e della vinificazione adottate negli ultimi cinquant’anni.”

Infatti, i sei ettari di vigneto di proprietà di Leggero, piantati a picotendro e erbaluce, a cui va aggiunta una piccola parte di dolcetto proveniente da Murazzano (Cn) dove si sta sviluppando un progetto di agricoltura sociale, sono gestiti secondo i principi dell’agricoltura biologica e biodinamica grazie all’utilizzo di microrganismi e macerati autoprodotti per la difesa e la fertilità naturale dei terreni sciolti tipici del Canavese.

In cantina – spiega Luca – lavoro per tutte le mie etichette selezionando le migliori masse che, ovviamente, vanno nel Maura Nen e nel Turciatura ma gli altri vini, ovvero il La Vila e il Red Nen, non posso dire che sono vini base perché l’idea alla base della mia enologia è che tutti debbano avere un potenziale di invecchiamento importante”.

A parte il Langhe Dolcetto “Retro”, che fa solo ed esclusivamente acciaio, tutti i vini di Luca Leggero, vengono affinati attraverso l’uso di anfore e botti grandi di rovere.

L’utilizzo delle anfore – afferma Luca – è un omaggio alle antiche tradizioni vinicole, ma non solo. Questo approccio, utilizzato sia per i vini bianchi sia per i rossi, permette al vino di respirare e maturare gradualmente, dando vita a un prodotto più complesso e ricco di sfumature, senza però andare ad alterare gli aromi tipici delle uve. Inoltre, le anfore offrono un ambiente stabile e a temperatura costante, che aiuta a preservare tutte le qualità dei vini nel tempo. Le botti grandi in rovere da 25 e 50 hl, utilizzate esclusivamente per i rossi, permettono sia di lavorare sulla complessità del vino, sia di conferire maggiore volume e persistenza in bocca. Si tratta comunque di un utilizzo dosato, in quanto il lavoro in botte può variare dai 4 ai 6 mesi e al resto ci pensa l’anfora. Per l’Erbaluce, invece, dal 2023 stiamo usando in affinamento anche tonneaux da 500 litri per donare maggiore profondità al vino ma, a differenza dei rossi, si tratta di passaggi molto veloci, per non segnare troppo il vino, pari al 20% della massa totale”.

Tra i rossi di Luca, quello che mi è rimasto più impresso è senza dubbio il “Maura Nen” 2021. Il nome, che in dialetto piemontese significa “non matura”, racconta bene tutta la difficoltà e l’austerità del legame tra il territorio canavesano e il suo vitigno tradizionale. Nebbiolo in purezza dal colore brillantissimo, svela un bouquet elegante e profondo: si apre con profumi di rosa e violetta, che si intrecciano a note mature di prugna e ciliegia, mentre sullo sfondo affiorano accenni di artemia, achillea, accanto a sensazioni scure di terra e spezie. Il sorso è bevibilissimo, più persistente che massiccio, con grana tannica solida ma fine, in un contesto di rara piacevolezza. Bravo Luca!

Andrea Petrini

Andrea Petrini, il “giovin fanciullo” del gruppo. Il suo giornale online è Percorsi di vino.


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