Lambrusco e sapori lontani, da non rimandar a domani!3 min read

Giro del Mondo con il Lambrusco non è (solo) una trovata a tavolino per fini di marketing, ma pare che la sua genesi sia genuina, frutto di una constatazione del potenziale del vino emiliano da parte delle giovani generazioni di alcuni produttori: Cleto Chiarli, Ermete Medici, Cantina di Carpi e Sorbara, Pezzuoli e Cantina Settecani.

Si perché nei viaggi per promuovere il Lambrusco hanno riscontrato che quei sapori così lontani geograficamente si prestano ad abbinamenti nuovi. Noi abbiamo sperimentato Lambrusco e cucina cinese e confermiamo che l’azzardo c’è, è divertente e pre non fine a se stesso.

Il Lambrusco di Sorbara del Fondatore di Cleto Chiarli ha accompagnato involtini primavera e di sfoglia di tofu, un classico del Lambrusco con un classico (della nostra idea) della cucina cinese. Il Reggiano Lambrusco Concerto di Ermete Medici 6 Figli invece è sceso in campo con ravioli croccanti di gamberi e riso glutinoso: singolo vigneto selezionato (salamino 100%) e charmat lungo (6 mesi). Il Lambrusco di Sorbara omaggio a Gino Friedman di Cantina di Carpi e Sorbara è stato destinato a gamberi saltati con asparagi, e ha retto fino all’ultimo boccone. Il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Pietrascura di Pezzuoli si è affiancato al maiale in salsa agrodolce e lì bolla e nota verde hanno regalato la hola alle papille dopo la succulenza del maiale; l’anatra di Bei Jing ha chiuso la carrellata insieme al Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Vini del Re di Cantina Settecani.

Ovviamente ogni foodpairing è stato selezionato con rigore: i toni non erano quelli della profondità, elemento che non appartiene né al Lambrusco né (in parte) alla cucina cinese, ma la piacevolezza dei sapori è stata indiscutibile, oltre alla disponibilità dei giovani produttori a raccontare e raccontarsi.

© Francesco_Vignali_Photography

Il Lambrusco è un ottimo ambasciatore dei brindisi in compagnia e da oggi anche con amici con occhi a mandorla. Come ogni vino e produttore la lotta è far distinguere tra un prodotto che oltre al brio di gusto e bolla porta in seno qualità e ricerca, e uno che si avvale semplicemente della fama del vitigno emiliano, magari senza avere nemmeno la DOP. Si perché una delle maggiori sfide attuali per i produttori è trasmettere il lavoro di ricerca e attenzione: vitigno e vino sono omonimi perciò non è raro che il consumatore poco attento sullo scaffale sorvoli sulla dicitura Denominazione di Origine.

Un appunto di gusto personale: nell’assaggio di vari Grasparossa anche con la guida vini, avevo già rilevato una nota verde in bocca che aveva raffreddato il mio entusiasmo. Eppure nel Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Vini del Re di Cantina Settecani tale nota è stata meno evidente. Nel confronto con i produttori pare che siano i tempi di macerazione ad incidere: 5/7 giorni di media vs i 3/5 di Cantina Settecani. Falling in love with Grasparossa.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


LEGGI ANCHE