La Revue du Vin de France, n.659: La classificazione “minata” di Saint Emilion8 min read

 Classement di Saint-Emilion secondo la RVF, crus del Beaujolais, il meglio del vino  “en numérique”, degustazione Saint-Chinian : sono questi i titoli più in evidenza nella copertina di questo fascicolo.

Saint-Émilion

La degustazione della RVF è stata svolta parallelamente a quelle ufficiali del Comitato preposto per il nuovo classement del 2022, che,  secondo il regolamento, segue di dieci anni il contestatissimo precedente. Per brevità ometterò di premettere la parola Château al nome di ciascun Domaine. Come è già noto, dopo l’uscita volontaria dal classement di Cheval Blanc e Ausone, a cui ha fatto poi seguito Angélus, il solo Château ammesso, per la prima volta, alla sezione A dei Premiers Grands Crus Classés, per affiancarsi all’unico sopravvissuto, Pavie, è stato lo Château Figeac, da tempo in attesa di questo riconoscimento.

Se i Premiers Grands Crus classés A sono ora soltanto due, il numero complessivo dei Premiers Grands crus, che comprende anche quelli della classe B, sono 14 (erano 18). E’ invece aumentato il numero dei semplici Grand Crus classés: 71 , contro i 64 di dieci anni fa.

Ma veniamo al classement della RVF. Quello informale  che risulta dalla degustazione,  prevede sette Premiers Grands crus classés, includendo anche quelli che si sono autoesclusi (Cheval Blanc e Angélus) , ad eccezione di Ausone, in quanto i suoi vini non sono stati assaggiati (a parte quello dell’annata 2010). Quanto a quelli della sezione B, sono 20, portando il  numero dei Premiers Grands Crus classés al doppio di quello del classement ufficiale . Vediamo i primissimi: naturalmente Cheval Blanc (95.75/100 la valutazione media riportata) e Pavie (95.25/100), a cui si aggiungono, oltre a Figeac (96.87/100), Fourtet (97.12/100, Top score), Beauséjour Duffau-Lagarrosse (96.31/100), Bélair Monange  (96/100) e Canon (95.75/100) .

“Retrocesso” invece, dalla RVF,  Angélus (93.68/100), che torna a far parte del gruppo B nel quale si trovava prima del 2012. Quali sono le sottozone  di Saint-Emilion più favorite? Indubbiamente quello del Plateau storico e la Côte del Sud-Ovest, che comprende ben quattro Château dell’élite (Fourtet, Beauséjour Duffau-Lagarrosse, Belair Monange e Canon), senza contare quello che forse è il più prestigioso di tutti, Ausone, escluso , come si è detto, perché non presente all’assaggio.

Chateau Cheval Blanc

I calcari ad asterie del plateau e le argille  della Côte fanno evidentemente la differenza, distinguendo nettamente i cru di questa zona da quelli delle altre. Gli altri due A sono nel plateau argillo-silicoso occidentale, l’altro grande terroir storico, dove sono appunto Cheval Blanc e Figeac. Un terroir di rilevo è anche quello della Côte nord , che bordeggia il plateau calcareo storico, degradando verso i limiti dell’appellation, con suoli più argilloso-sabbiosi, che diventano poi sabbiosi: qui sono tre Château ritenuti dalla RVF (ma non dal comitato ufficiale) meritevoli del rango di Premier Grand Cru classé, sia pure nella sezione B: Soutard , Fonroque, e un sorprendente Guadet, per la sua eccezionale precisione minerale. Sono meno interessanti la Côte Ovest, i cui suoli, fortemente sabbiosi,  danno un tocco di soavità ai crus che vi sono compresi, e la Valle della Dordogna, la meno qualitativa dell’appellation.  Appare invece elevato il potenziale del cosiddetto Grande Est, dove è anche Valandraud, col suo terroir fortemente vallonato: le parcelle migliori assomigliano a quelle del plateau calcareo storico.

Beaujolais.

Questa è l’ultima del ciclo di  degustazioni  dedicate ai crus del Beaujolais. Dopo Moulin-à-vent e Fleurie (n. 655) e Brouilly, Côte-de-Brouilly, Regnié, Chénas e Chiroubles (n. 657), tocca all’altra regina della regione (Morgon), Saint-Amour e Juliénas. Anche in questo caso la RVF rivisita la storica classificazione di Budker del 1874 proponendo un suo aggiornamento.

Partiamo da Morgon, il cru più importante del Beaujolais insieme con il Moulin-à-vent. E’ tra i crus del Beaujolais che si sono maggiormente impegnati nella valorizzazione dei loro migliori lieux-dits , puntualmente dichiarati insieme al nome dell’appellation. Non vi sono dubbi che l’élite di questo terroir sia concentrata nella cosiddetta Côte du Py, e nella sua propaggine più orientale, Javernières:  classificato in première classe da Budker, lo è ancora oggi per la RVF. In entrambi questi lieux-dits la star è il Domaine Louis-Claude Desvignes, con 96/100  per il suo Côte du Py 2019, e addirittura 99/100 (per la cuvée Les Impénitents 2019) e 97/100 per i suoi Javernières.  Nella Côte du Py si confermano ad altissimi livelli  il Domaine Mee Godard (95/100 il suo Côte du Py e 96/100 la sua cuvée Passerelle, entrambi del 2019), lo Château des Jacques 2017 (95/100) e Jean-Marc Burgaud (94/100 il 2019). A Javernières raggiunge 96/100 anche Jean-Paul Brun col suo 2018. Tra gli altri lieux-dits storici di Morgon, spicca Les Grands Cras (première classe nel 1874 , confermata dalla RVF) con i Domaines Mee Godard e Jean-Marc Burgaud come star (rispettivamente 94 e 93/100 i loro vini del 2019),  il lieu-dit Château Gaillard  conferma la sua seconda classe (92/100 il Clos de Mez 2017), mentre migliorano il loro rango Corcelette (già terza classe, seconda per la RVF), ancora con i Domaines Desvignes e Mee Godard in cima al gruppo dei migliori, e Les Charmes, non classificato nel 1874 e “promosso” in seconda classe dalla RVF  (93/100 la cuvée del 2018 di Dominique Piron).

Beaujolais panorama

Infine conferma per la RVF il suo classement in terza classe Les Versauds (91/100 quello del Domaine des Montillets 2017) , mentre viene proposto il declassamento dalla seconda alla terza classe  di Douby (nessun vino oltre i 90/100). Passiamo ora  agli altri due crus. A Saint-Amour (grande eterogeneità di suoli:  graniti, scisti, éboulis e alluvionali), il solo lieu-dit classificato, les Capitans (seconda classe nel 1874) vede confermato il suo rango dalla degustazione della RVF (93/100 il Le Clos 2017 del Domaine du Granit Doré), mentre altri sei lieux-dits precedentemente assenti nella classificazione di Budker, sono ora aggiunti dalla RVF all’elenco dei classés: in seconda classe Le Chatelet (93/100 lo Château de Lavernette 2018), in terza Les Champs Grillés e Le Carjot, in quinta A’ la Folie e Côte de Besset. Infine Juliénas , dal profilo generalmente più corpulento  (scisti e pietre blu di origine vulcanica), con vini talvolta più rotondi ed equilibrati, talaltra potenti ed estremi. Eccellenti i vini del 2018 , meno brillanti e  omogenei quelli del 2019. Dei dieci lieux-dits considerati dalla RVF, quello trainante è Les Chers, ricco di pietre blu profonde, l’unico première classe nel 1874. I suoi vini hanno maggiore lunghezza e rotondità. Il campione è Le Secret de mon Père 2019 del Domaine des Chers (92/100). Si confermano di alto  rango  Les Capitans, prima classe nel 1874 (91/100 il Trenel 2017), e, in seconda classe, Les Fouillouses (con la gemma del 2018 del Domaine Matray et Filles, 93/100), Beauvernay (92/100 il 2018 della Cave de Chaintré) e En Bessay.  La RVF conferma la terza classe per Les Berthets, mentre “promuove” Clos des Poulettes e La Bottière, entrambi non classé nel 1874, in seconda classe (92/100 il La Bottière Vieiles Vignes 2018 del Domaine du Granit Doré). Peggiorano infine il loro rango il lieu-dit Vayolette (dalla seconda alla terza classe) e soprattutto Les Mouilles, che, per la RVF arretra dalla prima addirittura alla quarta classe: vini diluiti, di gran lunga inferiori alle attese.

Non mi tratterrò sulla degustazione dei vini di Saint-Chinian, che oggi si avvantaggia nettamente della più approfondita conoscenza della sua geologia, che ha consentito ai vignerons di sviluppare delle cuvées profilate sui loro terroirs. E di fatti la degustazione si articola in base alle diverse tipologie di suoli. Spiccano il Domaine Canet Valette , interprete impeccabile dei terroirs più calcarei e  il Domaine La Bosque , con le sue superbe cuvées da terreni scisto-cistosi, un piccolo paradiso per grenache e syrah. Top score i 94/100 de Les Vieilles Canailles 2019 del Domaine Les Eminades, polposo e di grande finezza, con un aroma di limone candito e fiori.

Chiudono il numero la “Bouteille Mythique” del mese, che quest’anno è il Monfortino (chissà perché è stato scelto il millesimo 2002), e il consueto “débat” intorno a una bottiglia (Muscadet Granite 2019 del Domaine Bellevue).

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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