la prima vendemmia a Favignana3 min read

A parte qualche ceppo che ha resistito negli orti familiari dei favignanesi, l’uva era pressoché scomparsa dall’isola. Si deve a Vinzia Novara e Salvatore Di Gaetano, anime di Firriato, il ritorno della vite a Favignana dopo un secolo di assenza.

La coppia infatti teorizza la programmazione aziendale basandosi “sullo sviluppo dei territori di frontiera ( Favignana ed Etna) per produzioni d’alta gamma e allo stesso tempo ad alto contenuto di comunicazione e immagine”. E così dopo tre anni dall’impianto, il primo raccolto è avvenuto nei primi giorni del mese, in anticipo rispetto alla vendemmia “pubblica”, fissata per motivi comunicazionali e logistici, il 17 settembre scorso. Per l’occasione le uve zibibbo rimaste sulle piante sono state caricate su un gozzo e trasportate al porto di Trapani. Altrimenti le uve, sempre in cassette sistemate su un camion refrigerato, vengono imbarcate sul traghetto e dopo un’ora di traversata, vinificate nel centro aziendale di Paceco con la supervisione enologica di Stefano Chioccioli.

Il “Progetto Insulae” è iniziato nel 2007.  Poi dopo un laborioso lavoro di bonifica del terreno, sono stati impiantati circa 5 ettari di vigneto ad alberello,  con una densità di 5.000  ceppi e un sesto di impianto di 190 x 100 cm, proprio a pochi metri dalla scogliera di Calamoni da cui l’azienda prende il nome, sul versante centro-sud dell’isola.

Si tratta di due appezzamenti contigui – sullo sfondo di una grande costruzione che svolgerà funzioni di abitazione, foresteria, ecc- – caratterizzati da terreni arenari, con rocce affioranti di tufo e sabbia rossa, dove le condizioni pedoclimatiche sono caratterizzate dalla scarsa piovosità e dalla ventosità. Il clima alle Egadi di cui Favignana fa parte, è di tipo mediterraneo, caldo ed afoso in estate e mite in inverno. Le temperature possono arrivare a superare i 40° nei mesi centrali dell’estate, mentre in inverno rimangono comunque sopra lo zero. La vegetazione, a causa della scarsità di precipitazioni, è a macchia fitta ma bassa.

I vitigni presenti sono Perricone e Nero d’Avola tra i rossi e Grillo, Catarratto e Zibibbo tra i bianchi. I vigneti allevati ad alberello ed esposti a sud, sono attrezzati per l’irrigazione di soccorso grazie alla presenza di un pozzo d’acqua dolce. I suoli sono molto poveri e le piante sono sottoposte all’effetto aerosol marino: il vento polverizza la cresta delle onde e l’acqua salata si distribuisce in mille piccolissime gocce sulle foglie della vite. Non a caso, nonostante i muretti di protezione e la prossima a sistemazione di incannucciate a mo’ di protezione, seppur parziale, i ceppi più vicini alla scogliera presentano evidenti bruciature dovute al sale. La conferma che il mare ha un ruolo fondamentale nel forgiare sia le proprietà organolettiche delle uve che del vino è stato possibile verificarlo degustando un blend di nero d’Avola e perricone, appena svinato.

A parte la freschezza dei profumi e una piacevole acidità, le componenti saline e minerali sono facilmente avvertibili. Insomma promette bene.  “ Da Favignana – ci ha dichiarato Salvatore Di Gaetano  – ci aspettiamo vini di grande qualità e personalità. Siamo sicuri di ottenere prodotti autentici fortemente legati al territorio, con sentori fruttati, freschi, sapidi, con quest’ultima caratteristica, che sarà più’ esaltata dando ai vini una unicità irripetibile”. La vitivinicoltura delle isole minori, grazie all’impianto di Favignana, si è ulteriormente arricchito.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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