La scuola elementare secondo il Granocchiaio- seconda parte4 min read

Devo dire che ho un ricordo valido anche sotto il profilo didattico della cosiddetta "pluriclasse" come avevamo noi agli Acquisti. Infatti facendo la prima si sentivano anche le lezioni della seconda e la terza. Se facevi la prima non t’annoiavi sempre con le tue materie e argomenti, perché sentivi anche cose per te "proibite", quelle dei più grandi, delle altri classi più avanti di te, ma intanto le sentivi, e quando ci arrivavi un po’ già le sapevi. Quando facevi le classi superiori non era così scomodo risentire o ripassare argomenti che non avevi del tutto digerito. Se poi le sapevi bene potevi sempre fare il furbo sapientone con gli altri, prendendoli in giro.

 

Quello della scuola elementare agli Acquisti dove ho frequentato per tre anni, è stato un momento magico lungo tre anni.  Infatti dopo avrei cambiato molte scuole, fatte con più o meno entusiasmo, ma mai rimpiante come quelle della maestra Borghini. Con l’andare degli anni mi ero fatto l’idea che la maestra Borghini fosse davvero un angelo che avevo visto in visione da piccino. Una volta da grande l’ho cercata e l’ho trovata. Era uguale, dietro ai suoi occhialoni scuri e spessi, con un velo leggerissimo di rossetto color rosa, ma soprattutto con la sua voce calda e rassicurante. Fui molto contento perché mi disse che anche lei si ricordava bene di me e spesso mi aveva pensato. È stata una delle rare volte in cui la realtà ha retto in confronto con il ricordo di un evento lontano, dai contorni sfumati.

La quarta e la quinta l’ho fatte a Braccagni, il paese che sta sotto a Montepescali, a pochi chilometri dalla fattoria dove ero nato e cresciuto fino a quel momento.
Li mi sembrò di essere improvvisamente adulto. I ragazzi erano più svegli, sapevano un sacco di cose per me nuove. Ma la differenza vera era che li eravamo in tanti, mentre agli Acquisti eravamo tre gatti.

La maestra di quarta e di quinta non era affatto dolce come la Borghini, anzi. Io ero uno che parlavo, forse troppo, e allora mi volle al primo banco. La stanza che ci ospitava era piccola, e il mio banco era attaccato alla cattedra della maestra, sarò stato si e no ad un metro di distanza. Una volta stavo parlando con il mio compagno di banco, probabilmente di cose interessanti e piacevoli, ma mi sentii arrivare un colpo in faccia: la maestra mi aveva tirato con violenza un quaderno proprio sul viso per farmi stare zitto. Decisamente non assomigliava alla maestra Borghini.

Oggi ho i nipotini che frequentano le elementari e mi raccontano tutto e mi godo questi racconti. Ma mi accorgo anche quante cose sono cambiate. Molte in meglio, altre non so. Sia il grande – Giacomo – che il piccolo – Emanuele – 8 e 6 anni,  parlano delle “femmine” e di “noi maschi” come se appartenessero a due eserciti diversi e nemici. Ai miei tempi c’era certamente diversità, ma forse eravamo un poco più precoci.

Fortunatamente qualche marachella la fanno anche loro. Ultimamente al piccolo è stato scoperto che si metteva i voti nel quaderno da solo. Ovviamente era quasi tutti 10 con 3 !, cioè 10!!!

Il grande gli chiede "Ma la maestra non te li vede? Non ti dice niente?" E lui pronto "No, perché io li metto due o tre giorni dopo." La sua mamma gli fa " Ma com’è che sembrano proprio quelli della maestra?" " Eh, perché li ho copiati bene!" risponde Emanuele.

Giacomo, che i 10!!! li prende davvero, non sarebbe però capace di fare una cosa simile. L’estate scorsa gli ho dovuto fare un corso accelerato per imparare a dire le bugie: a otto anni non avevo mai sentito dire una bugia da lui. Sua mamma mi ha detto che ora ha imparato a dirle qualcuna anche lui, ma ha uno stile tutto suo. Ovviamente la mamma si accorge quando le dicono, sia l’uno che l’altro.

Complessivamente sono molto più svegli e bravi di noi, e non poteva che essere così. Fortunatamente. Mi auguro che oltre che le utilissime cose che impareranno alle elementari,  rimanga anche un ricordo fantastico di quel periodo come è rimasto a me.

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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