La stampa estera. En Magnum, n. 29: onore alla Borgogna e alla Toscana5 min read

Borgogna “à l’honneur” in questo numero. La copertina, finora sempre illustrata dalla foto grande di una Magnum, riporta una bella immagine notturna, mentre infuria un temporale, della Croce di Charlemagne, “salvata“ da Louis Latour dopo che era stata maldestramente danneggiata da uno jogger inglese. E di fatti la parte più succosa della rivista è dedicata al Dossier Borgogna, introdotta da una presentazione di Thierry Desseauve col titolo “Les vertiges de l’amour”.

Naturalmente non c’è solo questo. Infatti, oltre a un bel servizio fotografico sull’Alsazia, firmato da Leif Carlsson, anche autore delle foto, un itinerario di Pascale Cassagnes nella Valle della Loira con i suggerimenti di Catherine Corbeau-Mellot, dal 2005 a capo dell’universo Joseph Mellot, alla morte del marito Alexandre Mellot.

C’è poi un omaggio alla Toscana “diversa” delle aziende iconiche fuori delle grandi denominazioni Chianti Classico e Montalcino (ne parla Marie-Charlotte Wambergue per la serie “Orizzonti lontani”), che precede una riflessione di Mathilde Hulot sulla crisi della classica bottiglia di vetro,  causata dal sempre più stringente “bilan carbone”.

La sezione gastronomica della rivista comprende le “tavole della vigna” intorno a Beaune e gli altri indirizzi da visitare, come l’Hostellerie Jérome  a la Turbie, in Costa Azzurra, premiato per la migliore carta dei vini, e i ristoranti di Lyon, a cura di Pierre Yves Chupin .

Quanto alla sezione dedicata alle degustazioni, segnalo una mini-verticale di Champagne della cuvée Alexandra rosé di Laurent-Perrier attraverso sei annate, dalla 1998 alla 2012,raccontata da Michel Bettane (98/100  a un irresistibile 2007). Poi, il punto su Rasteau e Banyuls e i Bordeaux “de plaisir” di Invindia , monovitigni di malbec, merlot, cabernet franc e cabernet sauvignon proposti tra i 10 e i 15 euro. Completano il quadro i 35 “chouchous” scelti da Nicolas De Rouyn (anche due italiani, lo Sgarzon di Foradori e l’Etna rosso di Pietradolce , in una selezione-è necessario dirlo?- tutta francese) e la consueta vetrina delle magnum di “En Magnum”.

Ora qualcosa di più sul Dossier dedicato alla Borgogna. Dopo l’introduzione di Desseauve, in un lungo e interessante  articolo, dal titolo “L’impasse et l’issu”, Bettane traccia una storia della vitivinicultura borgognona a partire dagli anni 70, in  diversi capitoli che ne rappresentano i momenti più salienti: il “cedimento” (come la Borgogna perse l’ anima nel tentativo  di uscire dalle sue difficoltà croniche trasformando le proprie pratiche enologiche), la “rinascita” (negli anni ’90, lo sviluppo della coscienza delle responsabilità nei confronti di un terroir eccezionale  su impulso  di alcuni grandi vignerons),  la “rettificazione” (la correzione degli errori in vigna e in cantina), “vignerons e  négociants grandi e piccoli” (le vicissitudini della commercializzazione ),”l’uomo e il suo modello”(la costruzione di un ideale vinicolo che parla al mondo intero).Otto pagine molto dense, nelle quali, sulla base della sua esperienza di oltre quarant’anni del vino borgognone, Bettane ne delinea un interessante quadro interpretativo.

Aspetti più  specifici della Borgogna attuale  sono ulteriormente approfonditi attraverso  l’incontro con Étienne De Montille, figlio del grande Hubert, che tutti ricorderanno  da “Mondovino” di Nossiter, ora a capo dell’azienda di famiglia, allargatasi con l’acquisizione dello Château di Puligny-Montrachet (i cambiamenti, la crescita dei prezzi, i problemi, sempre più gravi, della trasmissione familiare delle proprietà viticole).  Una riflessione di Durand-Daguin sull’imbarazzante e in taluni casi poco comprensibile aumento dei prezzi dei vini borgognoni  (può un Bourgogne rouge “regionale” di un pur talentuoso vigneron come Charles Arnoux-Lachaux giungere a costare quasi dieci volte un grand cru di Échezeaux?), ancora il problema delle successioni, a seguito dell’enorme rivalutazione delle parcelle dei migliori territori dopo l’ingresso in campo del grande capitale (ne parla Philippe Ricard). E ancora l’interessante intervista a due con Laurent Delaunay, a capo di una storica Maison de négoce recentemente da lui riacquistata, da poco divenuto il nuovo patron dell’interprofession borgognona (il BIVB), e Armand Heitz  dell’omonimo Domaine, un vigneron che si definisce agricoltore, anche allevatore di ovini e bovini in una tenuta di 180 ettari. Due figure molto diverse, dalle storie assai differenti, di cui Julia Molkhou ha posto a confronto le storie, le idee, le ambizioni, la visione del futuro del vino borgognone.

In conclusione  del  Dossier,  Alexandra Rendall, direttrice di “Bettane + Desseauve  Asia”, installatasi  a Ho-Chi-Minh , dopo una carriera nella Champagne, delinea un quadro della presenza della Borgogna in Asia attraverso le impressioni di due grandi  investitori e collezionisti asiatici, grandi amatori dei vini della Borgogna , dalle cantine spettacolari, mentre  Louis-Michel Liger-Belair, proprietario del Domaine di famiglia a Vosne-Romanée,   da lui resuscitato, illustra il suo progetto di un luogo d’incontro, con bar-à-vins e “chambres d’hotes”  per i visitatori e i locali desiderosi di assaggiare i suoi vini. Infine è una selezione dei Borgogna “da poco cari a non troppo cari” scelti da En Magnum (molti nomi conosciuti e qualche novità).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


LEGGI ANCHE