Latricières-Chambertin Grand Cru 2014, Domaine Trapet Père et Fils4 min read

Situato tra  Chambertin, Mazoyères e  Aux Combottes, un premier cru di cui ha incorporato poco meno di mezzo ettaro, Latricières è il più meridionale dei grands crus di Gevrey-Chambertin: appena un po’ più in basso del primo, a 280 metri, declina verso i 270 di Aux Combottes e i 260  di Mazoyères.

Il suo nome, come quello di altri climats borgognoni, è un po’ un enigma. Alcuni vorrebbero derivasse da “la tricière”, termine del vecchio patois , che significa terra senza valore, inadatta ad essere coltivata (escludendo, naturalmente, la vite). Altri (Castagno, che è uno specialista di onomastica dei lieux-dits della Cote-d’Or, è tra questi) ritengono che provenga da “latericulum”, cioé un pezzo di terra dalla forma di un mattone.

Jean-Louis Trapet propone una terza interpretazione: la parola  sarebbe di origine franca e significherebbe “piccola meraviglia”. Se i vini che se ne traggono sono delle piccole meraviglie, il suolo da cui provengono è davvero molto povero: poco profondo e scarso di argille, fatta eccezione per la sua parte più bassa, è appena ricoperto da uno strato sottile di silice, costituito per la maggior parte da éboulis calcarei provenienti dalla vicina Combe Grissard. Oggi sono una dozzina di vignerons a sfruttare i suoi 7.35 ettari: nel 1828, a trent’anni dalla rivoluzione che aveva dato origine  alla sua frammentazione, risultavano ben 94 parcelle diverse nei registri catastali, ciascuna di meno di un’ouvrée. Il Domaine Trapet ne possiede 0.75 ha. Solo Camus e Faiveley ne hanno più di un ettaro.

La vigna è stata piantata ormai 80 anni fa: non la più vecchia della proprietà, dal momento che i  quasi due ettari di Chambertin della famiglia furono piantati nel 1919, e ancora prima (nel 1913) lo furono  le vigne di Brochon da cui si ricava il loro sorprendente village Ostrea, ma certamente una delle più care alla famiglia Trapet , che conserva ancora una bottiglia dell’annata 1904, anno in cui  Pierre Arthur Trapet acquistò una parcella di 35 ouvrées dalla famiglia Savot.

Assaggiato dopo il delicato Chapelle della stessa annata 2014,   Il Latricières-Chambertin del Domaine Trapet si presenta quasi impetuoso nella sua potenza giovanile, con un naso, che, aprendosi,  offre un bouquet molto floreale, nel quale  fanno intrusione piccoli frutti rossi e note di terra e roccia bagnata. Vigoroso e dinamico, ma senza rudezze, si  distende in un abbraccio elegantissimo,  di incredibile persistenza minerale. Un Latricières davvero da manuale, che richiederebbe di essere atteso almeno una decina d’anni per poter essere apprezzato al suo meglio, ma già in grado di regalare sensazioni di grande intensità: un vino, che se non ha forse  l’allungo delle migliori annate del suo grande vicino Chambertin,  si muove su un registro assai simile, certamente sui livelli più alti di questo terroir.

Al timone di questo splendido Domaine,  di circa 16 ettari, distribuiti tra Marsannay-la-Côte e Gevrey-Chambertin, passando per Couchey e Brochon, è Jean-Louis Trapet, subentrato al padre Jean, simpaticissimo vigneron della vecchia generazione, di ineguagliabile gentilezza, recentemente celebrato in un  apposito “medaglione” con Bernard Michelot e Jean Mongeart nelle bandes déssinées di Manu Guillot, Hervé Richez e Boris Guilloteau [1].

A partire dai primi anni ‘90, Jean-Louis ha progressivamente dato la sua impronta alla conduzione della proprietà, portandovi aria nuova, eliminando immediatamente pesticidi e fertilizzanti e avviando, nel 1996, la conversione, completata un paio di anni dopo, di tutta la proprietà alla biodinamica. Lo stile di vinificazione è  classico, con fino al 50%  di uve non diraspate, secondo tipo di vino e annata, senza forzature e, specie negli ultimi tempi, alleggerita sia nell’estrazione che nell’apporto di legno nuovo.  I suoi vini si distinguono per la loro grande bevibilità, immediatamente godibili, anche se con un notevole potenziale di invecchiamento.

La moglie di Jean-Louis, alsaziana, ha raccolto, dal 2002 l’eredità delle vigne di famiglia a Riquewihr, producendo, sempre a conduzione biodinamica, una bella serie di cru, tra cui i grands crus  Schoenenburg e Schlossberg (Riesling) , Sporen (gewurztramnier) e Sonnenglanz (anche pinot gris): potrete assaggiarli se andrete  a mangiare alla tavola della loro Maison d’Hôtes di Gevrey-Chambertin, dove il cugino di Jean-Louis, Damien, vi proporrà in accompagnamento alcuni classici della cucina borgognona.

Il costo atteso in enoteca per una bottiglia (a trovarne, naturalmente) di Latricières-Chambertin è di circa 270 euro.

Domaine Trapet, 53 route de Beaune, 21220 Gevray-Chambertin, www. domaine-trapet.fr

 

[1] “Un grand Bourgogne oublié”, Grand Angle,Bamboo 2014

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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